Istituzioni pubbliche e private, associazioni di categoria e di volontariato da oggi possono chiedere di stipulare con Agec protocolli di intesa aventi ad oggetto alloggi da riattare e da destinare, anche con contratti temporanei, a studenti e a lavoratori. Le spese sostenute per i riatti verranno compensate con la riduzione dei canoni di locazione fino a completa copertura degli investimenti.
E’ questa una delle maggiori novità contenute nel nuovo regolamento per l’assegnazione degli alloggi a canone convenzionato di Agec, recentemente approvato all’unanimità dei presenti dal consiglio di amministrazione e consultabile sul sito internet aziendale.
Le novità. Il nuovo articolo 7 va ad integrare un preesistente articolo che già prevedeva tale possibilità in relazione ad Associazioni e Onlus che si offrano di effettuare interveniti di manutenzione, riparazione o adeguamento degli immobili sfitti, raddoppiando di fatto le modalità con le quali le istituzioni pubbliche e le forme organizzate della società civile possono contribuire alla gestione dell’emergenza abitativa e alla cura del patrimonio residenziale pubblico. Ora viene tuttavia precisato, nero su bianco, che le spese sostenute saranno compensate con il canone di locazione.
Altra novità di grande rilievo contenuta nel nuovo regolamento modifica del requisito dell’anzianità di residenza. Il previgente regolamento prevedeva almeno 10 anni di residenza nel Comune anche non continuativi ovvero 5 anni di lavoro continuativi. Nel nuovo regolamento, diversamente, la residenza o il lavoro devono risultare al momento della presentazione della domanda. Tale cambiamento ottempera la sentenza della Corte Costituzionale numero 67/2024 che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 25, comma 2, lettera a) della legge della Regione Veneto numero 29 del 3 novembre 2017, limitatamente alle parole “…nel Veneto da almeno cinque anni, anche non consecutivi e calcolati negli ultimi dieci anni, fermo che il richiedente deve essere, comunque, residente…”.
Il progetto di revisione va inoltre ad adeguare la soglia di reddito annuo famigliare complessivo da non superare per poter far domanda di alloggio a canone convenzionato, che passa da 18 mila euro a 23 mila euro, incrementabile di altri 3 mila euro per ogni figlio a carico o disabile componente il nucleo famigliare. Con l’introduzione della richiesta di produrre copia dell’ultima attestazione ISEE (che poi verrà convertita in ISEE-ERP), si rafforzano, inoltre, i controlli su patrimonio e redditi.
Viene infine introdotta maggiore flessibilità nell’assegnazione delle case per anziani che potranno essere locate anche a nuclei famigliari in emergenza abitativa privi dei requisiti di età, e ridotto da 10 a 5 anni del periodo di tempo che deve essere trascorso dall’espiazione di una pena detentiva per reati contro il patrimonio o la persona prima di potere richiedere l’inserimento in banca dati Agec.
“L’emergenza abitativa è un problema sempre più diffuso e traversale che riguarda le persone che cercano casa e non trovano risposta, di ogni ceto e professione – afferma l’assessora alle Politiche sociali e abitative Luisa Ceni-. La politica abitativa viene fatta a livello nazionale ma ormai da tantissimi anni manca un piano casa. Verona cerca di dare risposte concrete attraverso il patrimonio del Comune gestito da Agec e rivedendo il regolamento in tale senso”.
“La revisione del regolamento è frutto di un lavoro di sintesi e confronto tra il CdA, gli uffici aziendali e i servizi sociali del Comune di Verona – sottolinea la Presidente Agec Anita Viviani – che in parte adegua i parametri di accesso alle mutate condizioni sociali e normative e in parte introduce novità importanti, tra cui spicca sicuramente quella rappresentata dal nuovo articolo 7 che dota Agec e la Città di Verona di un nuovo strumento per il recupero degli sfitti, in linea con quanto stanno facendo anche altre grandi città italiane, come ad esempio Milano con il suo progetto ‘Casa ai lavoratori’”.
“L’innovazione apportata ha infatti lo scopo di garantire la massima apertura dell’azienda alla collaborazione e alla cooperazione con ogni altro ente o istituzione della città, pubblico o privato, al fine di perseguire, da un lato, il massimo tasso di utilizzo degli immobili, e includere, dall’altro lato, la più vasta cerchia di soggetti sociali portatori di disagio abitativo, compresi studenti e lavoratori che finora erano di fatto esclusi” continua Viviani. “Penso ad esempio ai bisogni manifestati dagli studenti e quelli presenti tra i lavoratori stagionali oppure ancora al bisogno delle imprese di tenere sul territorio i propri collaboratori. Il tutto senza depauperare il patrimonio aziendale e senza rinunciare alla missione sociale che vede l’azienda provvedere innanzitutto alle famiglie più fragili, dove sono presenti anziani, minori o disabili” sottolinea la Presidente.
“Allo scopo di tutelare la nostra utenza “tradizionale” – conclude la presidente – il cda ha infatti deciso di mantenere invariato il requisito che vuole che tutti i richiedenti di alloggio a canone convenzionato debbano avere almeno 50 anni di età ad eccezione dei nuclei famigliari con minori a carico o dove sia presente un invalido almeno al 66,7%”, riconoscendo, in più, il diritto di fare richiesta di alloggio a canone convenzionato qualora l’attuale sistemazione sia inadeguata per il numero di componenti il nucleo famigliare secondo le norme igienico sanitarie verificabili dal Comune di Verona. Tale modello di gestione del patrimonio residenziale comunale, condotto in strettissima sinergia con i Servizi sociali comunali, ha finora garantito un ricambio degli alloggi superiore alla quota locata con legge regionale; introiti maggiori per l’azienda pur mantenendo accessibili gli importi degli affitti; un basso livello di morosità; il fenomeno delle occupazioni praticamente inesistente; la capacità di rispondere in tempi anche brevi alle situazioni di più grave emergenza abitativa. Su questa linea vogliamo continuare, aprendoci contemporaneamente anche ad altri istanze sociali”.
Il campo di applicazione. Gli alloggi a canone convenzionato rappresentano una quota significativa del patrimonio di edilizia residenziale pubblica (erp) cittadino in gestione ad Agec, che viene dettagliatamente individuata dalla delibera di consiglio comunale numero 105 del 1996. Ai sensi dei commi 4 e 5 dell’articolo 1 della prima legge regionale sull’edilizia Erp, la numero 10 del 1996, la Città di Verona ritenne infatti di sottrarre dall’ambito di applicazione della (allora) nuova normativa regionale Erp una serie di alloggi affidando ad Agec il compito di gestirli attraverso un proprio regolamento – oggetto del presente provvedimento di revisione – e di una propria banca dati (chiamata banca dati di emergenza abitativa), entrambi autonomi rispetto al regolamento e alla graduatoria regionali. In numeri, parliamo di circa 2.300 alloggi su un totale oscillante attorno ai 4.000, pari al 57,5% circa.