Aeroporto Catullo – “Tosi semo nei guai”

 
 

La cordata che strangola lo sviluppo

La scorsa settimana abbiamo dato nota di come in Commissione Ambiente Aeroportuale fosse stato deciso nel 2016, con la regia del Doge, che tira i fili all’incolpevole Ing. Redolfi che altro non fa che eseguire ordini dall’alto, l’assenza del Comune, perché l’Ing. Buttini ha chiesto la rettifica (in ogni caso non c’era e non si sa bene il perché), di ridurre (dimezzare ndr) il numero dei voli annuali su Verona.

Nel ripercorrere la storia dell’avvento sventurato del Doge abbiamo tralasciato volutamente la posizione dell’allora sindaco, il noto Sbesolón.

Il “volutamente” era per vedere quanto sarebbe durato il silenzio dello stesso sull’argomento.

Molto loquace per tutte le questioni che ha lasciato imputridite in eredità a Sboarina, Sbesolón sull’argomento continua il silenzio.

La spiegazione la ipotizziamo così: all’epoca Fracchia era un amico di Sbesolón, sostenuto sia in Confcommercio che in CCIAA, e messo a presiedere l’Aeroporto proprio per controllare cosa accadesse. Il Dottor Bianchi, Presidente della CCIAA prima dell’avvento di Salz Man, non era in contrapposizione, ma scadendo il mandato, il Nostro ha portato a sedersi Salz Man, proprio perché a lui vicino.

Nel frattempo, le “opposizioni sinistre” dell’epoca, pronte ora a stracciarsi le vesti e gridare allo scandalo pur di avere 5’ di ribalta, stendevano tappeti rossi incensando l’operato sinergico delle istituzioni per portare in Catullo il cancro.

Sbesolón, che ha sempre avuto tra i fidati scudieri un noto avvocato veronese, si è attivato e ha promosso la chiusura dell’operazione, se, come abbiamo avuto modo di verificare, a più riprese si è incontrato con il Doge per “sistemare” il Catullo.

Annodate così le fila del discorso, è evidente che tutta la Verona che poteva gestire il territorio era ben allineata e coperta sulla posizione Doge-centrica con la non celata volontà di ledere gli interessi del territorio a favore degli amici.

Non si spiegherebbe altrimenti perché chi era deputato a partecipare e sovrintendere per conto del Comune in una Commissione determinante per le sorti del Catullo, non fosse presente, pur giustificato, ma altrettanto evidente che il verbale della Commissione, che viene consegnato a tutti i partecipanti, ancorché non presenti, non abbia avuto le rimostranze scritte o le prese di posizione del Comune.

Si può obiettare che la partecipazione in termini percentuali del Comune sia relativa, rispetto sia a SAVE che ad Aerogest, ma non si può contestare che Sbesolón, anche con solo l’1%, abbia dettato la linea in tante questioni cittadine. E poi dovrebbero essere i medesimi interessi, quelli del Comune (crescita e sviluppo del territorio) con quelli della Catullo del Doge (crescita del traffico che fa aumentare il valore della società stessa), ma purtroppo non è così; gli interessi del Doge sono il ridimensionamento in modo che cresca più in fretta Venezia e questa l’abbiamo capita ormai tutti.

Ciò che appare evidente è che la benedizione al Doge, con l’allora fantino senza cavallo Bertucco, sia stata osannata pubblicamente, avendolo tutti guardato come il “salvatore” del Catullo.

Resta da capire a chi sia in mano la corda che lentamente tira il cappio, ma un’idea ce l’abbiamo, a prescindere da dove mettiamo la virgola

 
 

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