Si spostano dalla montagna alla campagna fino al centro città.
I cinghiali sono un reale problema poiché non si fermano più davanti a nulla, abbattendo recinzioni, guadando fiumi e attraversando strade e autostrade mettendo a rischio la vita e la sicurezza delle persone.
Colpa anche della siccità che assedia le campagne veronesi, i cinghiali si avvicinano sempre più spesso verso la città a caccia di cibo, aggravandone i problemi di gestione, dopo aver fatto piazza pulita di quel che rimane delle coltivazioni e messo in allarme gli allevatori di maiali per il rischio della peste suina.
La mancanza di pioggia, con precipitazioni dimezzate nel 2022, e il caldo record hanno fatto seccare i raccolti e reso asciutti i torrenti portando i branchi sempre più verso i centri urbani a caccia di cibo e di acqua.
Peraltro, i bassi livelli dei fiumi permettono agli animali di attraversarli con più facilità aumentandone le possibilità di spostarsi da un territorio all’altro, tanto che i cinghiali sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri alla volta.
Nella provincia veronese, nei territori del Monte Baldo e della Lessinia, i cinghiali sono circa 10.000 e i capi abbattuti nella stagione venatoria 2021-2022 sono 2600.
A lanciare l’allarme è Coldiretti Verona in occasione della prima alleanza tra il mondo agricolo e il mondo venatorio e della gestione faunistica siglata a Roma, con la nascita dell’Associazione Agrivenatoria Biodiversitalia firmata a Palazzo Rospigliosi dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dal presidente del Comitato Nazionale Caccia e Natura (CNCN) Maurizio Zipponi.
Si tratta di una grande rete di migliaia di aziende per il monitoraggio e la gestione del territorio nazionale con l’obiettivo di rappresentare un argine alla proliferazione indiscriminata di fauna selvatica che mette a rischio la vita dei cittadini sulle strade e le produzioni agroalimentari Made in Italy, a partire dai suoi settori di punta, ma anche di tutelare l’ambiente, attraverso una presenza capillare in grado di prevenire gli incendi e i pericoli legati al dissesto idrogeologico e combattere il cambiamento climatico valorizzando il ruolo dei boschi di catturare Co2.
“La situazione – precisa il presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini – è diventata insostenibile nelle campagne con danni economici molto elevati alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale. Con la mancanza di pioggia che ha ridotto anche del 30% i raccolti nei campi, i branchi dei cinghiali si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con evidenti rischi per la salute”.
“E’ pertanto positiva la nuova associazione costituita con l’obiettivo di sostenere un’idea di campagna attrezzata, in grado di offrire servizi alle persone, attraverso la gestione dei beni comuni”, aggiunge Vantini.
Coldiretti Verona ha attivato al proprio interno un ufficio Fauna selvatica, il cui responsabile è l’esperto Massimo Sauro, che si occupa di tenere i rapporti con gli enti preposti alla gestione della fauna selvatica e con le associazioni venatorie e ambientaliste, di intervenire dando supporto ai soci in caso di predazioni, di svolgere attività di monitoraggio, aggiornamento, formazione e informazione.
L’invasione dei cinghiali viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
Oltre che sul controllo degli animali selvatici, l’alleanza tra Coldiretti e Comitato Nazionale Caccia e Natura ha importanti effetti anche dal punto di vista economico per il comparto turistico e agroalimentare.
Si va dalla possibilità di garantire in futuro nei piccoli borghi anche del Veneto la presenza di corner per la commercializzazione dei prodotti agricoli locali alla costituzione di una vera e propria filiera certificata consenta lo sviluppo di una filiera della carne di selvaggina l00% italiana, tracciata e certificata colmando così un vuoto.
Nonostante il numero dei selvatici sia letteralmente esploso, la carne di cinghiale e dei suoi prodotti trasformati consumata nei ristoranti in Italia arriva per il 90% dall’estero.