Scomporre e ricomporre
È sempre più chiara la strategia pensata dai soci pubblici per regalare la società a SAVE, a Marchi.
Il vaso di Pandora è scoperchiato ed il Re è nudo (e non è una gran bella visione – ndr), così potremmo dare il nome ad un giallo alla Ken Follett sulla Catullo S.p.A.: “Il puzzle di Pandora”.
Il vaso l’ha scoperchiato l’On.le Businarolo, mentre il Re Marchi è stato stanato, e quindi nudo. L’idea di fare un’assemblea con all’ordine del giorno anche l’approvazione del Progetto Romeo, e l’eventuale aumento di capitale, rende tutto sempre più chiaro.
Il Progetto Romeo, che abbiamo definito poco adatto alle ambizioni di un aeroporto a servizio di una città come quella di Verona, ed a un territorio come quello del Garda, conferma in definitiva il ridimensionamento messo in atto dalla SAVE di Marchi a danno della società di gestione.
Potrà replicare che queste siano affermazioni folkloristiche, o il teatrino dei pupi, ma pur essendone lui il socio controllore e di maggioranza effettiva (quella figurativa dice pubblico – ndr), deprimere il Catullo non è crearsi un danno alla Tafazzi, ma non perdere centinaia di milioni di euro su Venezia, quindi “smenare” qui qualche decina di milioni è poca cosa ed è per un bene superiore, il suo.
Il Progetto Romeo, nonostante non fornisca la capacità aeroportuale necessaria per garantire la domanda di traffico passeggeri di medio/lungo termine, deve essere comunque finanziato, come d’altronde il pagamento dei servizi forniti da ENAV (sentenza da 20 milioni – ndr).
Quindi la strategia è molto semplice: si porta in consiglio l’approvazione degli interventi urgenti di sviluppo (ci scappa da ridere) che ricevono l’approvazione del CdA Catullo (dopo che Aerogest avrà fatto altrettanto – ndr), si procede all’aumento di capitale (urgente), che sarà apportato solamente da SAVE in conto capitale, ed i soci pubblici accumulano debito, guarda caso nei confronti di SAVE, debito che potrà essere estinto solamente cedendo il resto della Catullo a SAVE stessa, ma non subito (troppo scontato – ndr), lasceranno passare del tempo, altrimenti qualcuno potrebbe sospettare qualcosa….(e ci scappa da ridere di nuovo).
Una vera porcata, per dirla in francese, naturalmente a danno del territorio. Il progetto Romeo che si vuole/deve finanziare non risolve i problemi del Catullo, ma questo non interessa ai soci pubblici, loro hanno fatto giuramento di fedeltà al Doge, e così sia.
Quindi SAVE ha ragione quando afferma che l’azionariato della Catullo non cambierà (subito – ndr).
Quest’ultimo passaggio si farà più in là, quando le acque si saranno calmate.
È così che opera il Doge, astuto animale della prima repubblica.
Lui le mosse le ha già messe tutte a segno con l’acquisizione iniziale (2014) in cui è stato sottoscritto un fantomatico piano investimenti da 130 milioni (70 su Verona e 60 su Brescia), mai presentato al territorio. Questi investimenti sono da realizzare entro il 2030, spiccioli se paragonati agli investimenti fatti da Bergamo, Venezia e Bologna che ormai fanno parte di un’altra categoria.
Il puzzle si completa con la sottoscrizione dei patti parasociali, dove si precisa che per cambiare il piano investimenti del Catullo, sottoscritto all’atto dell’ingresso in società, molto scarso e certamente non sufficiente per il rilancio di un sistema aeroportuale come quello del Garda in astinenza da anni di investimenti aeroportuali, serve una maggioranza qualificata.
Facendo i conti della serva, con SAVE già al 42%, diventa impossibile cambiare quel piano d’investimenti, proposto al ribasso da SAVE, ed il gioco è fatto: Catullo ridimensionata e per sempre prigioniera di un piano d’investimenti che porta al nulla. A questo dobbiamo aggiungere che i nostri soci pubblici, eroici, all’epoca hanno ceduto anche il diritto di prelazione sulle quote detenute da essi stessi, un vero affare e soprattutto “game over” per gli stessi soci pubblici che si trovano in pancia azioni Catullo deprezzate e vincolate ad una valutazione della Catullo a prezzi di saldo (pretesi dal Doge).
Un danno enorme perpetrato nei confronti di una città e del territorio che meritavano e meritano ben altro, e che potevano e potranno decollare solamente andando in gara.
Le prossime settimane sono decisive per il futuro del Catullo, il Fondo Australiano ha portato scompiglio ed i bene informati dicono che siano molto determinati, anche se il Doge, che è stato vivisezionato dagli stessi canguri che volevano comprare SAVE, ma che l’hanno lasciata dov’è per ragioni di impossibilità di sviluppo, dirà che sono solo una “notizia infondata e folkloristica”.
Sarà interessante vedere come reagiranno i nostri soci Aerogest con in testa il Presidente Riello.
Il Ministero sta sul pezzo, la Corte dei Conti in agguato… e la Procura, vigila?
Possibile che gli “aerogesti” rifiutino le lusinghe del Fondo pronto ad investire quattro volte ciò che vuole investire il Doge?
Stanno rifacendo la via di rullaggio lasciandola alle dimensioni militari, ben al di sotto degli standard che hanno Bologna, Bergamo , Venezia ecc. Larga 28 metri contro 23,50. Sufficiente per velivoli tipo 737 e mai per stazze superiori: per questi faranno uno spanciamento lato pista. Smantelleranno circa 300 metri di pista già strutturata lato sud per fare un’area sicurezza detta RESA, peraltro necessaria, quando, preservando i 300 metri di pista oggi non utilizzata e che avrebbe in futuro portato la sua lunghezza a 3300 metri, come Venezia ( Sic!!!!!) e molto più di Bologna, Bergamo, Linate ecc. si poteva fare più a sud, visto che lo spazio c’è. Interventi del Piano Romeo, che relegheranno definitivamente il Catullo nel novero degli aeroporti minori. Fermateli vi prego. Siamo ancora in tempo. Dove siete Dal Moro, Businarolo Bla Bla Bla, Bertucco, Sindacati, Re Tentenna eccetera????? Ci siete o ci fate?
E S A T T O !!! è tempo che lo dico che ci stanno castrando anche a livello infrastrutture di volo, perché se in futuro si spostasse a nord il terminal si dovrebbero rifare da capo la taxiway T ed i raccordi B-F perché inadeguati
PS. Non 28 metri contro 23,50 ma 18 contro 23,50. Lapsus.
Tutto corretto quello che scrive il mio omonimo. Lo sanno anche i sassi che l’unica possibilità di ampliare l’apron, cioè quella parte dell’aeroporto che accoglie gli aerei in sosta, è sul lato ovest della pista. Ed è proprio per questo che la taxiway dovrebbe essere certamente rifatta, ma con standard che permettano il transito di aerei di categoria superiore ai 737 e 320, in modo da essere pronti quando, in un futuro molto lontano, si dovesse arrivare all’occupazione della zona nord ovest di Villa.
Ha ragione Zanotto quando scrive che si sta facendo di tutto per limitare il futuro del Catullo, e quest’ultima mossa la conferma in pieno. Taxiway ridotta significa anche limitazioni nel numero dei movimenti orari. Il delitto perfetto.
Vanno fermati subito, bloccando i lavori. Meglio un blocco oggi che la castrazione domani. Il Catullo NON avrà futuro se fanno queste opere. In Aerogest manca cultura aeronautica. Anche un bambino, anche solo appassionato di temi aeronautici, capirebbe che questi errori NON si devono perpetrare. Perché dunque, oltre all’ignoranza e pochezza politica, dobbiamo combattere anche contro l’ignoranza tecnica? Il tutto alle spalle dei veronesi ai quali pare non fregargliene nulla; del resto manca l’informazione della Pravda.
Cosa fare? Il tempo è tiranno, la ghigliottina è pronta ed il boia è già sulla pedana.
Leggendo la relazione generale del Piano Romeo, oltre al rifacimento inopinato della via di rullaggio, pare che venga demolita anche la testata pista in calcestruzzo lato sud, 04 per intenderci, per far posto alla RESA ( in tutti i sensi). Dunque, quel pezzo di pista di circa 300 metri, consente di avere una TODA di più di 3300 metri ed una TORA di poco inferiore. Dimensioni che consentono l’agibilità anche si grandi aerei, i 747-400 ad esempio ma anche all’A380 se mai atterrerà al Catullo. Togliendola, le dimensioni si ridurrebbero ai 3000 metri, castrando, come dice il Lettore, il futuro possibile sviluppo. Da qui si capisce quanto Save assomigli ad una locusta.