Tempo di scadenza bollo auto per molti: sul sito dell’Agenzia delle entrate è molto facile verificare l’importo di questa tassa di proprietà, potendolo calcolare on-line sia inserendo semplicemente la targa, sia digitando i dati completi (categoria del veicolo, targa, regione di residenza, mese e anno di scadenza, mesi di validità ed eventuali codici di riduzione); inoltre è possibile controllare i pagamenti precedenti, limitatamente alle regioni per le quali la tassa automobilistica è gestita dall’Agenzia delle entrate (Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia). Il servizio è disponibile anche per le Marche e la Valle D’Aosta.
Grazie ad una convenzione con ACI, in alcune regioni è attivo il pagamento con home banking; non vale per il Veneto, che però offre, per informazioni e pagamento con carta di credito, la pagina http://infobollo.regione.veneto.it
Dal 1999 la competenza in materia di tasse automobilistiche è passata dal ministero delle Finanze alle regioni a statuto ordinario e alle province autonome di Bolzano e Trento, che dunque stabiliscono a le tariffe, sempre in base alla potenza del motore espressa in kilowatt e in riferimento alla normativa comunitaria sulle emissioni inquinanti, legata alla classe della propria auto (Euro 0, Euro 1, Euro 2, Euro 3, Euro 4, Euro 5). Un anno di bollo costa 2,58 euro a kw su tutto il territorio nazionale, eccetto per i residenti in Abruzzo, Calabria, Campania, Marche, Molise e Veneto. Esempio: il bollo per un’automobile 77 kw euro 4 costa ovunque 198,66 euro, tranne che in Abruzzo (240,24 euro), in Calabria (218,68 euro), in Campania (218,68 euro), nelle Marche (214,83 euro), nel Molise (212,52 euro), nel Veneto (218,68 euro). Disparità non proprio minime.
Volendo affondare il coltello nella piaga, ricordiamo che le accise sulla benzina e gasolio sono 17 (+ il 22% di IVA), tra cui ancora quote per finanziare la ricostruzione in Irpinia (sisma del 1980) e, risalendo nel tempo, in Friuli (sisma del 1976), Belice (sisma del 1968), Firenze (alluvione 1966), Vajont (crollo diga 1963) arrivando – una delle assurdità italiche ormai più note – alla crisi di Suez (1956) e alla guerra in Etiopia (1935-’36). Curiosando nella storia, quanto costò quel conflitto? Il sito dell’ANPI-Associazione Nazionale Partigiani d’Italia cita i dati di Angelo Del Boca in “Gli italiani in Africa Orientale. La conquista dell’Impero” (Milano, Mondadori, 1992): il ministro delle finanze Thaon di Revel quantificava nel 1936, in 12 miliardi e 111 milioni di lire i costi per la spedizione, a cui addizionare quelli per la mobilitazione e l’addestramento delle truppe, il potenziamento dei reparti di supporto presenti in Libia e nelle isole dell’Egeo, il peso logistico della campagna sostenuto da Eritrea e Somalia, le spese relative al personale civile, all’ingaggio di mano d’opera, al trasporto degli operai, alle opere pubbliche, al pedaggio del canale di Suez. Un calcolo, fatto da Del Boca, che arriva a complessivi 40 miliardi di lire, ovvero 20.658.276 euro: l’equivalente a quanto stanziato a fine dicembre 2016 dal Consiglio dei ministri per la sola regione Abruzzo, come contributi ai privati per i danni alle abitazioni e ai beni mobili causati dal terremoto e ai cittadini con abitazioni danneggiate dalle alluvioni tra la primavera del 2013 e la fine del 2015, per i quali il Consiglio aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Per la cronaca, sono stati erogati anche 4,5 milioni per la Basilicata, oltre 16,5 per la Campania, 13,8 per l’Emilia Romagna, oltre 2,7 per il Lazio, 10,3 milioni per la Liguria; circa 4 milioni per la Lombardia, oltre 15,3 per le Marche, 730mila euro per il Molise, circa 4,8 milioni per il Piemonte, 1,6 per la Puglia, 7,9 per la Sardegna, 19,6 per la Toscana, circa 6 milioni per l’Umbria e oltre 8,9 per il Veneto.