L’economia e crescita della città di Verona vive d’aeroporto ed il crollo di spettatori in Arena dipende da quello, ma questo lo hanno capito in pochi…
In passato abbiamo più volte evidenziato come l’economia e crescita della città di Verona si basi su 3 pilastri di riferimento: La Fondazione Arena, La Fiera ed il tanto bistrattato Aeroporto. Il successo dell’uno non può prescindere dall’altro, un sorte di parto trigemellare monozigote con lo stesso patrimonio genetico. Se andassimo ad analizzare quello che la politica consociativa di Verona ha combinato in questi anni su questi pilastri di riferimento, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli.
La Fondazione Arena che gestisce il teatro dell’opera all’aperto più grande del mondo, unico in assoluto, e come noto dalle cronache, è stato commissariato per incapacità del socio Comune di Verona di gestirlo, dargli una prospettiva che potesse attrarre turismo verso la città di Verona.
Sappiamo come stanno andando le cose, sempre più incertezza con una gestione clientelare da 1° repubblica.
La Fiera di Verona nota in tutto il mondo per il VinItaly, Marmomac, Cosmo Bike Expo e Fiera Cavalli, sta lentamente spegnendosi in assenza di un rinnovamento che avrebbe dovuto potarla a primeggiare nel 3° millennio (nuovo logo a parte). Invece no, mentre le altre Fiere si sono rinnovate nei quadri dirigenziali che hanno portato a logiche di sviluppo diverse da quelle tradizionali, con il riposizionamento delle aree fieristiche in zone più decentrate e vincine ai maggiori collegamenti viari con aeroporti, stazioni ferroviarie e autostrade, la nostra benamata fiera è rimasta quella di 30 anni fa: stesso posto, stessa struttura espositiva (superata) e, come in molti casi, stesse persone senza un ricambio di idee e strategie di lavoro.
La nostra fiera “affoga” in un area centrale la cui viabilità, da almeno un decennio, non regge più.
Lontana e mal collegata con l’aeroporto e la stazione ferroviaria, con parcheggi drammaticamente insufficienti e che fino a quando l’area prospicente la fiera era in mano al Comune era ancora possibile utilizzare, ma adesso con lo sviluppo eseguito e fortemente voluto dall’ex Sindaco Tosi (!), la situazione è molto più che tragica con effetti che si stanno facendo sentire in tutta Verona sud.
Non vogliamo certo ergerci a “tuttologi”, ma con un DG della Fiera lì da più di 30 anni a occuparsi più dei capricci dei Presidenti Capitani d’Industria, ma nominati dalla politica, e dei suoi guai giudiziari, che del futuro sviluppo di un ente di fondamentale importanza per l’economia della città, difficilmente si avrà uno sviluppo da terzo millennio.
A voler “copiare” quello che hanno fatto gli altri, crediamo che già da un decennio la fiera andasse rilocalizzata in un area decentrata, magari sull’area oggi occupata dalla base militare di Villafranca accanto all’aeroporto. Possibilità di grandi sinergie con il Catullo, soprattutto nell’aerea della gestione parcheggi, ma questo è come il “fantacalcio” si parla per gioco e tutto finisce lì.
Dell’aeroporto invece si sa tutto, ma anche qui nessuno che si muove, eppure il degrado e la perdita di competitività degli altri 2 pilastri di riferimento per la città sono anche dovute alla gestione “allegra” della Catullo S.p.A.. Ci troviamo di fronte ad uno scenario con effetto “domino” ed i birilli sono tutti a terra.
Oggi vogliamo fare un approfondimento su come la perdita della competitività dello scalo di Verona abbia impattato soprattutto sugli spettacoli dell’Arena, portandola al commissariamento. Abbiamo messo a confronto il numero medio di spettatori con il traffico passeggeri nel periodo degli spettacoli, ossia il periodo giugno-agosto. La tabella e il grafico che segue chiaramente indicano una correlazione diretta tra traffico passeggeri e spettatori medi presenti in Arena.
Il grafico sopra descrive molto bene la situazione, a parte per l’anno 2014 che ha visto più di 10 spettacoli cancellati per mal tempo, emerge chiaramente che l’Arena, senza un aeroporto in grado di garantire crescita, soprattutto di traffico internazionale, non ha futuro.
A conferma di tutto ciò, i dati del “XXII Rapporto sul Turismo” (Cnr-Iriss) presentato al BiT di Milano, confermano che la componente internazionale del turismo ha superato quella nazionale. Verona in graduatoria si colloca delle città d’arte al 5° posto con un 57.5% dopo Venezia (86,5%), Firenze (73,9), Roma (70,1%) e Milano (64,9%). Importante notare come tutte queste città abbiano aeroporti efficienti che negli ultimi decenni sono stati sviluppati ed oggi colgono i frutti del lavoro fatto.
Non sono stati “capitalizzati” nemmeno i passaggi del 2015 con l’Expo, nonostante la possibilità di mettere in campo sinergie con il territorio, tali da portare a soggiornarvi una gran parte dei visitatori che a milioni hanno animato Milano durante l’apertura dell’esposizione.
Occasioni perse su cui riflettere per dare finalmente spazio ad uno sviluppo necessario per il territorio.
Buttando lì dei numeri possiamo valutare che se l’Aeroporto fosse sviluppato per arrivare ad avere, come può, gli 8 milioni circa di passeggeri, dovrebbe necessariamente potenziarsi in termini occupazionali, raddoppiando almeno gli attuali occupati che sono circa 4.000.
Creare nuovi posti di lavoro, dando da vivere ad almeno 2.000 famiglie in più dovrebbe essere un bel biglietto da visita politico, ma i tempi di Achille Lauro sono lontani.
Anche la Fondazione Arena, dopo il commissariamento per la gestione allegra dei conti, sta cercando di risalire la china, ma chi la guida, dopo aver pontificato mirabolanti novità, o quasi certe ristrutturazioni (come il recupero del corpo di ballo), ha tergiversato ed ora la situazione è in una difficile fase di stallo.
Senza alcuna progettualità, e incapace di programmare il futuro, la Fondazione Arena langue alla ricerca di occasioni dal facile clamore mediatico (operazioni netrebko/zeffirelli) senza costruire il benché minimo rilancio organico ed organizzativo.
I dirigenti che hanno accompagnato l’azienda al commissariamento sono ancora al loro posto e si è ben lungi dall’essere quell’azienda agile e snella che il mercato richiederebbe.
Solo grazie ad una compagine lavorativa, a questo punto per fortuna, vecchia ed esperta, si riesce a fare fronte agli impegni che vengono programmati senza alcuna logica se non quella del tappabuchi. Gli esecutori e i programmi musicali cambiano in continuazione, si può dire quasi ogni giorno, segnale del disorientamento di chi è al timone. Il pubblico della sinfonica ha raggiunto livelli di vuoto mai visti e ormai si consegnano in sala i programmi senza i cambiamenti nemmeno più annunciati al pubblico.
Il consociativismo politica/affari continua a dettare legge e gli esempi di buona amministrazione della musica all’estero ignorati. Possiamo solo concludere che se non ci svegliamo ed investiamo nei nostri pilastri di riferimento…
La pochezza attuale di Verona è direttamente proporzionale a quella culturale e quindi politica. Basta sentire come parlano i veronesi della Bra: dialetto verace o italoveronese. Invito a fare una puntata nel trevigiano o a Padova città e si sente tutto un altro stile e si percepisce un buon grado di eleganza. A Verona trovi la signora vestita all’ultima moda che ti risponde ” eto capìo?”, oppure il signore distinto che sa tutto di tutto senza l’ ombra di un congiuntivo azzeccato.
Un sindaco pettegolo che mette il naso dappertutto tranne che nelle decisioni importanti, preferendo demolire il predecessore che a costruire una parvenza di strategia per il futuro della città. Una Curia invadente e autoreferenziale, chiusa tra le sue mura attorno al Duomo. Una classe imprenditoriale che bada a se stessa e al proprio portafoglio e che si accontenta di un collegamento aereo con Francoforte per il resto del mondo, comodo e sufficiente per le proprie necessità. Insomma, Verona dorme nel proprio letto di bambagia mentre attorno si vola alto. C’è da tremare e piangere di rabbia per questa situazione. Non si vede la luce la’ in fondo! C’è una generazione di classe dirigente incapace di leggere l’attualità e tantomeno di pensare il futuro di Verona. I giovani sono lontani e “bevuti” di benessere e tenuti assopiti affinché non rompano i c.
“Ha da passa’ a nottata!!!”
Speriamo nelle prossime elezioni!!