Era il 22 gennaio scorso quando un ragazzino di soli 17 anni veniva aggredito in questa centralissima via Mazzini sotto gli occhi attoniti di chi si trovava lì per fare shopping o semplicemente per godersi la bella giornata di sole.
La vittima non era sola, ma in compagnia di altri 4 amici, tutti minorenni proprio come lui e tutti “colpevoli” di aver incontrato sulla propria strada altri giovani, più grandi di loro, che quel pomeriggio avevano deciso di percorrere le vie del centro cittadino con un obiettivo ben chiaro: dare la “caccia” a chiunque sembrasse appartenere ad una “baby gang”. E’ stato questo il movente dell’aggressione, anche se la vittima ed i suoi amici non appartengono a bande giovanili; probabilmente il loro modo di vestire, i loro tratti somatici o chissà cos’altro hanno fatto sì che venissero così etichettati dal “gruppo” e quindi ritenuti meritevoli di “attenzione”.
L’aggressione trova origine nel “confronto” avviato sui social tra giovani appartenenti alla formazione di estrema destra CasaPound Italia ed un giovane verosimilmente appartenente alle sedicenti baby gang, dimorante in provincia di Milano. Agli insulti scambiati reciprocamente sui social, seguiva un appuntamento per la resa dei conti in zona Torricelle che, secondo i piani, si sarebbe dovuto svolgere proprio nel primo pomeriggio di sabato 22 gennaio. Il tutto non sfuggiva, però, alla digos scaligera che, oltre a denunciare il giovane dimorante in provincia di Milano per istigazione a delinquere, tenuto conto dei contenuti preoccupanti dei messaggi postati, monitorava costantemente le mosse dei giovani de “Il Mastino” (riconducibile a Casapound Italia) e decideva di predisporre uno specifico servizio di osservazione finalizzato proprio ad evitare che elementi delle due formazioni potessero dare seguito a quanto sino a quel momento paventato solo nel mondo virtuale.
Nonostante l’attività preventiva messa in atto, nel primo pomeriggio di sabato 22 gennaio, sopra le “Torricelle” venivano identificati dal personale digos 23 giovani, tutti vestiti di scuro, alcuni con degli ombrelli al seguito nonostante la giornata di sole, e tutti appartenenti a Casapound Italia/Blocco Studentesco. Alcuni di loro erano giunti da altre province.
La presenza di costoro non era di certo casuale: erano lì pronti ad intercettare la controparte nell’eventualità che quest’ultima avesse deciso comunque di presentarsi all’appuntamento. Dopo averli allontanati, costoro si dirigevano in centro città sempre intenzionati a cercare qualcuno da “affrontare”: infatti, giunti compatti all’altezza di Porta Leoni, iniziavano ad inveire nei confronti di un ragazzo che aveva avuto l’unica responsabilità di incrociare il loro cammino. Essendosi accorti della presenza del personale digos, decidevano di desistere. Incamminatisi in via Mazzini sempre in maniera compatta e passando in rassegna con sguardi intimidatori tutti i giovani presenti, raggiungevano piazza Bra; alcuni, come già avuto modo di riscontrare in precedenza, erano muniti di ombrelli nonostante la giornata di sole. Approfittando dell’allontanamento momentaneo della pattuglia digos per altro intervento nella medesima piazza Bra, il gruppo tornava in via Mazzini ed agganciava le giovani vittime all’altezza della fontanella presente dinanzi la farmacia “Due Campane”. Dopo avergli rivolto insulti e dopo averli minacciati, decidevano di passare alle vie di fatto: nel giro di pochi minuti uno dei cinque giovani veniva ripetutamente aggredito dal gruppo. Infatti, dopo aver ricevuto calci e pugni da parte di tre militanti di CPI, comunque spalleggiati dall’intero gruppo, il giovane veniva nuovamente afferrato all’altezza del negozio “Grand Vision”. Durante questa seconda aggressione, mentre uno dei militanti di CPI (già resosi responsabile della prima aggressione) afferrava ed immobilizzava la testa del giovane stringendola in un braccio, lo costringeva a voltare il volto verso gli altri militanti di CPI; in questo frangente, due di loro (di cui uno responsabile anche della prima aggressione), lo colpivano nuovamente con calci e pugni al volto. Gli altri amici della vittima riuscivano, invece, a scappare per le vie del centro.
Al giovane, immediatamente soccorso, veniva riscontrata una “policontusione” e “possibile infrazione ossa nasali” con prognosi gg.clin.15 s.c.
Stamane, coordinati dalla Procura scaligera e dalla Procura per i Minorenni di Venezia, e collaborati da personale della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, della digos di Trento e di Rimini, è stata data esecuzione ai decreti di perquisizione personale e locale a carico di 23 giovani appartenenti al movimento politico Casapound Italia/Blocco Studentesco ritenuti tutti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, dei reati di lesioni personale aggravate (dai futili ed abietti motivi, dall’aver agito con premeditazione ed in gruppo) e violenza privata aggravata ai sensi dell’art. 339 c.p. (violenza commessa da più persone riunite). La maggior parte noti a questo Ufficio per la loro militanza nella compagine di estrema destra, hanno un’età compresa tra i 45 ed i 17 anni (due risultano minorenni) di cui 12 con precedenti di polizia anche specifici.
All’esito delle perquisizioni, sono stati sequestrati abiti e accessori utilizzati durante l’aggressione e diversi dispositivi elettronici utili per il prosieguo delle indagini.
Il procedimento penale non risulta concluso e la colpevolezza dei soggetti dovrà essere accertata con sentenza irrevocabile.
L’aggressione va ricondotta, così come ricostruito nei fatti, all’interno della “contrapposizione” che negli ultimi tempi ha interessato giovanissimi appartenenti a sedicenti bande giovanili e militanti della formazione di estrema destra CPI: ne sono la riprova, non solo i messaggi lanciati sui social, ma anche il “regolamento di conti” sventato da questo Ufficio e la successiva discesa in città finalizzata comunque ad intercettare giovani che per il modo di atteggiarsi, vengono etichettati come appartenenti ad una baby-gang e quindi meritevoli di “attenzioni” da parte dei giovani di estrema destra. Nonostante sapessero di essere seguiti a distanza da operatori di questo, questi giovani hanno comunque deciso di portare avanti i loro intenti criminosi, prendendosela con ignari ragazzi che hanno avuto l’unica colpa di incontrare i loro sguardi. Fa riflettere anche il fatto che il tutto sia avvenuto in pieno centro cittadino, in quello che potremmo definire “il salotto veronese”, noncuranti del fatto di trovarsi ad agire alla presenza di decine e decine di persone che a quell’ora si trovavano a passeggiare in una delle vie dello shopping più frequentate il sabato pomeriggio.