…dei conti.
La baracca, come realizzata da SAVE in questi quattro anni, con il sostegno di Arena e Riello, sta affondando.
Nessuna programmazione per il 2019, oggi come ogni martedì l’aerostazione è vuota, così come il mercoledì. Le attività commerciali boccheggiano.
Il prossimo bilancio, esaurite le poste da manovrare per tenere i conti in pari, avrà un passivo consistente, tra il costo di Brescia, che ci dicono avere due voletti DHL, e la sentenza ENAV da saldare. Perché indichiamo che Arena e Riello abbiano sostenuto SAVE (non ce ne abbiano)?
Perché fino a qualche giorno fa ripetevano come un disco rotto che gli investimenti erano al via, che il traffico cresceva (senza specificare che trattasi di traffico poco remunerativo), che SAVE era stata la salvatrice della patria (P minuscola).
Gli uomini di Tosi, e Tosi stesso anche recentemente (Senza SAVE era il fallimento ndr), avevano sempre dichiarato fin dall’autunno 2015 che la ripresa era partita e che ci sarebbero stati tutti gli investimenti programmati.
Badate bene, non quelli del Piano Industriale approvato dall’assemblea dei soci nel 2013 a base dell’ingresso del partner Industriale, ma quelli edulcorati secondo le necessità di SAVE per ridimensionare Verona e chiudere Brescia.
Ora sembra che siano stati folgorati sulla via del “damascato”, e volgono le spalle a SAVE non avendo più argomenti da vendere visto che il 2019 si avvia come il 2018 al nulla cosmico in termini di investimenti e sviluppo, e salteranno (pare) sul carretto dei “vincitori” sperando di “riverginarsi” e passare ora loro per i salvatori del Catullo. Poco male, i conti si faranno alla fine.
L’importante è sganciare la bolla speculativa SAVE e salvare il Catullo, mettendo nel cassetto il piano “Romeo-ino” e aprendo finalmente, con una gara vera, a chi lo sviluppo lo vuole e lo può fare davvero.
Certamente non si potrà riaffidare a coloro che hanno ingessato l’aeroporto per quasi 5 anni, la guida del Jumbo, con una pacca sulla spalla, o un buffetto di rimprovero. E’ necessaria una nuova dirigenza, capace di vedere oltre le proprie tasche, il territorio ha fame di lavoro, e sviluppare il Catullo con 8 milioni di passeggeri vuol dire creare lavoro, sia diretto che indiretto, oltre che aprire tutto il territorio, come si vede nel video natalizio di Confcommercio.
Chissà che babbo Natale non esaudisca il desiderio e ci regali un nuovo sogno.
Per pura coincidenza “RESA” è anche una parte della pista di un aeroporto che, secondo i piani di sviluppo “fantasma” di SAVE, dovrebbe essere coinvolta nei lavori di ampliamento e sistemazione dell’Aeroporto di Verona. Ci dovrebbero essere lavori anche per la realizzazione di una “RET”, ma qui mi fermo perché l’acronimo assomiglia troppo ad una parte anatomica del corpo umano che in questi anni è stata ripetutamente violata. SAVE the RET….
È già stato completato il rifacimento della via di rullaggio, inopinatamente lasciata delle stesse dimensioni e capacità e cioè larga 18 metri, buona al massimo per i 737. È programmata la “turn pad” in testata 04 (sud), per i velivoli più grandi: significa che questi dovranno percorrere ed occupare la pista di volo per potersi poi girare e decollare dalla parte opposta ( bastava almeno allargare la via di rullaggio per impedire di occupare la pista principale). Infine, faranno la Resa ( in tutti i sensi). Per questa, se non ho letto male il piano Romeo rivisitato da Save, smantelleranno colpevolmente un tratto di quasi 300 metri di pista principale, lato sud, in cemento e già strutturata anche se non utilizzata( guardate Google hearth: è segnata con delle croci bianche). Significa decurtare le distanze di decollo, oggi di circa 3400 metri, come Venezia ( …Sic!!!). Speriamo si fermino in attesa della nuova Società di gestione. Save, ha trovato il modo, attraverso il ridimensionamento del progetto Romeo, di castrare definitivamente e nella sua infrastruttura, il concorrente Catullo, tra l’inedia, la sciatteria culturale e la stupidità degli aerogestiti. Ripeto, speriamo si fermino, anzi, che qualcuno li fermi, prima di condannare il Catullo al concreto ridimensionamento.
che tra l’altro dovevano rifare anche i due raccordi Bravo e Foxtrot, ma al momento non sembrano essere toccati. dulcis in fundo, per la già castrata taxi alcuni tratti sono stati addirittura ristretti di un paio di metri. Solo al catullo si lavora per diminuire al contrario del resto del mondo.
aggiungiamo che la procedura di backtrack assistito, attualmente in forza, prevede che non vi siano altri arrivi/partenze nell’arco di 60 minuti! I soldi previsti per il turnpad potevano spenderli per la Taxi.