Carnevale veronese: a sfilata archiviata, parliamone un momento. Che ne pensate? Le premesse meteo della giornata, ieri, non hanno incoraggiato, tuttavia il pomeriggio si è salvato: non è piovuto, non c’era particolarmente freddo, stato che, invece, ha caratterizzato il clima “spirituale”. Quella che era la festa qui più sentita – vuoi per la sua longevità secolare, vuoi per la spensieratezza e l’allegria che la caratterizzano – boccheggia: ieri dal pubblico è mancato l’entusiasmo, gli applausi, il coinvolgimento. E, d’altra parte, la struttura della manifestazione ha indubbiamente bisogno di una rinfrescata, di più sprint. Maschere autorevoli del Carnevale sono transitate nella quasi indifferenza, avvicinandosi alle persone e chiedendo, con una battuta, “un applauso spontaneo”, che non è arrivato nemmeno così. E la conduzione dal palco in piazza San Zeno non ha regalato quel brio necessario a “salare” il pomeriggio. Ma questo non è un pezzo per far polemica o critica, è un appello a ritrovare, da parte di tutti noi, lo stimolo per valorizzare con orgoglio una tradizione che contempla la maschera più antica d’Italia, il Papà del Gnòco, affiancato da personaggi unici come il Duca della Pignatta – di cui abbiamo raccontato pochi giorni fa l’avventurosa storia http://www.veronanews.net/la-vera-storia-del-duca-della-pignatta/ – e che riecheggia storicamente gli onori a Bacco, dio del vino, elemento peraltro immancabile sulla tavola scaligera, insieme agli gnocchi: “A San Valentin, se spilla el bon vin”. Forse, per rendersi più contemporanei, si dovrebbe tornare al passato? Si accettano suggerimenti, esortando sui versi di Barbarani:
Alto el gnoco, forte e alegro
par che el diga a tuti quanti:
Veronesi – Forsa – Avanti!
sempre alegri e mai passion.