Dopo l’ennesimo turn over alla Direzione dell’ARPAV le RSU firmano un documento indirizzato ai vertici della Regione Veneto nel quale sottolineano il forte disagio e le difficoltà createsi in seguito a scelte e ad impostazioni che non hanno al centro le finalità stesse dell’ente regionale.
Non si è fatta attendere la risposta, rabbiosa, delle RSU di ARPAV dopo la notizia dell’abbandono, il 13 gennaio 2021, di Luca Marchesi alla direzione generale per per approdare come Capo area della Tutela e Sviluppo del Territorio della Regione Veneto. La scelta ha consegnato l’Agenzia per l’ennesima volta ad un Commissario straordinario (ne avevo parlato in questo articolo).
In un Comunicato di oggi, indirizzato alla Regione, al Presidente Zaia e al Comitato d’Indirizzo, le RSU ribadiscono con chiarezza la preoccupazione ed il forte disagio per la situazione creatasi in ARPAV da tempo ed oggi più che mai critica. Nella nota sindacale si legge una stilettata «Ditecelo, una volta per tutte, che la tutela dell’ambiente per voi è solo una palla al piede. Perché così non ha senso».
Ora Luca Marchesi, dopo l’insediamento avvenuto il 16 settembre 2019 (ne ho parlato qui), rimane comunque in ARPAV con il ruolo di Commissario di ARPAV ma con doppio incarico: quindi si potranno svolgere solo le attività essenziali.
Il Sindacato ripercorre l’arrivo di Marchesi alla Direzione generale di ARPAV. «Il 1° gennaio 2021, solo 13 giorni prima, è entrata in vigore la più devastante delle riorganizzazioni subite da ARPAV, voluta dallo stesso Marchesi.
Una riorganizzazione -prosegue il comunicato – fatta con una fretta allora incomprensibile, in piena pandemia, con tante belle parole, tanti show sui social, tante pacche sulle spalle, tanti inutili gruppi di lavoro per fingere di ascoltarci.
Sono state compromesse cose che funzionavano, non sono state sistemate cose che
non funzionavano: noi abbiamo tentato di dirlo ma, lo sappiamo, secondo il CCNL i
lavoratori non hanno voce in capitolo su questi temi.
Una riorganizzazione di cui si capisce solo che il comando converge in pochi punti,
rendendo ARPAV più facilmente manovrabile dall’esterno.
Ora siamo per l’ennesima volta commissariati.
In pieno caos, nel momento più difficile, quando si deve passare dalle tabelline
colorate al mondo reale: mandare le persone in giro per il territorio, fare analisi
firmate non si sa da chi, elaborare dati, relazioni, pareri coordinandosi non si sa con
chi, riconfigurare sistemi informativi, accessi, permessi non si sa con quali nomi,
scrivere capitolati per attività strategiche non si sa come…
Non ne possiamo più.
È l’ennesima riorganizzazione fatta solo per smistare poltrone e alzare stipendi a
molti dirigenti, e far fare carriera all’ennesimo direttore che usa ARPAV come
sgabello.
Ma la Regione crede in ARPAV? Crede nella protezione dell’ambiente?
Negli anni l’ha definita “ente inutile”, l’ha messa in guerra fratricida contro la Sanità,
ne ha ridotto il finanziamento e il personale…
Ci sono persino consiglieri regionali che accusano chi lavora in ARPAV di essere
corrotto. Ma da chi, se sono loro che ci governano? L’hanno letta la legge istitutiva?
Dobbiamo difenderci da chi ci guida, perché tentiamo di difendere l’ambiente?
Marchesi, appena arrivato, ci disse che dovevamo fare noi lo sforzo di avere fiducia
in lui. Rispondemmo che di belle parole son pieni i fossi e che di fatti qui non se ne
sono mai visti. E che la fiducia se la devono conquistare loro: noi non la regaliamo
più.
Infatti, eccoci qua.
Ma ora almeno si capiscono molte cose.
Si capisce la fretta.
Si capisce come mai la direzione, sempre così presente e prolissa sui social, si sia ben
guardata dal difendere ARPAV dagli attacchi dell’ennesimo consigliere regionale
ignaro.
Avrà poi davvero tentato di risolvere l’annosa questione dei fondi, come promesso?
La Regione lo avrebbe nominato lo stesso? Mah.
Noi siamo stanchi di fare da agenzia di collocamento per dirigenti in carriera per cui
l’ambiente è l’ultimo dei pensieri.
Stanchi di direttori incapaci di proteggere l’ambiente, anche battendo i pugni sul
tavolo dei politici quando necessario.
Stanchi di vedere continuamente calpestati i nostri sforzi, le nostre professionalità, la
nostra dedizione a questo lavoro. E stanchi di vedere calpestato l’ambiente,
soprattutto.
A questo punto commissariateci permanentemente in una costante riorganizzazione,
fate prima e all’ambiente dedichiamo solo parole».
Tagli al bilancio a causa della spending review, riorganizzazioni mai completate, continui cambi al vertice, …, in questi anni la “perla” di ARPAV è stata sempre di più svilita e svuotata all’interno. Non ne sono tuttavia meravigliato, le scelte, politiche, riflettono la visione nei confronti dell’Ambiente, il quale, senza un “guardiano” efficace perderà la sua centralità di “bene comune” è sarà consegnato alla spregiudicatezza umana. Con buona pace delle missions bugiardamente promesse.
Alberto Speciale