A qualche giorno dal comunicato che ha svelato la volontà degli USA ad uscire dall’UNESCO a partire da gennaio 2018, arriva la risposta del Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Istruzione, la Scienza e la Cultura, Irina Bokova.
La Bokova ha fatto sapere tramite i canali ufficiali di essere profondamente delusa per tale decisione definendola una perdita per la famiglia delle Nazioni Unite e per il multilateralismo. Delusione ancora più cocente perché inaspettata “nonostante la mancata erogazione di fondi da parte degli USA dal 2011, la partnership non è mai stata così intensa come in questo ultimo periodo” – precisa il Direttore Generale.
Dal 2011, infatti, gli USA avevano annullato il loro contributo al bilancio dell’Agenzia in segno di protesta per la decisione di concedere l’accesso alla Palestina.
“Insieme, abbiamo lavorato per proteggere il patrimonio culturale condiviso dell’umanità di fronte agli attacchi terroristici e per prevenire l’estremismo violento attraverso l’educazione e l’alfabetizzazione mediatica” conclude Irina Bukova
Questa situazione rischia di innescare un meccanismo a catena. Il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu sembra stia valutando l’opzione di intraprendere la medesima strada già percorsa dagli USA.
Il tesoriere della Federazione Italiana Centri e Club Unesco e Presidente del Club per l’Unesco di Verona, Antonio Morabito ha dato la sua opinione sulla vicenda: “Quando la politica esce dagli ambienti parlamentari di propria competenza e si inserisce nelle dinamiche delle organizzazioni che si occupano di cultura e alfabetizzazione rischia di fare danni. Dal 2011 Unesco ha deciso di riconoscere l’ingresso al popolo palestinese solo dopo svariati dibattiti e votazioni proprio perché ha voluto elevarsi dagli attriti che esistono tra Palestina e Israele”.
Alessandro Consolati, altro componente di spicco del club veronese, conclude mettendo l’accento sulle dichiarazioni rilasciate da Audrey Azoulay, successore di Irina Bukova, in merito alla necessità di costruire congiuntamente un progetto che possa far riconoscere tutti gli Stati membri. “L’Unesco ha più che mai bisogno di un progetto nel quale tutti gli Stati membri possano riconoscersi, che ripristini la fiducia e superi le divisioni politiche mettendosi al solo servizio delle missioni essenziali”.