Castel d’Azzano e Povegliano, Gli studenti ripensano edifici abbandonati e aree da valorizzare

 
 

Sensibilizzare gli studenti delle scuole medie verso il territorio e il riuso degli edifici abbandonati, ma anche avviare un confronto con la scuola per ragionare sul paesaggio, sulle sue fragilità, le criticità e soprattutto potenzialità dell’ambiente in cui si vive. Da qui nasce il progetto dell’Ordine degli Architetti di Verona “Il paesaggio che vorrei” – Gli architetti vanno a scuola – per promuovere e favorire un dibattito attento su architettura, territorio e città.  

Gli studenti dell’Istituto Comprensivo Cesari nei Comuni di Povegliano e Castel d’Azzano, dopo un adeguato periodo di formazione in classe con gli architetti, Alessandra Biasi, Luigi Lazzarelli, Lorella Marconi e Giorgia Strabbioli, hanno realizzato progetti di valorizzazione e riuso di alcuni edifici abbandonati presenti nel loro Comune. Si tratta di un capannone abbandonato, di un edificio fatiscente in via Bassette, della riqualificazione piazza Pertini, una parte di Villa Nogarola su espressa richiesta dello stesso Comune di Castel d’Azzano. Invece a Povegliano, i ragazzi hanno lavorato sull’area dell’ex distributore di carburante, all’ingresso nord del paese, sull’ex asilo adiacente alla sede del Comune, edificio privato appena fuori dal paese abbandonato dal 1985.

Dopo l’iniziativa realizzata nelle scuole di Soave nel 2018, l’Ordine ha attivato il progetto, per l’anno scolastico 2023 – 2024 con l’Istituto Comprensivo Cesari nelle sedi di Castel d’Azzano e Povegliano Veronese. Oggi si conclude con l’inaugurazione della mostra dei lavori dei ragazzi delle seconde medie sul tema del riuso e della valorizzazione di alcuni edifici ed aree del proprio paese. Il prossimo anno si svolgerà nelle scuole medie di Villafranca, con le quali sono stati presi accordi da poco.

“Dagli elaborati dei ragazzi – commenta il Alessandra Biasi dell’Ordine degli Architetti di Verona – emerge tutta la fragilità sociale tipica della contemporaneità: la necessità di punti di aggregazione per i giovani, l’esigenza di strutture sociosanitarie sul proprio territorio, l’attenzione per l’ambiente, il bisogno di centri di ascolto, di luoghi dove praticare lo sport o di attività commerciali sempre più specializzate e attente ai fabbisogni delle persone”.

Tutto questo i ragazzi lo hanno messo in luce grazie alla loro inventiva ed intraprendenza, facendo semplici interviste, in primis ai loro genitori e parenti per poi allargare la ricerca ai loro compaesani attraverso una petizione sui social. I progetti così scaturiti, seppur semplici nella loro rappresentazione, sono il segno tangibile di come sia possibile favorire un dibattito su architettura, territorio e città, in cui i giovani sono il motore trainante per una nuova cultura del paesaggio. Sarà compito ora delle Amministrazioni dei due paesi, intervenute all’apertura della mostra, ascoltare la voce dei ragazzi, confrontarsi con loro e con le loro esigenze per cercare di valorizzare e mettere a frutto quanto emerso dai loro lavori, per il bene dei paesi che amministrano.

Alla cerimonia hanno partecipato il presidente della Proloco di Povegliano, Roberto Cordioli, entrambe le amministrazioni di Povegliano e Castel d’Azzano. Erano presenti anche la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Cesari ed i professori che hanno seguito i ragazzi durante il progetto.

I giovani di Fucina1970, un laboratorio di idee, di appassionati d’arte e design che producono pezzi unici con materiali di scarto riadattati, hanno costruito gli espositori su cui sono stati posizionati i lavori e che rimarranno nella scuola, a Povegliano donati dalla Proloco, a Castel D’Azzano acquistati dall’istituto.

Stando ad una stima, il Veneto nel 2018 contava circa 92mila capannoni industriali tra cui quelli operativi, dismessi, abbandonati e da demolire, una situazione drammatica per uno degli scenari paesaggistici più incantevoli d’Italia. La strada che si apre su questo contesto è duplice, dalla riqualificazione alla decisione più drastica della demolizione, attraverso un percorso di scelte che anche nel caso del riutilizzo trova grossissime difficoltà attuative.

Il progetto con la scuola si è strutturato in due fasi. Dapprima è stata presentata la figura dell’architetto, nella storia ed ora; cos’è il cantiere con relativo consumo del suolo e dei materiali; una presentazione del paese/quartiere in cui è inserita la scuola dal punto di vista storico, urbanistico e architettonico; compito con proposte di intervento/recupero/ripristino sul territorio con la presentazione di un caso dimostrativo.

Nella seconda fase i ragazzi hanno presentato i lavori da loro prodotti sugli edifici abbandonati individuati dall’Ordine degli Architetti: questo offre la possibilità di riflettere ai ragazzi dei vari gruppi senza alcuna interferenza esterna. Nella seconda parte si mostrano alcuni esempi di recupero edilizio/urbano sia nazionali che internazionali.