Marchi, esempio di imprenditore partorito dalla politica ….
Leggiamo con grande interesse l’intervista del Presidente Marchi sul Corriere della Sera dal titolo “ Privati o Pubblici, qui nel Nord Est”. Stupefacente il punto di vista del Doge che parla come se fosse Steve Jobs o Bill Gates, che oltre ad essere dei geni, sono partiti dal nulla iniziando le proprie fortune dal garage di casa.
Il caso Marchi fa rabbrividire se solo accostato alle storie di grandi successi imprenditoriali che hanno contraddistinto il ventesimo secolo. Marchi nella prima repubblica ha rappresentato la politica Veneta ed ha avuto tutto molto facile e senza sforzo, a partire dalla concessione dell’aeroporto di Venezia e a tutti i finanziamenti di cui ha goduto dalla Banche Venete, si proprio quelle Venete fallite per un sistema clientelare di cui ha goduto anche lo Steve Jobs nostrano.
Il giornalista nella stesura dell’intervista ci sembra molto generoso con il Marchi, i nuovi soci di SAVE hanno quasi il 90% della società e la governance è saldamente in mano loro e non in quelle del Doge relegato al 10%, con il fiato sul collo del rimborso o della (scura ndr) cessione. Poi tra i sassolini che si toglie dalle scarpe ci mette anche la Catullo, dove controlla la società con un operazione definita non conforme sia dall’ANAC che dall’Antitrust, poco importa che la Procura di Verona abbia ipotizzato il reato di abuso d’ufficio per i soci Veronesi che hanno orchestrato l’operazione.
Il Marchi dice di aver trovato perdite per 60 milioni e ridotto drasticamente i costi e portato in utile la Società di Gestione, ma questo lo dice lui, e non pochi sanno come invece ha ridotto la società, Il Catullo è ormai definito da tutti l’aeroporto più brutto del Nord Italia. Le strombazzate di promesse d’investimenti e sviluppo come al solito sono rimaste lettera morta ed il bilancio 2018 si annuncia con perdite importanti.
L’articolo addirittura cita lo scalo di Brescia, ma ci chiediamo se il nostro giornalista del Corriere si sia mai recato a visitare lo scalo fantasma? (Tra l’altro sembra che Striscia la Notizia sia andata a Montichiari per certificare il nulla).
Una vera perla su come non si gestiscono gli scali, un esempio da manuale di incompetenza. Perdite operative insostenibili, la presenza a carico dello Stato di tutti gli enti necessari per garantire l’operatività dello scalo, tutto rigorosamente senza traffico ! Ma questo non lo dice il nostro Presidentissimo Marchi, tanto paga lo Stato e lui è molto abituato ad avere queste agevolazioni. Gestire lo scalo di Venezia e come vendere acqua minerale fresca nel deserto, non si può sbagliare ma non si sa mai ….
Poi dice che da quando è arrivato lui il traffico cresce al 10%, ma questa è la solita propaganda, e i numeri sono impietosi e parlano per lui. Il traffico cresce ovunque in questi ultimi anni, non solo in Italia ma in tutta Europa. Quello che Marchi non dice è che, nonostante questa incontrastabile circostanza, Verona continua ad essere lo scalo che cresce di meno, per non parlare di Montichiari…
Quest’estate lo scalo Veronese ha mostrato tutti i suoi limiti di capacità operativa, rifiutando gli slot che ne avrebbero aumentato davvero il traffico, e il povero passeggero ha dovuto subire tutta l’inefficienza e disorganizzazione della gestione SAVE del Catullo.
Per nostra fortuna non ha osato dire che ha fatto fare lui la pista di volo e che prima del suo arrivo era in erba, evviva la libertà di stampa, tanto è permesso dire tutto ed il contrario di tutto ed in questo Il Presidente Marchi – lo Steve Jobs nostrano – non si smentisce mai!
ieri Lunedì 17 settembre sono iniziati i lavori di rifacimento della taxiway Tango e i raccordi Bravo e Foxtrot. Ad oggi nessun strombazzamento per mezzo stampa, strano visto che potrebbero far vedere che investono i $oldi per il catullo, e comunque (stando a quanto scritto nel MP) rimarrà zoppa.
Ultimo Tango a Parigi. Ah no, Parigi no, hanno levato il volo.
Consoliamoci con la mazurka di Iasi o il sirtaki di Santorini, ma solo d’estate, mi raccomando.