Ipotesi al vaglio
La proroga delle indagini preliminari, del novembre scorso, ha spostato il traguardo a fine aprile.
La delibera Anac ha mischiato le carte e riaperto i giochi, che mestamente si avviavano verso un’archiviazione compiacente.
Approfondendo le indagini, e probabilmente documentandosi un po’ di più, la Procura ha trovato il bandolo della matassa, e, come Berta, si è messa a filare.
Dall’abuso d’ufficio si è passati alle false comunicazioni sociali, e poi al falso in bilancio.
Vediamo il perché.
L’abuso sarebbe stato compiuto per permettere a SAVE di bypassare la normativa che obbligherebbe, per la cessione di partecipazioni pubbliche, ad una gara ad evidenza pubblica.
Non lo diciamo noi, ma le decisioni ANAC, AGCM, e Corte dei Conti.
Da qui, poi, nella redazione dei patti parasociali sono stati esclusi debiti mastodontici, che SAVE ha lasciato in mano alla quota pubblica, nascondendoli dal bilancio.
Nel 2018, proprio Fondazione Cariverona aveva fatto emergere la circostanza e non aveva approvato il bilancio. Mancavano i più di 20 milioni che il Catullo deve ad ENAV per il servizio di assistenza al volo, sembra un paradosso letto nella situazione attuale, all’aeroporto di Brescia Montichiari.
Questo debito era noto in Catullo da alcuni anni, e gli accantonamenti fatti via via sarebbero serviti proprio per evitare di trovarsi con il didietro al vento nel momento in cui si sarebbe dovuto mettere mano al portafoglio.
Il falso in bilancio viene da sé.
A questo punto chi ha gestito il tutto dovrebbe avere il pudore di dimettersi, anche solo per liberare il posto e lasciare che qualcuno gestisca il passaggio per rimettere in sesto il tutto ed andare in gara per ripristinare la legalità.