Avremmo potuto tapparli…
Sgomberiamo il campo da facili strumentalizzazioni, non parliamo della sicurezza aeroportuale garantita dalle forze dell’ordine a cui va il nostro più alto rispetto e ringraziamento per tutto il lavoro che svolgono in aeroporto.
Parliamo di altri buchi, senza facili ironie.
Il primo buco in ordine di grandezza: Ex Cava Marchi.
Già il nome sembra una contraddizione nei termini, posto che il Doge è il Dott. Marchi. Il Comune di Villafranca (quello che ha venduto per due soldi non il topolino, ma la quota dell’aeroporto) aveva ripetutamente intimato al Catullo di provvedere alla bonifica dell’area. Per chi non conoscesse il sito in oggetto, la ex cava è all’interno dell’aera aeroportuale nella zona dei parcheggi a destra di chi entra in aeroporto.
E’ ancora lì con la sua ricca vegetazione e la bonifica da eseguire.
In alcune conferenze di servizi in Regione, si era stimato che la bonifica potesse costare circa 500.000 euro, e che il sito sarebbe stato bonificato con lo sviluppo del piano industriale 2013-2022, essendo parte dello sviluppo della parte antistante l’aerostazione (chiamavasi P5 per approfondimenti chiedere al sig. Faccioli).
Entrata SAVE il silenzio è calato e nella cava, a questo punto, si potrà pescare in attesa dell’arrivo dei voli.
Il secondo buco: le macchine radiogene.
A chi non ne conoscesse le funzionalità consigliamo un giro sul sito ENAC (http://www.enac.gov.it/la_regolazione_per_la_sicurezza/security/attrezzature_di_sicurezza/index.html) per capire di cosa stiamo trattando.
L’area Cargo dell’Aeroporto Catullo, seppur molto ridotta, è sempre stata ultra operativa e ha gestito un discreto numero di tonnellate di merce. Le merci prima di essere sdoganate, o imbarcate, devono passare l’esame fondamentale: “I raggi x”.
Ovviamente tale normativa riguarda anche i bagagli di chi sbarca e di chi si imbarca, con necessità di controllo per la sicurezza dei voli e dell’aerostazione.
Gli investimenti necessari per l’adeguamento delle macchine, ormai obsolete, erano nel precedente piano industriale 2013-2022.
Entrata SAVE le macchine rimarranno le medesime e la sicurezza sarà garantita dalla buona volontà, e dalla pazienza nell’attesa delle operazioni da parte dei fruitori.
Il terzo buco, ultimo ma non per importanza: il Glycol.
Il Glycol è il liquido usato per effettuare il De-Icing, o l’Anti-Icing degli aeroplani; il liquido viene spruzzato sulle ali degli aerei e sul timone, per garantire la sicurezza del velivolo durante le manovre di decollo e di atterraggio, oltre che durante il volo (ampia bibliografia in rete).
Il Catullo aveva in previsione nel piano industriale 2013-2022 di realizzare una piazzola apposita nella pista di rullaggio, con vasche di raccolta del liquido, poiché la dispersione nell’ambiente provoca l’inquinamento sia della superficie di utilizzo, che delle falde acquifere sottostanti.
Entrata SAVE l’operazione di “sgiacciamento” avviene sulla piazzola di sosta degli aeromobili, davanti alla stazione aeroportuale, senza alcuna prevenzione, e senza alcuna raccolta del residuo.
Certamente è un costo in meno, e certamente è una fonte di inquinamento in più.
Suona singolare che l’ARPAV non sia mai intervenuta, se basta un semplice rigurgito di fogna nell’Adige per gridare all’inquinamento batteriologico.
Non sveliamo situazioni sconosciute, ma poniamo l’attenzione a chi di dovere, e ai soci tentennati, sui veri problemi di gestione, intercettando, questi problemi, la salute di tutti, non solo del Presidente Arena o del Presidente Riello, ma quella di chi lavora all’Aeroporto, e di chi lo usa (pochi per la verità) per partire o arrivare.
Il tappo è saltato, senti che botto…!