Le aggressioni agli arbitri sono diventate una triste consuetudine. Nelle scorse settimane, Edoardo Cavalleri che arbitrava un match di Terza categoria laziale tra Corchiano vs Cellere ha riportato la frattura di un gomito aggredito da un giocatore rimediando 30 giorni di prognosi.
In conseguenza di questo, il Comitato della Figc del Lazio condannando il grave episodio ha deciso ufficialmente il rinvio di tutte le gare del Lazio di tutti i campionati dilettantistici che vanno dall’Eccellenza sino all’under 14. Ed ancora a La Spezia il 4 dicembre scorso quando il decano degli arbitri spezzini 69 anni Antonio Carmineo ricevette una testata nel corso di una partita del campionato Uisp di calcio amatoriale a cinque all’Impianto Pertini di Sesta Godano.
Oppure ritornando indietro nel tempo: iniziando dall’arbitro Bernardini che finì in coma nel 2018, dopo essere stato aggredito nel match tra la Virtus Olympia e l’Atletico Terrenova valida per il campionato di Promozione. Un anno dopo successe all’arbitro 27enne Daniele Pozzi che terminata una partita di Seconda categoria, fu inseguito fino alla propria auto e selvaggiamente pestato.
Da una recente statistica al 31 maggio di quest’anno sono stati rilevati 519 casi di violenza nei confronti di un arbitro, contro i 334 dell’anno precedente.
Afferma il Presidente dell’AIA Carlo Pacifici:”La violenza sugli arbitri è un fenomeno che deve far sentire coinvolti tutti gli attori del calcio e dello sport in generale. La violenza non è mai giustificabile e deve essere combattuta da tutti. Le condanne morali non bastano più, servono gesti forti e concreti per debellare questo indegno fenomeno sinonimo di odio e violenza. Tutti devono sentirsi coinvolti ogni volta che viene toccato un arbitro”. La violenza sugli arbitri è profonda. Crea un clima di sfiducia e paura, poco favorevole a nuove leve che vogliono iniziare la carriera di arbitro. Aumenta una cultura di intolleranza ramificata nella nostra società. I giovani e i genitori a volte ne sono ahimè interpreti. Comportamenti aggressivi rischiano di fermare il nostro calcio iniziando dai campionati giovanili, la base di tutto. I conflitti ci possono essere, ma esiste una maniera civile per redimerla. Non dimenticando due cose: che anche l’arbitro può sbagliare ma anche che senza arbitro non si gioca.