Si è tenuta nei giorni scorsi a Verona la conferenza pubblica sul tema “Russia Ucraina – le cause di un conflitto”, promossa dall’Associazione Veneto Russia, associazione Russkijdom Verona, Ufficio di Rappresentanza Repubblica Popolare di Donetsk a Verona e dal Comitato Veneto Indipendente, conferenza finalizzata a dare un quadro informativo il più veritiero possibile sulle cause del conflitto in corso nel Donbass e in Ucraina e a confutare la valanga di informazioni faziose e false dei media mainstream occidentali e italiani in particolare, che vogliono additare nella Federazione Russa e nel suo Presidente Putin gli unici responsabile del conflitto.
Sono intervenuti: l’onorevole Vito Comencini, membro della Commissione Esteri della Camera dei Deputati; in videoconferenza dal Donbass il deputato della DUMA della Federazione Russa, Vitaly Milonov; Luciano Lago direttore di Controinformazione; Mauro Murgia Ambasciatore in Italia della Repubblica dell’Ossezia del Sud; Eliseo Bertolasi responsabile del Centro di Rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk a Verona e Palmarino Zoccatelli Presidente dell’Associazione Veneto Russia nonché Presidente del Comitato Veneto Indipendente.
L’onorevole Vito Comencini, rientrato da poco dalla Russia, ha voluto sottolineare come questo intervento militare in Ucraina, abbia rappresentato per la Federazione Russa l’estrema ratio, dopo oltre 8 anni di tentativi di trovare una soluzione diplomatica al conflitto nel Donbass, per porre fine alle continue sofferenze inferte a quella popolazione (colpevole solo di essere di etnia russofona) dai continui bombardamenti da parte dei battaglioni neonazisti ucraini, diventati di fatto il braccio armato dei nazionalisti insediatisi nel governo di Kiev dopo il colpo di stato di piazza Maidan del 2014, con l’appoggio esplicito degli USA e della NATO, il cui obiettivo era l’insediamento di basi militari americane e NATO in Ucraina.
Ha ricordato inoltre che l’operazione militare è scattata dopo che la Russia aveva ripetutamente richiesto alla NATO e agli USA un accordo formale vincolante sulla propria sicurezza strategica, che comprendesse tra le altre cose, la rinuncia dell’Ucraina ad entrare nella NATO e la rinuncia ad installare basi militari con armi nucleari nei territori confinanti con la Federazione Russa, richieste più che legittime e ragionevoli, alle quali però non è stata data alcuna risposta positiva.
Infine ha evidenziato come quello in atto sia anche uno scontro di civiltà tra i valori in cui la nuova Russia post sovietica si riconosce, i millenari valori tradizionali cristiani e gli anti-valori portati avanti invece dagli USA di Biden e dalla maggior parte dei governanti europei ormai totalmente scristianizzati.
Il deputato della DUMA Vitaly Milonov, in collegamento dai territori liberati del Donbass, ha invece denunciato i doppi standard dei media occidentali, che tacciono sistematicamente i bombardamenti effettuati sugli insediamenti civili delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, da parte dell’esercito ucraino, o che addirittura ne attribuiscono la responsabilità ai russi, come nel caso vergognoso del giornale ‘La Stampa’ di Torino, del 16 marzo che ha attribuito la strage nel centro di Donetsk causata da un missile ucraino, all’esercito russo, spacciando le immagini come si trattasse del centro di Kiev.
Una falsificazione evidente senza precedenti (ma non è stata l’unica) che ha dato la misura della faziosità dei media mainstream, servi degli USA e della NATO.
Ha inoltre detto che diversi soldati ucraini dei battaglioni AZOV e altri neonazisti, fatti prigionieri, sono stati trovati sotto l’effetto di pesanti droghe, a base di anfetamine di produzione americana.
Il direttore di Controinformazione Luciano Lago, ha invece esposto le ragioni che stanno alla base dell’intervento militare russo in Ucraina, in particolare l’aggressiva politica di espansione della NATO verso est, dal 1998 ad oggi, espansione che aveva come scopo principale quello di accerchiare sempre più la Federazione Russa, con basi militari dotate di ordigni nucleari in grado di colpire la capitale russa Mosca in pochi minuti, scenario ovviamente non accettabile dalla Federazione Russa, poi ovviamente anche la situazione delle popolazioni russofone del Donbass, da oltre 8 anni sottoposte ad ogni forma di discriminazione e violenza da parte del governo golpista ucraino, che la Russia ha sentito il dovere di difendere.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la pretesa di far entrare nella NATO anche l’Ucraina, un vasto territorio situato ancora più vicino al cuore della Russia, la sua capitale Mosca. Questa folle e arrogante pretesa degli USA e dei vertici NATO, ha costretto la Russia a difendersi con l’intervento militare.
Luciano Lago ha inoltre sottolineato come in Ucraina si stessero portando avanti anche progetti, sempre finanziati dagli USA e da altri paesi europei come la Gran Bretagna, di laboratori per lo sviluppo di diaboliche armi biologiche, da usare probabilmente proprio contro la Federazione Russa, scenario da incubo che non poteva più essere tollerato.
Il dott. Mauro Murgia, ambasciatore in Italia della Repubblica dell’Ossezia del Sud, ha evidenziato la similitudine e il parallelo tra il Donbass e l’Ossezia del Sud, che ha subìto ben due aggressioni militari (2004 e 2008) da parte dell’esercito georgiano (anch’esso sostenuto dagli USA dopo il crollo dell’Unione Sovietica) per riconquistare un territorio storicamente abitato dagli osseti, tentativo fallito grazie all’intervento militare della Russia, che ha salvato queste popolazioni da un genocidio.
Anche nel caso della Georgia c’è il tentativo da parte degli USA di farla entrare nell’orbita NATO, in funzione anti russa e anche in questo caso è evidente ci sia la ferma opposizione di Mosca.
Infine ha voluto precisare quanto sia sbagliato parlare di “resistenza” in Ucraina, volendo far passare un’idea di resistenza fatta dal popolo ucraino, cosa assolutamente non vera, in quanto l’unica resistenza è quella delle milizie nazionaliste neonaziste che si richiamano a Bandera, milizie spesso fatte da mercenari e da fanatici odiatori della Russia e dei russi, personaggi senza scrupoli che non godono di alcuna simpatia popolare, anzi, come si sta vedendo a Mariupol, dove i cittadini che riescono a fuggire vanno tutti verso i russi e raccontano dei crimini raccapriccianti commessi dai miliziani nazisti di Azov, che usavano i civili per farsi scudo.
Quindi l’intervento militare deciso da Mosca è un intervento a difesa della Federazione Russa, dei suoi cittadini e dei suoi diritti come Stato.
Il dott. Eliseo Bertolasi ha invece analizzato il preoccupante e surreale clima di russofobia creato intenzionalmente dai media mainstream e da molti governanti ed esponenti politici del nostro paese, a tutti i livelli, dopo l’intervento militare russo in Ucraina, clima di aperta discriminazione verso tutto ciò che è russo, dal mondo della cultura, universitario, dello sport, della scuola e perfino della cucina.
Ha raccontato della sua esperienza di reporter che ha seguito tutti gli eventi del 2014, da piazza Maidan fino all’insurrezione delle regioni russofone del Donbass contro il governo golpista sostenuto dagli USA e della sua convinzione che questa guerra si sarebbe potuta evitare se l’Ucraina avesse accettato di dare attuazione piena agli accordi di Minsk, cosa che purtroppo non ha fatto a causa delle pressioni degli USA, i quali avevano ben altri obiettivi che la pacificazione in Ucraina, cioè creare una frattura sempre più profonda tra Russia ed Europa, usando l’Ucraina come testa di ponte di questa strategia.
Russofobia come ideologia di una fazione radicale ucraina minoritaria, ma che purtroppo ha condizionato tutta la politica del governo Ucraino compreso quello di Zelensky, che era stato eletto con grande consenso proprio perché si era prefisso di pacificare il Donbass, cosa che purtroppo non ha avuto il coraggio e la forza di fare, sia per le pressioni USA che per l’opera dei nazionalisti, ormai entrati in tutti i gangli dell’apparato statale e dell’esercito.
Quello che sconcerta è il fatto che questo fenomeno sociale della russofobia sia stato fatto proprio anche in Italia, dai media, dal governo e dalla maggior parte dei partiti presenti in parlamento.
Ha chiuso i lavori Palmarino Zoccatelli, Presidente dell’Associazione Veneto Russia, che ha voluto evidenziare come questo fenomeno della russofobia sia un fenomeno creato artificiosamente dalle élites atlantiste che dominano l’Italia, non recepito e non condiviso dalla maggior parte del popolo italiano, che anzi continua a nutrire sentimenti di grande simpatia verso la Russia e il suo Presidente e non si riconosce assolutamente nelle scelte anti russe del proprio governo, scelte che stanno portando alla rovina il nostro bellissimo paese.
Ha voluto anche sottolineare come lo scontro in atto tra USA/NATO e Federazione Russa, sia uno scontro anche di carattere ideologico, dovuto al fatto che oggi la grande Russia, post sovietica, è l’unico paese che si sta realmente opponendo all’agenda globalista, relativista e anticristiana delle élites mondialiste, che hanno nello stato profondo democratico USA il loro vertice e nei governi dei paesi europei i loro ubbidienti tirapiedi e camerieri e che in un modo o nell’altro vogliono instaurare una diabolica dittatura mondiale sui popoli, dove ogni antivalore contronatura diventi legge e regola di vita.
La Federazione Russa, al contrario, rappresenta oggi l’unica grande speranza, per la difesa dei valori spirituali e morali tradizionali, naturali e cristiani, ai quali i popoli europei, al contrario dei loro indegni governanti, si sentono legati e aspirano a ritornare, come tra l’altro promesso dalla Madonna a Fatima nel lontano 1917, che ha indicato proprio nella Russia e nella sua conversione, le fondamenta di una nuova civiltà cristiana, in un’Europa oggi preda di un processo di autodistruzione, causato proprio dall’aver reciso le proprie radici spirituali cristiane e aver abbracciato il più esasperato relativismo morale e religioso.
La conferenza si è quindi conclusa con la recita di una preghiera per tutti i caduti del conflitto in corso in Ucraina.