Il Lupo perde il pelo ma non il vizio…
Sono iniziate le danze per sostituire SAVE dopo il consiglio dello scorso 19 Dicembre che, in pratica, ha sancito la fine del rapporto di fiducia e soprattutto di socio industriale con SAVE. Circolano voci in città che ci siano addirittura già soluzioni al vaglio per uscire dalla palude e dare una prospettiva di futuro alla società di gestione. Naturalmente le discussioni sono rigorosamente tra amici, nelle stanze ovattate, d’altronde come lo era la SAVE di Marchi che poi…
Siamo perplessi per non dire sconcertati, ci aspettiamo un procedimento pubblico per la scelta del nuovo partner, legato soprattutto ad un piano industriale condiviso da sottoscrivere prima dell’ingresso.
Speriamo che siano solamente “chiacchiere di fine anno” e non “buoni propositi per l’anno nuovo”, e che presto ci sia la decisione di andare in gara.
È chiaro ed evidente che SAVE possa disporre del proprio 42% come meglio creda, e venderlo a chi vuole, ma è anche vero che chi vuole il 42% di SAVE vorrà anche le quote pubbliche, o parte di esse, e quindi il controllo per poter investire e rilanciare il sistema del Garda.
Facile quindi capire che l’ago della bilancia, anche nel caso della vendita delle quote di SAVE, sia in mano ai soci pubblici. Chi vuole comprare le quote di SAVE deve sottoscrivere un piano industriale concordato con i soci pubblici Catullo.
Per questo i soci pubblici non possono cadere di nuovo nell’errore di vendere preferibilmente ad un socio che si “conosce”, più che ad un partner che abbia i numeri per rilanciare il sistema Brescia – Verona.
La storia insegna.
C’è poi da evidenziare che gli investimenti necessari per rilanciare il sistema del Garda sono importanti e fuori dalla portata dei soci pubblici, per come è stato ridotto il Sistema del Garda, e possono quindi essere sostenuti solamente da un fondo di investimento, anche importante, ma non speculativo.
Basta andare a vedere quanto stanno investendo a Bergamo (435 milioni e entro il 2030), Bologna (285 milioni entro il 2022) e Venezia stessa (575 milioni entro il 2021), per capire che senza una cessione pilotata con piano investimenti sottoscritti e pianificati con il territorio, sempre presente come socio nella nuova compagine societaria con un ruolo di garante, il piano investimenti non possa che essere realizzato secondo i tempi stabiliti nella fase di gara.
Va comunque evidenziato come Bergamo, Bologna e Venezia si siano rivolte al mercato per sviluppare i loro aeroporti, Bergamo con soci come SEA, F2I ed Ubi Bank, Bologna con la quotazione in borsa, e Venezia con l’ingresso di fondi d’investimento Deutsche Bank ed Infravia.
Ci pare quasi inevitabile che i soci Catullo seguano un percorso simile per rilanciare la Catullo S.p.A. prima che sia troppo tardi.
Fa quasi ridere leggere le dichiarazioni del Dr. Gilmozzi pronto a partecipare all’aumento di capitale proposto da SAVE con 5 milioni, non capiamo se il Gilmozzi sia ingenuo o incompetente, crediamo più nella seconda ipotesi.
Il sistema del Garda ha bisogno di centinaia di milioni di investimenti per essere rilanciato, credere che con un piccolo aumento di capitale con una spesa complessiva entro il 2030 per 60 milioni significherebbe rilanciare il Catullo è una “c…ta pazzesca”, in realtà è il sistema per ridimensionare gli aeroporti.
Siamo d’accordo, invece, con il Presidente Fugatti (Provincia di Trento) che il sistema del Garda deve assolutamente avere un impatto economico occupazionale sull’intero territorio del Garda compreso quello Trentino.
Lo scorso settembre i soci pubblici hanno già ricevuto una manifestazione d’interesse dal Fondo d’investimento First State Investments dove sono stati descritti gli investimenti e la visione di sviluppo per il sistema del Garda.
Questo potrebbe rappresentare un punto di partenza per una eventuale gara che vedrebbe la sottoscrizione degli investimenti da fare sui due scali del Garda.
Il momento è quello giusto per cambiare rotta, e questo può essere fatto solamente aprendo ad una gara in modo da favorire l’uscita di SAVE e rilanciare il sistema del Garda.
SAVE non naviga certo in acque tranquille e la liquidazione delle sue quote può essere anche meno dispendiosa di quanto si pensi. L’importante è non cedere alle provocazioni del Doge, e mantenere serrati i ranghi per arrivare allo scopo che tutti si aspettano dal 2019.
Il vizio è il padre dell’ozio, ma ora è necessario mettersi a correre, i lupi lasciamogli in montagna.
PS. Buon Anno
La speranza è che il 2019 sia l’anno della definitiva sistemazione e rilancio della gestione del Catullo, massacrata in questi ultimi venti anni da scelte scellerate, incompetenza e dilettantismo, ovviamente non solo da parte di SAVE. Ma la vedo dura.