A meno di due ore dall’apertura delle prenotazioni si è avuto il tutto esaurito per le tre
date previste: la straordinaria opportunità di visitare il soffitto ligneo della chiesa di San Fermo Maggiore, organizzata dalla parrocchia e in accordo con l’associazione Chiese Vive, è stata dunque prorogata anche alle tre domeniche successive, 28 gennaio, 4 e 11 febbraio, sempre dalle 14.20 alle 17, con possibilità di prenotazione a partire da
giovedì 4 gennaio.
«In questo modo – ha spiegato il parroco don Maurizio Viviani – daremo la possibilità a molte più persone di vivere questa straordinaria opportunità. Come parrocchia siamo contenti dell’enorme successo che ha avuto l’iniziativa, segno che l’arte e la bellezza riescono ancora ad affascinare. I restauri della Chiesa di San Fermo meritano di essere visti da vicino, in quanto esaltano ancora di più il fascino di una colossale e articolata copertura in legno che non ha eguali al mondo».
Per tutta la mattina il telefono di Chiese Vive ha continuato a squillare: in meno di due ore
duecentosettanta persone hanno prenotato la visita, riempiendo i posti disponibili in tutte e tre le prime date proposte. Enorme è stato il successo anche sui social, dove nella pagina facebook del Museo Diocesano, nel giro di quattro giorni, quasi novecento persone hanno dichiarato il loro interesse per l’iniziativa.
Nuove prenotazioni – Da giovedì 4 gennaio al numero di Chiese Vive: 045.592813 dalle 9 alle 13. La visita si svolgerà dalle 14.20 alle 17; si accederà al ponteggio a gruppi di dieci persone ogni venti minuti, con abbigliamento comodo e adeguato. L’accesso al complesso di San Fermo è dal chiostro, dal quale si sale nella chiesa superiore.
Il soffitto ligneo – A carena rovesciata multipla di nave, il soffitto ligneo è formato da 16 capriate di 53 metri di lunghezza, poste su un’altezza di oltre 20 metri. Il legno è larice rosso, molto resistente al tempo e all’azione degli insetti xilofagi, come le tarme; per la costruzione sono stati tagliati migliaia di alberi, giunti a Verona tramite il corso dell’Adige (uno di questi è ancora intuibile nella parte sommitale della carena, in cui è presente una cornice a torciglione della lunghezza di 12 metri).
Per realizzare il soffitto ci sono voluti oltre trent’anni di lavoro e centinaia di maestranze, guidate all’epoca da fra’ Daniele Gusmari. Il mecenate fu Guglielmo da Castelbarco, ritratto insieme al priore sull’arco trionfale.