Allarme asma in Veneto

 
 

Sono circa 344.000 i veneti che soffrono di asma bronchiale; fino all’80% dei casi, la patologia è causata dalla presenza di allergeni quali polline, polvere o acari, mentre solo 1 paziente su 5 è affetto da asma non allergico. Cambiamenti climatici e alti livelli di inquinamento, con conseguente incremento di polveri sottili, sono i principali responsabili della recrudescenza di questa patologia, le cui crisi, come dimostrano i decessi registrati negli ultimi mesi in Veneto, possono anche rivelarsi fatali. Quando l’asma non è adeguatamente trattato può assumere manifestazioni seriamente invalidanti e rispondere sempre meno alle cure. Per questi motivi, è fondamentale seguire correttamente la terapia e mantenerla nel tempo, in modo da scongiurare pericolose complicanze.

Le fasce di età più colpite dalla forma allergica sono i bambini e gli adolescenti, per i quali le indagini statistiche mostrano un’aumentata incidenza. L’asma non allergico, invece, compare abitualmente dopo i 30-40 anni e spesso insorge a seguito di un fatto acuto, come un episodio di bronchite. La terapia farmacologica delle due forme è sostanzialmente simile; per le crisi asmatiche di natura allergica, è possibile pensare anche ad un’immunoterapia specifica, ossia il “vaccino antiallergico”. Oltre all’inquinamento atmosferico, anche stili di vita sedentari ed eccessi alimentari possono contribuire all’aggravamento della malattia. Ma il fattore più pericoloso resta la poca consapevolezza sulla necessità di un’adeguata terapia di mantenimento, che andrebbe seguita con costanza, anche in assenza di crisi asmatiche, cosa che invece spesso non avviene.

Tra le problematiche più comuni che spesso inducono il paziente in errore nella gestione della malattia vi sono erogatori poco pratici o usati male, l’utilizzo degli spray esclusivamente in caso di bisogno, riduzione delle dosi, per il timore di effetti collaterali o di “assuefazione”, e inalazione non eseguita in maniera corretta. Ma anche una scarsa o poco efficace comunicazione con lo specialista di riferimento e la tendenza generale a considerare la malattia come un evento passeggero, di cui non preoccuparsi appena si sta meglio, finendo così per esporsi a sostanze irritanti o a condizioni di rischio, come il fumo di sigaretta.

 
 

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