Il deputato Vincenzo D’Arienzo commenta così i recenti fatti che hanno visto coinvolta Serit, Azienda controllata Amia che opera nel campo dei rifiuti:
“La vicenda che coinvolge Serit è certamente la più grave dopo i fatti di tangentopoli e, se venisse confermata, le responsabilità indirette del Comune di Verona sarebbero evidenti.
Le situazioni ipotizzate dal Comune di Rivoli sono gravissime e inducono la politica ad agire con immediatezza.
C’è anche un altro aspetto in questa vicenda che va chiarito e presto: il 23 settembre scorso ho già depositato un’interrogazione parlamentare. Infatti, Serit pur essendo una società a totale partecipazione pubblica posseduta dal Comune di Verona per il doppio tramite di AGSM s.p.a. (100 per cento comune di Verona) e AMIA s.p.a. (100 per cento comune di Verona) nonché da altri comuni della provincia, non. Invece, ha affidato direttamente ad un soggetto la realizzazione di una infrastruttura relativa alla propria attività nonché l’esecuzione dei lavori di urbanizzazione dell’area interessata. La spesa si è triplicata e adesso è oggetto di attenzione giudiziaria.
Se il socio Comune di Verona fosse intervenuto all’epoca dell’acquisto, oggi non saremmo in queste condizioni.
Da tempo a palazzo Barbieri conoscevano la vicenda e mai nessuno ha agito per chiarirne i contorni. Perché questa distrazione?
Quegli amministratori sono ancora in carica nonostante tutto e il Comune di Rivoli ha dovuto affrontare da solo i fatti avvenuti. Merita un plauso per la correttezza evidenziata.
In pochi abbiamo creduto nella bontà delle segnalazioni e abbiamo agito per impedire l’isolamento del Comune rivolese.
Possibile che il Comune di Verona non si sia insospettito rispetto al prezzo triplicato in poche ore che ha costretto una sua società a pagare cifre molto più elevate?
La politica veronese e la pubblica amministrazione possono sopportare che nonostante fossero noti i fatti, nessuno ha mosso un dito? L’antipolitica nasce anche da queste cose.
Prima ancora della doverosa spiegazione che Verona attende con ansia, è bene che gli indagati si dimettano dagli incarichi. Un segnale di chiarezza e di serenità in modo da evitare che le ombre si diradino sulle modalità di gestione della cosa pubblica”.