Ormai era nell’aria da diversi giorni e la conferenza stampa che Michele Bertucco ha indetto unitamente a Roberto Fasoli proprio in concomitanza con la presenza di Matteo Renzi a Verona lo ha rimarcato in modo ineludibile: Bertucco non rappresenta più il Partito Democratico a Verona.
L’annuncio del cambio nel ruolo di capogruppo durante la seduta del Consiglio Comunale odierno, indica in Luigi Ugoli colui che dovrà portare la rappresentanza consigliare del PD veronese all’appuntamento delle amministrative di primavera.
Da notare che Ugoli aveva già rivestito un ruolo di traghettatore quando fu nominato Segretario Provinciale nel 2013, dopo le dimissioni di Vincenzo D’Arienzo che era stato eletto Deputato e restò in carica fino alla celebrazione del congresso; un mandato a termine breve, ma intenso.
Lo si era capito già durante la campagna elettorale delle Regionali dello scorso anno che il feeling tra l’ambientalista Bertucco, arruolato nel PD all’ultimo minuto, al quale non era mai stato iscritto in precedenza, per candidarlo così a sindaco contro Tosi nel 2012, e buona parte del suo partito era ormai esaurito.
In particolare durante la campagna elettorale delle regionali 2015 aveva disertato gli incontri organizzati a sostegno della candidata Presidente Alessandra Moretti. Anche in altre occasioni con il Presidente del Consiglio Renzi in visita a Verona, l’ormai ex capogruppo aveva evitato di prendere parte agli appuntamenti ufficiali, come ad esempio lo scorso anno al teatro Ristori.
Bertucco non aveva mai accettato il responso congressuale che aveva visto Matteo Renzi imporre la sua linea con oltre il 70% dei consensi;
strana modalità quella di chi si dice democratico e poi non accetta le risultanze dei meccanismi democratici stessi. Forse però chi lo aveva voluto candidare in alternativa a Tosi si era dimenticato di quale era stato il suo comportamento nei riguardi dell’Amministrazione Zanotto, dove settimanalmente provvedeva a sottolineare le manchevolezze di Sindaco e assessori, o almeno quelle che lui riteneva tali, in nome di un ambientalismo radicale che non concedeva sconti a nessuno…nemmeno a chi era a lui politicamente vicino.
Un modo di fare politica solitario, poco incline al cercare di fare squadra e poco disponibile a qualsiasi compromesso, che lo ha portato in una posizione sempre più isolata. Ormai a sostenerlo è rimasto solo Roberto Fasoli, che però, dopo la sconfitta alle regionali dello scorso anno, appare anche lui come estraneo al partito, tanto che vien da chiedersi se sia ancora del PD. Infatti nel frattempo alla segreteria del PD sono arriva decine e decine di email che stigmatizzano il comportamento politico di chi pubblicamente opera contro il suo stesso partito.
Cosa farà ora l’estromesso Bertucco? Si atteggerà a vittima di un sopruso? Abbandonerà il Partito Democratico, sperando di poter diventare il candidato sindaco di un ensamble di formazioni di sinistra, ambientalisti e comitati?
Quest’ultima era infatti l’ipotesi emersa durante la Festa in Rosso dell’ultima estate. Vedremo nei prossimi giorni gli sviluppi della situazione, certo è che tolto di mezzo quello che era ormai diventato un ostacolo a qualsiasi trattativa, il segretario del PD Alessio Albertini avrà ora la possibilità di muoversi a tutto campo.
M.Cor.