Agenti della Polizia di Stato salvano un anziano che tentava il suicidio

 
 

Non solo prevenzione e repressione, ma anche soccorso pubblico: è proprio in quest’ultima attività che venerdì scorso si sono distinti i poliziotti delle volanti riuscendo a salvare, sul filo del rasoio, una vita umana.

Perché questa volta, se il poliziotto non fosse arrivato per tempo e non avesse allungato quel braccio, avremmo assistito in diretta al suicidio di un pover’uomo malato da tempo di depressione.

Sono le 20 circa di venerdì scorso quando la locale Centrale Operativa riceve la telefonata di un cittadino che ha appena notato un uomo anziano seduto sul davanzale della finestra di un appartamento sito al quarto piano con le gambe a penzoloni nel vuoto.

Solo pochi minuti e due volanti arrivano sul posto constatando quanto segnalato: oltre venti metri di altezza separano l’uomo dal suolo.

Inizia una corsa disperata contro il tempo: tre poliziotti si scapicollano sulle scale dell’edificio per arrivare il prima possibile nell’appartamento dell’uomo, mentre un quarto operatore resta in strada, proprio sotto la finestra dove è seduto l’aspirante suicida, tentando di distrarlo quel tempo necessario per consentire ai colleghi di metterlo in salvo.

Un’altra volante giunge sul posto per dare manforte all’agente rimasto in strada: insieme cercano di distrarre l’anziano, di farlo parlare, di tenerlo occupato, di distoglierlo dal suo pensiero mortale.

Nel frattempo gli altri poliziotti, giunti al quarto piano, prendono in prestito da un condomino un cacciavite necessario per forzare la porta senza far rumore: gli operatori ben sanno che anche il più piccolo dei rumori potrebbe portare quell’uomo alla morte.

Riescono ad entrare ma, come temuto, l’anziano, appena si accorge della loro presenza, decide di farla finita e si lascia andare nel vuoto.

Uno dei tre poliziotti, catapultandosi alla finestra, riesce ad afferrare al volo, in un ultimo disperato tentativo, il braccio dell’uomo e a tenerlo ben stretto sino all’arrivo degli altri due. A questo punto, aiutato dai suoi colleghi, riesce a tirare su l’uomo e a metterlo in salvo.

Sabato mattina non è tardato ad arrivare il ringraziamento sentito delle figlie dell’anziano grate a quegli “Angeli” che non hanno mai perso la speranza sino all’ultimo istante: la loro caparbietà, professionalità e quel credere fortemente nei valori per cui a suo tempo hanno prestato giuramento, quell’essere a disposizione del cittadino, hanno evitato il tragico epilogo restituendo sano e salvo un padre alle proprie “bambine”.

 
 
Davide Caldelli
Sono di Verona, nato il 15 gennaio, quindi Capricorno. Ho un temperamento deciso ma anche la giusta allegria per le origini senesi del nonno paterno. Ho una laurea magistrale in editoria e giornalismo conseguita con il massimo dei voti. Iscritto All’ODG del Veneto, nel tempo libero sono istruttore minibasket a Lugagnano. Scrivo per il Corriere dello Sport. Credo neello sport per tutti. Nel 2014 la mia passione mi ha portato a Sochi per seguire i Giochi Paralimpici Invernali. Amo il Teatro: Shakespeare in particolare. Mi piace il nuoto e quando posso vado in mountain bike. Sono sincero: dico sempre quello che penso. Sempre di corsa ma mi piace così.

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