Martedì 2 novembre, alle ore 17, alla sala Convegni della Gran Guardia, presentazione dell’ampia monografia “Caroto. Giovan Francesco Caroto (1480 circa – 1555)”, a cura di Francesca Rossi, Gianni Peretti, Edoardo Rossetti.
Un incontro pubblico, ad ingresso gratuito, che sarà anche l’occasione per illustrare il grande progetto espositivo, dedicato al pittore veronese, in programma a Verona, nei suggestivi spazi alla Gran Guardia, dal 12 maggio al 2 ottobre 2022.
Informazioni sul sito dei Musei civici al link https://museodicastelvecchio.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=77150
Una mostra che coinvolgerà, accanto a prestiti esterni provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, opere delle collezioni del Museo di Castelvecchio, del Museo degli Affreschi G.B. Cavalcaselle, del Museo Archeologico al Teatro Romano, del Museo di Storia Naturale.
L’esposizione intende far conoscere le vicende di un grande protagonista dell’arte veronese del Cinquecento e le sfaccettature del panorama artistico e culturale del suo tempo, una stagione d’oro per la società cittadina e per lo sviluppo delle arti e della cultura archeologica e naturalistica del territorio.
Contesto storico dell’artista Caroto.
Nella prima metà del XVI secolo, a Verona lavoravano artisti di talento pronti ad aggiornarsi sulle più recenti novità della cultura veneta, lombarda e centro-italiana: Girolamo Dai Libri, Francesco Morone, Paolo Morando detto il Cavazzola, Francesco Torbido detto il Moro, Nicola Giolfino, e molti altri.
Anche nel campo dell’architettura si assisté in quel frangente a un rapido adeguamento linguistico sulle formule più moderne grazie a personalità come Gian Maria Falconetto e Michele Sanmicheli. Tra tutte queste figure, Giovan Francesco Caroto si affermò con autorevolezza e con una varia e diversificata produzione pittorica. I suoi dipinti sono oggi presso grandi musei italiani e stranieri mentre la sua opera più emblematica e popolare, il Ritratto di fanciullo con disegno del Museo di Castelvecchio, è nota come un’icona cittadina. Fu anche titolare di una spezieria in Piazza delle Erbe e quindi attivo nel mondo delle scienze naturali che a Verona ospitò sin da allora uno dei centri di ricerca e di collezionismo più vitali e noti d’Europa.
Accanto a Giovan Francesco, emerge la figura poliedrica del fratello minore Giovanni Caroto, ammirato da Vasari come testimone e disegnatore delle antichità di Verona pubblicate nel trattato di Torello Saraina De origine et amplitudine vitatis Veronae (1540). Giovanni Caroto realizza anche ritratti, pale d’altare e pitture murali per le chiese veronesi.