Dallo spopolamento dei piccoli centri al degrado delle periferie urbane, dal disagio dei giovani alla solitudine degli anziani: spesso siamo portati a credere che le soluzioni a questi e ad altri problemi che gravano sulle comunità possano arrivare solo ed esclusivamente “dall’alto” o “dall’esterno” attraverso il coinvolgimento di professionisti, tecnici, esperti. Una mentalità che, però, rischia di generare sentimenti diffusi di impotenza, sfiducia e scarsa autostima: secondo il Censis, oltre la metà degli italiani è infatti convinto di contare poco nella società, quota che supera il 60% tra i giovani; mentre l’80% pensa che il Paese sia irrimediabilmente in declino (l’84% tra le nuove generazioni).
A sfidare questa visione, risvegliando la consapevolezza del ruolo delle comunità nel generare un cambiamento dal basso, sono i 17 progetti sostenuti dal bando STeP (Sviluppo Territoriale Partecipato) lanciato da Fondazione Cariverona. Il contributo di 1,9 milioni di euro è infatti destinato a supportare realtà che, di fronte alle tante sfide di ogni giorno, hanno deciso di non rassegnarsi, di non aspettare passivamente l’intervento di “qualcunaltro”, ma di rimboccarsi le maniche per lavorare insieme e sviluppare soluzioni originali, efficaci e creative in grado di rilanciare la qualità di vita nei territori.
Grazie a queste iniziative (6 nella provincia di Vicenza, 4 a Verona e Belluno, 2 ad Ancona, 1 a Mantova) verranno così riqualificati e rigenerati oltre 100 spazi e servizi: dalla pizzeria del paese con ilcoinvolgimento di giovani stranieri al negozio di alimentari di un borgo montano che ospiterà eventi sociali e culturali, dal centro polifunzionale per le nuove generazioni all’edicola sociale con attività per residenti e anziani. I progetti coinvolgeranno più di550 enti pubblici e privati, di cui oltre 200 aziende, con la partecipazione di 2mila giovani residenti.
“Guardando questi numeri e leggendo queste storie, ci si renderealmente conto delle tante potenzialità nascoste nelle nostre comunità – commenta Bruno Giordano, presidente della Fondazione – Spesso tendiamo a concentrarci sui problemi epensiamo che il cambiamento possa avvenire solo ‘da fuori’. Queste 17 iniziative ci dimostrano esattamente il contrario. Se si lavora insieme, imparando a fare squadra, analizzando i bisogni locali e valorizzando le competenze di ciascuno, è possibilesviluppare dal basso risposte concrete e innovative a sfide che ormai conosciamo bene, generando un impatto su tutto il territorio”. Storie di rinascita e di speranza, quindi, destinate a raggiungere circa 40mila cittadini.
Entrando nel dettaglio, gli interventi mirano a rivitalizzare i territori attraverso azioni che spesso combinano la rigenerazione urbana ad attività sociali e culturali sempre attraverso il coinvolgimento della popolazione. Alcune iniziative puntano, ad esempio, alla ristrutturazione di immobili dismessi e spazi pubblici per creare alloggi a condizioni agevolate, accompagnati da percorsi di supporto finanziario e scambi di competenze tra residenti. In altre aree, botteghe storiche, mulini e piazzesaranno recuperati e convertiti in centri per eventi, attività epercorsi formativi. Gli spazi rigenerati diventeranno così luoghi di coesione sociale, incentivando la partecipazione attiva di tutti icittadini.
Un altro filone si concentra poi sul potenziamento delle risorse naturali e turistiche, con la creazione di parchi comunitari e percorsi cicloturistici, che non valorizzano solo il patrimonio ambientale ma offrono anche nuove opportunità di lavoro per le nuove generazioni, combattendo lo spopolamento. Per contrastare l’isolamento sociale e la marginalità, alcuni progetti prevedono il supporto e la creazione di reti sociali e servizi, attraverso l’abbinamento tra persone vulnerabili (soprattutto straniere) e volontari che se ne prendono cura. Gli interventi rivolti ai giovani includono la rigenerazione di spazi multifunzionali per lo studio, le attività ricreative e la formazione; mentre laboratori artistici e percorsi educativi coinvolgeranno scuole, associazioni culturali egruppi locali per favorire l’integrazione. In alcune zone urbane verranno infine attivati presidi comunitari, veri punti di riferimento per il quartiere che offriranno servizi di prossimità, consulenza e spazi di co-progettazione.
Attraverso la partecipazione civica e il coinvolgimento di ampie reti di partner, i 17 progetti daranno così vita a nuovi modelli disviluppo condiviso e sostenibile. Gli enti avranno inoltre l’occasione di partecipare a un programma di facilitazione ecapacity building, organizzato grazie al supporto dell’organizzazione Metodi Asscom & Aleph. “Come Fondazione,il nostro obiettivo è quello di attivare le comunità, non solo mettendo a disposizione risorse economiche ma anche accompagnando in percorsi di crescita condivisi – sottolinea Filippo Manfredi, direttore generale della Fondazione – Siamo infatti convinti che le competenze acquisite, ma anche il coinvolgimento di 2mila giovani e il capitale sociale nato dalle reti di partenariato tra pubblico e privato, creeranno un impatto significativo nel medio-lungo periodo, rendendo le comunità sempre più consapevoli del proprio ruolo nel generare uncambiamento”.