LETTERE ALLA REDAZIONE
Egregio Direttore,
vedo che la questione del Catullo ha preso la via del silenzio. Noto con dispiacere che nemmeno più i politici cittadini, che penso usino anche l’aereo, si esprimono sulle sorti dell’aeroporto, e su cosa ne sarà di Brescia.
Quello che vedo è la fuga dal Catullo, sia esso Verona o Brescia, ed infatti anche il numero tre di SAVE, quello deputato allo sviluppo di Brescia, se n’è andato, ha mollato, dimesso e ciao ciao. La barca affonda e lo sviluppo non c’è stato. Vi lascio un link da leggere su ciò che ci si aspettava e non è mai accaduto (https://lemienotizie.com/2016/06/29/trasporto-cargo-save-scommette-su-brescia/) a tre anni di distanza. Anzi.
Ho letto che ci sarà a breve un incontro pubblico molto interessante, e parteciperò con piacere tra il pubblico per sentire cosa avranno da dire i Presidenti sia del Catullo che di Aerogest.
A quel che so, e a quel che ho letto, il bilancio fa acqua e sarà approvato con un deficit sostanzioso si parla di -7/8 milioni di euro.
La mia fonte mi ha detto che sarebbe una perdita inesistente, perché di fatto l’aeroporto sarebbe in utile, ma devono approvarlo in deficit perché devono giustificare un accantonamento per pagare la sentenza da più di 20 milioni.
Non ho dimestichezza con le questioni economiche, ma non mi sembra possibile mettere a perdita un accantonamento, o sbaglio.
Ho letto anche che Brescia è in perdita di altri 8 milioni, come tutti gli anni, quindi com’è possibile che il bilancio della società veda solo un rosso di 7/8 milioni con l’accantonamento e il traffico nullo su Brescia? Mah, le solite alchimie di bilancio…
Fossi un componente del Collegio Sindacale, andrei di corsa dal PM di turno a raccontare cosa accade.
A mio modestissimo avviso, caro Direttore, fatti scappare gli australiani che di soldi veri ne avevano per tutte e due gli scali, con buona pace di quelli che dicevano che si sarebbero portati a casa il 75% della società, e fossi stato chi ha il potere di firma mi sarei fatto garantire gli investimenti annunciati per 5/600 milioni e poi avrei consegnato anche una bottiglia di durello, finirà che il Marchi metterà mano al portafoglio, finanzierà la società per chiudere il debito e si intascherà l’80% se non di più, senza aver fatto nemmeno un briciolo di tutti gli investimenti annunciati.
Lo scalo di Brescia sarà scorporato, non crede? Io penso di si. Ormai è chiaro che di Verona e dell’aeroporto non importa a nessuno, e pochi o pochissimi capiscono qualcosa dell’argomento.
Ci fosse un centro di accoglienza rifugiati, o che ne so io, qualcosa di eclatante, allora avremmo la massima attenzione di tutti i politici di tutti i colori.
Qui in realtà non si comprende che ci sono posti di lavoro da salvare e possibilità d’investimento da sviluppare, con indotto anche nel territorio.
Ma per fare il favore all’amico, si butta tutto nel cesso.
Amen, ci vedremo il 5 luglio.
Grazie per la pazienza e, se riterrà di pubblicare questa mia lettera/sfogo, la ringrazio.
Giandomenico Bocchicchio
Si può solo essere d’accordo. Anche l’Assessora veneta e veronese ai trasporti e infrastrutture De Berti, annunciando investimenti milionari per le Olimpiadi, dimentica totalmente il Catullo ed anzi insiste per la ferrovia al Marco Polo.
A Venezia stanno allungando addirittura la pista secondaria e a Villafranca hanno castrato quella principale. Io penso che, dopo aver lasciato sfogare i bollenti spiriti critici ed appassionati, secondo una efficace tecnica politica, si stia passando al solito consociativismo tra i pochi saputi e potenti: il popolo non ha diritto di conoscere né di sapere. Il silenzio e la palude sono le ambientazioni preferite dai coccodrilli.
Invito dunque a persistere nella denuncia e nella ricerca della verità e della trasparenza, e che siano martellanti, senza abbassare la guardia.
Condivido, Aldo.
Il popolo o si sveglia o veglia.
Qui si vede di che pasta sono fatti i veronesi, quasi tutti a pontificare, e nessuno, poi, a lavorare sul campo, salvo lamentarsi delle cose che non funzionano. Il coraggio delle azioni, questo manca, si lascia che qualcun altro ci pensi e si delega la propria esistenza.