CGIL, Focus sui salari e sui profitti della metalmeccanica veronese

 
 

Il 25 ottobre 2024 si è tenuta presso il Teatro Sociale di Villa Bartolomea l’Assemblea generale della Fiom Cgil di Verona che è stata aperta dal referente per il Basso veronese della Fiom provinciale Paolo Olivati che ha introdotto e moderato la giornata di lavori e da Luca Pradella che ha portato, in veste di consigliere, i saluti di tutta l’amministrazione comunale.

Giacomo Segantini, presidente dell’Anpi Legnago e Basso Veronese, è intervenuto subito dopo per ricordare l’importante collaborazione fra Fiom e Anpi nel territorio e nelle aziende, sancita anche da un patto d’intesa nazionale e regionale sottoscritto nel 2022 finalizzato a promuovere la conoscenza e la difesa della Costituzione italiana, riaffermare il valore della Resistenza partigiana e il ripudio incondizionato di tutte le guerre e di ogni forma di fascismo e discriminazione, vecchia e nuova, nonché a riaffermare il ruolo dello Stato sociale come fondamento della vita democratica. E in continuità con quanto detto è stata data la possibilità di iscriversi all’Anpi durante tutta la giornata grazie alla disponibilità dei volontari presenti.

I lavori sono iniziati con la relazione introduttiva di Martino Braccioforte, Segretario Generale Fiom Cgil Verona, che ha parlato della situazione economico sindacale nazionale e provinciale, soprattutto in relazione allo stato della trattativa relativa al CCNL metalmeccanico Federmeccanica/Assistal e alla presentazione del CCNL relativo a Unionmeccanica/Confapi.

Dopo il segretario generale è stato il momento dei due interventi seminariali della giornata relativi al salario. Il primo a prendere la parola è stato il prof. Andrea Caracausi, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità e Professore Ordinario di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Padovacon la sua breve lectio magistralis dal titolo “Il giusto salario: una breve storia”. Il concetto di “salario giusto” ha radici profonde che hanno attraversato otto secoli di storia e hanno interessato pensatori come Tommaso d’Aquino nel Duecento, giuristi come Lanfranco Zacchia nel Seicento, la dottrina sociale della Chiesa nell’Ottocento e i padri costituenti che hanno inserito l’articolo 36 nella nostra Costituzione a metà del Novecento (art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.) fino ad arrivare alla teorizzazione di un salario minimo legale come praticato oggi in molti Paesi europei. Il prof. Caracausi, nel suo intervento, ha trattato le principali riflessioni storiche sull’idea di salario giusto, esplorando questioni come la natura del salario, se possa essere considerato una merce o un prezzo, e le caratteristiche del rapporto salariale (tempi, modalità di remunerazione). Nelle conclusioni il professore ha poi sottolineato l’importanza di contestualizzare storicamente il concetto di salario giusto, tenendo presente che non siamo davanti a una storia in crescita lineare, ma ad una progressione fatta di numerosi momenti di evoluzione, ma anche di indietreggiamento o modifica di percezioni e valutazioni, in cui il concetto di salario è stato discusso, affrontato e contrattato in maniera differente a seconda del contesto storico in cui ci si trova. La conoscenza del passato, in sintesi, deve servire non solo per insegnare qualcosa o per dare delle risposte immediate, quanto per imparare a guardare il mondo cercando di affrontare i problemi che attanagliano le donne e gli uomini che popolano il mercato del lavoro all’interno dei rapporti di forza che inevitabilmente si vengono a creare a seconda delle condizioni sociali ed economiche contingenti. 

A seguire Matteo Gaddi del Centro Studi FIOM ha presentato i risultati della ricerca sullo stato dei “Salari e profitti nella metalmeccanica veronese” in cui sono stati messi in evidenza alcuni aspetti specifici delle realtà metalmeccaniche venete e veronesi: le imprese metalmeccaniche venete nel 2023 hanno realizzato 3,831 miliardi di euro di utili netti nel 2023, si tratta di un risultato enorme, che segna una crescita di quasi l’80% rispetto al 2019 (anno pre-Covid); anche le imprese metalmeccaniche veronesi sono andate molto bene dal punto di vista dei profitti: nel 2023 hanno registrato quasi 607 milioni di utili netti.

Al contrario i salari hanno visto una crescita molto più moderata: a livello regionale i costi del personale sono aumentati complessivamente del 20% circa, mentre a Verona di meno del 18%.

Il Valore Aggiunto prodotto, grazie al lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori veneti e veronesi è stato così sempre più assorbito dai profitti, piuttosto che dai salari che, invece, non sono cresciuti.   

Qualche esempio di imprese con utili record:

·   Piva Group: 18.171.000 euro, con Ebitda sulle vendite pari al 19,64%;

·     Aermec: 23.764.000 euro, con Ebitda sulle vendite quasi all’11%;

·       Pedrollo: 38.347.000, con Ebitda sulle vendite pari a 30,1%

·       Franke: 27.776.000, con Ebitda sulle vendite pari a 7,13%

“Abbiamo analizzato i bilanci delle imprese metalmeccaniche che hanno sede legale a Verona e in Veneto per capire se l’andamento dei salari e dei profitti era analogo al campione che abbiamo analizzato a livello nazionale e possiamo dire che anche nel caso di Verona abbiamo registrato negli ultimi quattro anni una crescita impressionante dei profitti delle aziende e, al contrario, una crescita molto più modesta dei salari. Nel 2023 le imprese metalmeccaniche di Verona, hanno realizzato oltre 600 milioni di utile netto con una crescita rispetto al 2019 di oltre il 77%, mentre invece i salari sono cresciuti solamente del 17%. Questo ovviamente si è riflesso in una distribuzione del Valore Aggiunto creato molto più favorevole verso i profitti che non nei salari perché mentre nella parte di valore aggiunto che è andato ai profitti è cresciuta dell’8%, quella che è andata ai salari si è ridotta di 8%. In sintesi, ben il 70% del nuovo Valore Aggiunto creato tra il 2019 e il 2023 è stato assorbito tutto dai profitti. Quindi, i profitti realizzati dalle imprese Veronesi sono molto significativi e dimostrano, insieme alle altre analisi fatte a livello sia regionale che nazionale, che i margini per degli incrementi salariali, come quelli che sono stati chiesti di 280 euro nel nuovo contratto nazionale, sono ampiamente assorbibili dai bilanci delle imprese metalmeccaniche.” ha concluso Matteo Gaddi a fine della presentazione della sua ricerca.

Dopo una breve pausa la giornata di lavori è continuata fino al pomeriggio inoltrato con gli interventi delle delegate e dei delegati Fiom delle aziende della provincia che hanno portato davanti all’assise le situazioni contingenti delle loro realtà aziendali, a partire dalla ex Riello di Minerbe, nella quale, nella mattinata di venerdì, i lavoratori e le lavoratrici hanno fatto un picchetto davanti ai cancelli per protestare contro i reiterati ritardi negli stipendi e contro i mancati versamenti nel fondo pensionistico integrativo e in quello sanitario che ormai vanno avanti da quasi un anno. Dopo il delegato della Ex Riello hanno preso la parola i delegati delle Fonderie Zanardi, della Littelfuse, della George Fischer, della Bonferraro e della Manni.

Nel pomeriggio, inoltre, sono intervenuti prima Raffaello Fasoli della segreteria della CGIL di Verona e poi il Segretario Generale della Fiom del Veneto Antonio Silvestri che, oltre a ringraziare delegati e lavoratori veronesi per la sentita partecipazione allo sciopero e alla manifestazione dello scorso venerdì riguardanti il settore dell’automotive, ha fatto una panoramica sulla situazione veneta in vista del rinnovo del CCNL e della mobilitazione nazionale legata alla legge di bilancio.

La giornata si è conclusa con un minuto di silenzio in ricordo dei due giovani lavoratori Fabio Tosi e Lorenzo Cubello che sono morti mercoledì 23 ottobre a causa dello scoppio di un compressore nella fabbrica della Toyota a Bologna e il ferimento di altri 11 lavoratori, di cui uno ancora grave ricoverato all’ospedale Maggiore di Bologna.

“Oggi è stata un’importante giornata di formazione e di approfondimento per tutto il gruppo dirigente della Fiom di Verona su questioni di fondamentale importanza come il giusto salario, l’andamento dei profitti delle aziende e la mancata redistribuzione della ricchezza prodotta dai lavoratori e dalle lavoratrici metalmeccaniche in Italia e nel veronese. Siamo partiti da una relazione di carattere storico economico e siamo arrivati alle sfide che nell’immediato futuro dovremmo affrontare per recuperare il potere d’acquisto sia con la contrattazione nazionale e il rinnovo dei nuovi CCNL sia perseguendo la contrattazione aziendale di secondo livello nelle singole realtà metalmeccaniche del nostro territorio. Inoltre, come metalmeccanici e metalmeccaniche saremo in prima fila per difendere i diritti dei cittadini e delle cittadine di fronte ad una manovra finanziaria iniqua e, a nostro avviso, assolutamente impresentabile. Ci aspettano mesi di lotta e impegno, ma sappiamo di essere dalla parte giusta della Storia e continueremo a lottare perché tutti e tutte possano avere una vita dignitosa e un lavoro sicuro e correttamente retribuito.” Ha dichiarato il segretario generale della Fiom veronese Martino Braccioforte al termine dell’assemblea.