Nella seduta (342) di mercoledì 7 agosto la Camera, con 153 voti favorevoli e 89 contrari, ha approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto 4 luglio 2024, n. 92, recante “Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della Giustizia” (C. 2002), proprio mentre a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni incontra il Guardasigilli Carlo Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sui prossimi «passi da fare» per affrontare l’emergenza carceri che «resta una priorità». Al termine del vertice, Nordio ha comunicato di aver richiesto un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per proporre modifiche alle norme sulla custodia cautelare. Il ministro intende inoltre potenziare l’organico della magistratura di sorveglianza e valutare che i detenuti tossicodipendenti scontino la pena in comunità.
L’Assemblea ha poi rinviato in Commissione la proposta di legge di modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione (C. 552).
Il provvedimento prevede, fra l’altro:
- l’assunzione di personale di polizia penitenziaria e di dirigenti e medici penitenziari;
- la semplificazione del procedimento per la concessione della liberazione anticipata;
- l’istituzione del Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria;
- l’aumento del numero di colloqui telefonici consentiti ai detenuti;
- l’esclusione dai programmi di giustizia riparativa dei detenuti sottoposti al regime speciale di cui all’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario;
- l’istituzione presso il Ministero della giustizia di un elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale dei detenuti adulti;
- l’introduzione del nuovo nuovo delitto contro la pubblica amministrazione di indebita destinazione di denaro o cose mobili.
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo il 17 luglio a Montecitorio per il question time ha così risposto alla seconda interrogazione, presentata dal deputato Federico Gianassi (Pd), sulle misure in relazione alla grave situazione delle carceri, anche in relazione alle attuali condizioni climatiche (qui link video).
«Tra il problema dei suicidi ed il problema del sovraffollamento carcerario non esiste un rapporto causale diretto tra i due, nel senso che, se è vero che il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio dei suicidi è anche vero che noi abbiamo esperienza di momenti di sovraffollamento degli anni passati dove i suicidi erano ridotti e momenti di suicidio aumentati quando il sovraffollamento era inferiore. Questo non significa affatto che noi sottovalutiamo i due problemi, significa soltanto che vanno distinti. Allora per quanto riguarda i suicidi, l’ho già detto tante volte, è un fardello di dolore che noi abbiamo, ma attenzione, sono eventi imprevisti ed imprevedibili che sono radicati nel mistero della mente umana. L’altro giorno, nella mia Venezia, si è suicidato per l’ennesima volta un detenuto (…) nessuno aveva avuto il minimo indizio, il minimo sentore di questo gesto insano (…) tra l’altro si trattava, posso dirlo, di un detenuto per reati non gravissimi che era in attesa, tra l’altro, di un’udienza. Quindi il suicidio in carcere è un evento imprevisto, imprevedibile anche se il sovraffollamento carcerario aumenta il rischio del suicidio. Noi abbiamo in questo caso potenziato l’opera di assistenza psicologica che secondo noi è l’unica che possa essere in questo momento diciamo di effetto abbastanza immediato per ridurre per attenuare per trovare i fattori di rischio di questo fenomeno e prosegue l’opera di reclutamento di adeguato personale specializzato proprio in questo settore, la medicina penitenziaria al servizio presso il Servizio Sanitario Nazionale richiede ora la collaborazione con gli organi sanitari regionali e territoriali sui quali ci stiamo impegnando. Arrivo a dire di una novità che credo sia molto importante proprio per il secondo problema anche quello del sovraffollamento c’è la possibilità di costruire nuove carceri nuove istituzioni penitenziari, voi sapete che la burocrazia in questi casi nel passato e nel presente è forse la maggiore nemica della rapidità, ebbene noi nella fase di conversione del decreto legge cosiddetto “carcere sicuro” pubblicato il 4 luglio scorso al Senato abbiamo proposto di introdurre la figura di un Commissario straordinario che avrà il compito di attuare in tempi brevissimi il piano nazionale di interventi per l’aumento dei numero dei posti detentivi e per la realizzazione di nuovi alloggi destinati al personale di polizia penitenziale questo programma edilizio sarà imponente e sarà realizzato speditamente (…) insisto è un piano che ovviamente sarà medio termine se non a lungo termine. Il sovraffollamento carcerario oggi si deve affrontare in tre settori: A) la limitazione della carcerazione preventiva, abbiamo un 30% di detenuti che sono in attesa di giudizio e statisticamente la metà di questi alla fine viene assolto e quindi la loro carcerazione si rileva ingistificata; B) abbiamo la metà dei detenuti che sono stranieri e quindi occorre lavorare per consentire la detenzione di questi persone presso i loro luoghi di origine; C) come ho detto prima i detenuti non sono tutti uguali, i reati non sono tutti uguali, occorre intervenire con una detenzione alternativa che senza affievolire il concetto di certezza della pena, senza liberazioni lineari e ingiustificate, che costituirebbero un indebolimento da parte della sovranità e dell’autorevolezza dello Stato, venga però incontro alle esigenze particolari dei detenuti che si trovano in uno stato di particolare disagio».
A delineare lo scenario delle carceri italiane, dove si registrano «4 mila detenuti in più in soli 12 mesi» è intervenuta l’associazione Antigone, organizzazione che dal 1991 si occupa del sistema Penitenziario e penale italiano, nel suo ultimo dossier. «Il livello di sovraffollamento raggiunto nelle carceri italiane è ormai ai livelli di guardia – denuncia il dossier dell’associazione -. Il tasso di affollamento è del 130,4% (al netto dei posti conteggiati dal Ministero della Giustizia ma non realmente disponibili)», il lavoro dell’associazione mette in evidenza un altro aspetto: «In 56 istituti penitenziari, oltre un quarto di quelli presenti in Italia, il tasso di affollamento è superiore al 150% con punte di oltre il 200% negli istituti di Milano San Vittore maschile e Brescia “Canton Mombello”. Questo significa che ci sono 200 persone detenute laddove ce ne dovrebbero essere 100». Quindi i numeri: al 30 giugno 2024, come emerge dal rapporto, erano presenti nelle nostre carceri 61.480 mila detenuti in 51.234 mila posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682 mila, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri 19.213 mila, il 31,3%.
A fare i conti con il sovraffollamento non risparmia neppure gli istituti penali per i minori.«Questa situazione ormai diffusa – dice Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – non è un elemento trascurabile se si parla di sistema penitenziario, infatti un carcere dove il numero delle persone detenute è superiore ai posti regolamentari è un carcere dove si vive male, dove non sono garantiti solo gli spazi ma anche l’accesso alle attività, in primis quelle lavorative. Un carcere sovraffollato è un luogo dove anche gli operatori fanno più fatica a lavorare, dove l’attenzione per le fragilità di molte persone detenute non riescono ad essere intercettate o seguite come meriterebbero. Laddove esistono situazioni di grave sovraffollamento il detenuto è sempre più anonimo, sempre più un numero anziché una persona». Un altro elemento di preoccupazione, evidenziato nel dossier, riguarda le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre. I suicidi in carcere hanno raggiunta quota 58, di cui 10 solo a luglio e 12 a giugno. «Di questo passo sarà superato il primato negativo registrato nel 2022, quando a fine anno le persone che si suicidarono in carcere furono 85».
C’è poi un alto aspetto che evidenzia il dossier realizzato dopo 88 visite nelle strutture detentive presenti nell’intero territorio nazionale. «Nel carcere di Avellino, al momento della visita, l’acqua corrente non era disponibile dalle 22 alle 6 del mattino – sottolinea il dossier –. Le celle presentavano infiltrazioni emuffa, oltre a non essere dotate di doccia. Presso la sezionefemminile, le finestre erano corredate da schermature inplexiglass, impedendo così il passaggio d’aria (anche ingiornate come quella in cui si è svolta la visita in cui iltermometro segnava 41 gradi)». Poi la presenza di scarafaggi e di cimici da letto «rilevata rispettivamente nelle case circondariali di Bologna e di Pavia». Non solo, «nella settima sezione dell’istituto di Regina Coeli a Roma le celle sono piccolissime e ospitano 2 o 3 persone su un unico letto a castello; il wc ed il lavandino si trovano in una piccola stanza adiacente senza intimità».
Dai vertici dell’associazione di volontariato anche un appello affinché possano essere adottate misure per modificare questo scenario. «Il sovraffollamento – sottolinea ancora Patrizio Gonnella – non è dovuto a cause naturali ma è il frutto delle politiche governative». Quindi le richieste: «Per affrontare questa situazione – si legge ancora nel dossier -occorrono provvedimenti urgenti portino a ridurre notevolmente il sovraffollamento e a migliorare la qualità della vita nelle carceri. Provvedimenti che non possono essere quelli minimalisti previsti nel DL carceri, recentemente approvato dal governo, dal Senato e ieri definitivamente approvato in legge dalla Camera, ma che siano nel segno di maggiore coraggio: l’aumento di giorni della liberazione anticipata speciale; la depenalizzazione di alcuni reati (e lo stralcio del ddl sicurezza); la liberalizzazione delle telefonate; l’assunzione di personale sia di polizia, che civile: educatori, psicologi, psichiatri, assistenti, sociali, mediatori culturali».
Nel frattempo una bella notizia, l’iniziativa di un concorso letterario rivolto alle persone recluse nei penitenziari del Paese. Il titolo dell’iniziativa è “Destinazione Altrove – La scrittura come esplorazione di mondi senza tempo”. Si tratta – spiegano i promotori – della nuova sezione speciale permanente inserita nell’ambito del Premio Letterario Internazionale Città di Castello giunto nel 2024 alla 18.ma edizione.
Il progetto rientra fra le iniziative di collaborazione per favorire la promozione umana e culturale dei soggetti reclusi previste dal protocollo d’intesa siglato il 28 marzo 2024 da DAP – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, l’associazione culturale Tracciati Virtuali e la Società Dante Alighieri. Al concorso partecipano opere (tra poesie e racconti brevi) provenienti da 22 istituti penitenziari. E per l’edizione 2025 già si sta pensando a nuove iniziative da promuovere all’interno degli Istituti penitenziari, come presentazioni di libri, incontri con gli autori, corsi di scrittura creativa.
Non sappiamo se tra gli istituti aderenti figura anche il carcere di Montorio, la mail con la domandainviata all’associazione Tracciati Virtuali non ha ancora avuto riscontro mentre scriviamo.