PARADOSSI
“Lascia inorriditi il programma di /conversazioni con finalità educative e di sensibilizzazione volte a far riflettere i cittadini sulla delicatezza dei doveri etici di un amministratore pubblico”/. Tutto ciò nelle scuole della Regione, tra i nostri ragazzi.
A ben poco potrà servire, questa volta, un poderoso colpo di cancellino; la giustizia, nel proseguimento del suo percorso, ha deciso di scomodare il grembiulìno dell’innocenza (o, meglio, degli innocenti) per raccontare un capitolo davvero inedito e incredibile.
Proseguendo nella narrazione dei fatti, che – ricordiamo – si sono arrampicati fin sulla cima dell’ultimo grado di giudizio presente nel nostro ordinamento nazionale: “Il simbolo della corruzione a Verona, denunciato nel 2013 pubblicamente da Verona Pulita, a cui l’ex sindaco ha sempre dichiarato amicizia, oggi sarebbe chiamato dal Tribunale a dare l’esempio nelle scuole.
Nessuno è così ingenuo da credere a un vero ed effettivo pentimento del soggetto: la concreta possibilità di ritornare in carcere a scontare la pena residua prevale evidentemente su ogni altra apparente sensibilità”.
La nota, a firma Gianmarco Padovani – capogruppo consiliare di Verona Pulita a Palazzo Barbieri, riporta il caso oggetto di queste ultime ore che, letto in una “prospettiva storica“, dovrebbe quantomeno suscitare un prodotto di riflessione collettivo.
“Tutti dovrebbero chiedersi che esempio possa dare un signore che per anni ha sempre negato di aver intascato tangenti salvo invece ammetterlo, pochi mesi fa, dopo la sentenza di condanna definitiva della Cassazione quando la prospettiva di ritornare in carcere si é fatta concreta.
Noi – termina Padovani – riteniamo che sia altamente più educativo che lo Stato dimostri nei fatti che chi sbaglia paga e che quindi il signor Giacino sconti l’intera sua pena.
Le Istituzioni veronesi e venete, il Provveditorato agli Studi, i dirigenti scolastici si oppongano a tale progetto“.