Aeroporto Catullo – Dubbi e “certezze” dei soci

 
 

La pancia vuota e la mente in confusione

In questi giorni i soci Catullo sono chiamati ad esprimersi e non nascondersi dietro i paraventi della politica del non sapevo, che ormai non regge più. Per i Veronesi il parere ANAC era ovvio che arrivasse con le conclusioni attese, mentre per la politica locale Veronese è un fulmine a ciel sereno.

I protagonisti in questi giorni hanno tentato attraverso i giornali di spiegare con pareri di illustri giuristi, la presunta azione trasparente ed alla luce del sole, tanto regolare e trasparente non era, ma quello che non è stato detto è che l’ingresso di SAVE non ha portato alla grande svolta per la Catullo, anzi un vero disastro sotto gli occhi di tutti. Per nostra fortuna Riello ed Arena questa volta ci hanno risparmiato le solite prediche di quanto e brava SAVE, soprattutto perché sarebbe quasi impossibile sostenerlo.

I dati di traffico sono da sempre un giudizio imparziale e chiaro che, come da noi pubblicato, mettono Verona fanalino di coda per crescita nel panorama del Nord Italia e addirittura l’aeroporto di Brescia risulta non classificato.

E’ sicuramente un momento d’oro per il trasporto aereo, con il Nord Italia che fa da traino: Bergamo, Milano, Bologna, Treviso e Venezia tutti crescono bene soprattutto nella componente intenzionale del traffico passeggeri invece Verona no. Poi se tocchiamo l’argomento investimenti infrastrutturali c’è da sentirsi male, Verona primo aeroporto in decenni che subisce una riduzione di tariffa perché non vengono fatti (ma riconosciuti in tariffa) gli investimenti previsti nel contratto di programma.

Riello ed Arena avevano riempito pagine di giornali spiegando quanto sono bravi quelli di SAVE, una sorte di “meno male che SAVE c’è” senza riferimento ad un ritornello che in passato ha elogiato un noto politico.

Ma ora viene il difficile, ANAC ha scandito a chiare lettere che l’operazione non è conforme alla legge, e che gli atti sono stati trasmessi in Procura ed alla Corte dei Conti: ed ora cosa faranno i soci?

Già ieri abbiamo ipotizzato delle posizioni.

Di certo c’è che Verona è cresciuta marginalmente come traffico rispetto agli altri aeroporti in Italia ed ha subito un ridimensionamento importante, ad oggi nessun investimento, nessuna strategia di sviluppo ed una riduzione costante di personale che se ne va non perché in mobilità, ma perché non è più possibile lavorare nella confusione ed incertezza in cui naviga la Catullo sotto la guida SAVE.

Per SAVE meno sono quelli della Catullo meglio è, i risultati si vedono con uno spettacolare pareggio di bilancio (a breve la publicazione) che con le partite straordinarie, la riduzione del personale, investimenti non fatti ma riconosciuti in tariffa (poco importa se li devono restituire) serve a mostrare che i conti sono in pareggio e tutto sembra volgere al meglio.

Arena e Riello si sono promossi da soli, gran lavoro dicono a tutti, siamo cresciuti del 20, no del 30% e se pensate che stavamo per fallire … anche se i bilanci dicono il contrario.

L’ex Sindaco Tosi in questi giorni e venuto in soccorso all’amico Arena con un “non si è fatto avanti nessuno, solo SAVE si è presentato con i soldi”, incredibile leggere queste cose sapendo tutto quello che i soci pubblici (compreso il comune di Verona con Tosi Sindaco) hanno speso per appianare i debiti e preparare il pacco regalo per l’amico Marchi a cui è difficile negare un piacere quando lo chiede, soprattutto se con possibili contropartite.

Detto tutto ciò, noi come Verona News, ci chiediamo: vogliono veramente farci credere che l’ingresso di SAVE in Catullo sia stato l’affare del secolo per Verona?

Qualche considerazione che speriamo faccia anche la Procura: in questi giorni è stato reso noto che l’aeroporto di Trieste, che è pari ad un quinto del Catullo, in termini di traffico e infrastrutture, viene messo in gara.

Una gara strutturata molto bene in 2 fasi, una prima fase dove il nuovo socio entrante avrà una quota del 45%, e poi una volta sottoscritti e realizzati gli investimenti del piano industriale 2018-2020, ha facoltà di salire e controllare la società. La valutazione della società fatta da advisors internazionali è stata di 70 milioni di euro a base d’asta. Per entrare in prima fase nella compagine societaria quindi servirebbero almeno 30 milioni di euro oltre gli investimenti previsti. Abbiamo sentito alcuni esperti di settore che ci dicono che con ogni probabilità la gara, a cui hanno già aderito società leader del settore, sarà aggiudicata con una valutazione complessiva di 80/90 milioni di euro. In termini pratici, l’ingresso del socio privato frutterà al socio pubblico dai 36 ai 40 milioni di euro per il 45% senza ancora il controllo che rimane in capo al socio pubblico.

Se torniamo a quello che è successo in Catullo, al momento d’ingresso del socio SAVE la Catullo S.p.A. è stata valutata complessivamente circa 57 milioni. Con l’acquisizione delle quote del Comune di Villafranca e l’aumento di capitale fatto, SAVE sale al 40,3% con 24 milioni di euro. Va poi evidenziato che SAVE con il 40% della Catullo acquisisce anche il controllo della società a causa dei patti parasociali sottoscritti con i soci pubblici della Catullo.

Pare evidente che qualcosa non torni, Trieste come dimensioni è circa un quinto della Catullo che ha, tra l’altro, 2 concessioni quarantennali, possibile che Trieste valga il doppio?

Ma non finiscono qui i regali a SAVE, nella firma del contratto d’ingresso nella compagine societaria della Catullo, SAVE ottiene una manleva che la libera verso qualsiasi conseguenza patrimoniale negativa dovesse insorgere dalle passate gestioni. Tanto per fare un esempio la causa persa con ENAV, con la condanna al pagamento di circa 21 milioni, sarà a carico dei soci pubblici e non di SAVE!

Facile intuire, anche per i meno esperti, che i nostri eroici soci Veronesi hanno fatto un vero regalo a SAVE che prende una quota del 40% della Catullo, con il controllo, senza assumersi responsabilità pregresse che sono in carico al pubblico.

Nel frattempo SAVE viene messa sotto controllo dai fondi Deutsche Bank e Infravia, che si aspettano, quanto meno, di riprendere i quattrini investiti, puntando ad un valore di SAVE, da rimettere sul mercato, rinvigorito dai risultati di traffico, il tutto a danno di Verona e Brescia.

Ora viene il momento della verità, cosa faranno i soci pubblici?

Possiamo, quindi, presumere che si allineeranno a SAVE in un ricorso contro il parere ANAC.

Noi ci chiediamo se si può essere così ingenui e non vedere i fatti per quello che sono, o la partita è solo economicamente utile solo per alcuni partecipanti.

L’ingresso di SAVE ha portato un nulla assoluto da un punto di vista tecnico, economico e soprattutto strategico. Appare come un vero inciucio da prima repubblica che ha devastato l’asset più importante della città negli interessi di pochi a danno di tutto il territorio, i Veronesi lo hanno capito bene, peccato che i presidenti Riello ed Arena siano ancora legati al cordone SAVE, non quello della borsa.

E’ comunque difficile capire il perché di tanta fedeltà in difesa di SAVE da parte dei due Presidenti, un politico importante del passato spesso diceva che “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.

Povera Verona ….

Il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca…?

 
 

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