Aeroporto Catullo – Dio perdona, la Corte dei Conti no

 
 

Il gioco dei tre bussolotti…

E’ giunto il momento di dare i numeri.

Abbiamo letto su “Il Fatto Quotidiano” che il Doge Marchi ha venduto a Deutsch Bank e Infravia il 90% dell’Aeroporto di Venezia per più di 1 miliardo. Certamente la vendita era improcrastinabile per coprire la situazione debitoria dei due soci storici di SAVE, Marchi e De Vido verso le sconquassate banche Venete.

Sappiamo che, con l’ingresso in Catullo, SAVE ha preteso la manleva da parte dei soci pubblici rispetto ai debiti presenti o futuri, quasi certi. Tra questi ricordiamo la vertenza Avio Handlig, quella con Ryanair, quella con ENAV, ed il debito verso l’INPS solo per cintarne alcune.

Possiamo supporre, visto il valore della vertenza ENAV, che l’importo dei debiti potesse essere stiamo vicino ai 70 milioni di euro. Quindi il valore dell’aeroporto, che hanno pacificamente indicato a base dell’aumento di capitale risulta essere poco più di 50 milioni, doveva essere invece di 120, almeno.

Pertanto l’aumento di capitale di 23 milioni come versato da SAVE, avrebbe dato a SAVE circa il 20% della Catullo e non il 40%, considerando il fatto che i debiti pregressi sarebbero stati a carico dei soci pubblici. Va poi evidenziato che quei furbini dei soci pubblici guidati dall’accoppiata Arena-Riello non solo hanno concesso la manleva, ma hanno ceduto il controllo con dei patti parasociali che solo Arena & co potevano firmare. Cedere il controllo di una società significa cedere un valore importante in termini monetari, e in proporzione dovrebbe costare molto di più, allora perché l’hanno fatto?

Non sappiamo se i soci pubblici siano ingenui o semplicemente in malafede nell’operazione Catullo-SAVE. Da registrare che anche al Comune di Villafranca manca, quindi, almeno un milione di euro nella svendita a SAVE.

L’operazione di ingresso di SAVE nella compagine della Catullo sarà scrutinata sotto

la lente di ingrandimento sia della Procura, che della Corte dei Conti Veneta.

E’ evidente che qualcosa non torni, ballano molti milioni nella valutazione e qualcuno dovrà pur pagare per il danno arrecato al territorio.

La due diligence, durata quasi un anno, ha visto SAVE assistita da importanti studi legali ed advisors internazionali che hanno avuto vita facile con i professionisti nominati dalla Catullo con il Dr. Dorio, commercialista, amico del Presidente Bianchi (Presidente della CCIAA di Verona all’epoca), che poco o nulla sapeva di aeroporti, e l’inossidabile Avv. Maccagnani, eminenza grigia delle strategie cittadine nell’era Tosiana, e membro del pool di giuristi che hanno confezionato il parere che ha aperto le porte della Catullo a SAVE, e che per fortuna non ha convinto ANAC.

La domanda ora è ingenui o in malafede? Possibile che la Catullo non abbia nominato un advisor di spessore per difendere i propri interessi e quelli dei soci pubblici?

I professionisti hanno comunque delle responsabilità importanti in quello che è successo e questo fatto non può essere dimenticato, starà a loro mostrare le competenze maturate sul “campo di volo” per traghettare una società così importante verso le secce della laguna veneta.

Ci allineiamo a quanto scritto nell’articolo de ”il Fatto Quotidiano”, ma che cosa ci ha guadagnato Verona in questa operazione?

Ciò che ha guadagnato SAVE è evidente, ma quello che ci rende perplessi e rabbiosi è come i soci non abbiano assolutamente fatto gli interessi del territorio, nonostante i grandi annunci dell’allora assessore Toffali (http://www.larena.it/territori/citt%C3%A0/catullo-via-libera-all-entrata-di-save-con-venezia-sinergia-strategica-1.3099722), con buona pace dell’attuale consigliere Bertucco.

In una trasmissione televisiva, che trattava l’argomento dell’interesse nazionale nel modo degli affari, veniva evidenziato come in Italia non esista un sentimento “nazionalista”, di protezione dei beni “pubblici”, mentre in Francia è un dovere a cui non ci si può sottrarre.

Numerose sono le partecipazioni straniere in asset strategici, mentre quelle italiane sono votate a consociativismi e aiutini agli amici.

I nostri soci Catullo non hanno sicuramente voluto smentire le statistiche e non hanno certo badato agli interessi del territorio.

Gli interpreti dell’affare Catullo sono sostanzialmente tre, SAVE, i Presidenti, i soci pubblici.

Ora rispondete, sotto quale bussolotto si trova la pallina?

 
 

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