“L’inerzia di Save fa a pugni con le necessità del territorio e chi difende questa gestione non fa il bene di Verona”.
Paolo Borchia, eurodeputato della Lega e membro della commissione trasporti a Bruxelles, è lapidario.
“Le compagnie principali non stanno volando dal Catullo, cosa sta facendo il presidente di Save, Marchi, per rendere il nostro aeroporto appetibile e attrattivo?“, chiede Borchia. “Il lago di Garda è una meta molto più ricercata dai turisti tedeschi rispetto a Venezia; ma Air Dolomiti, prima che dal Catullo, riprenderà ad operare su Monaco dal Marco Polo, da Bologna e da Firenze; assurdo, se pensiamo che la compagnia ha sede a poche centinaia di metri dallo scalo. S7, vettore da 150.000 passeggeri capace di raggiungere ben 5 voli giornalieri con la Russia nel 2019, ha cancellato il collegamento da San Pietroburgo, mentre Cyprus non opererà il volo per Larnaca previsto per l’estate. E da parte di Save? Solo silenzio ed evidente disinteresse per la ripresa dei collegamenti“.
Prosegue Borchia: “Il territorio veronese, dal punto di vista economico, ha un bacino più attrattivo di quello veneziano e la scarsa offerta di voli vanifica tale dinamismo. Lo sviluppo del nostro aeroporto rimane solo nei comunicati stampa di Save: ridicolo continuare a parlare del progetto Romeo se non si è attrattivi verso i principali vettori. Il processo di ripresa del settore aereo da questa crisi durerà almeno due anni e, con questi volumi di traffico, sarà veramente difficile trovare compagnie che prendano in considerazione il nostro scalo”.
“Marchi – conclude Borchia – celebra in pompa magna il fatto che il Catullo abbia registrato nel 2019 centomila passeggeri in più rispetto al 2007; ma, nello stesso periodo, Bergamo cresceva di oltre 8 milioni, Venezia di 4,5 e Treviso di 1,7. Save non è credibile: Verona ha bisogno di un aeroporto vero, non di venditori di fumo. Prima si fanno da parte, meglio è“.