Dogemangiafuoco, il Gatto e la Volpe
Nonostante il periodo ferragostano, il tema SAVE – Catullo rimane argomento del giorno con un intervento importante e pragmatico dell’On.le Dal Moro che chiede a gran voce un intervento del Ministro Toninelli per riportare quanto successo con l’ingresso della SAVE in Catullo, senza una gara pubblica, nell’alveo della legalità.
Non è mancata la risposta sorprendente attraverso l’organo di stampa ufficioso della Catullo S.p.A., L’Arena di Verona, di Fracchia, che al cospetto del Megapresidente deve sostenere il palco, chissà se sarà umano il Doge…. In particolare, Fracchia-Pinocchio dichiara: “Ma il Piano di Rilancio funziona e va avanti” e noi ci chiediamo quale piano di rilancio e che cos’è che funziona allo scalo di Verona, per non parlare poi di Brescia, a quattro anni dall’ingresso di SAVE? L’importante che Fracchia lo renda pubblico anche attraverso le pagine de L’Arena (il Gatto – giornale di Confindustria – ndr). Noi non lo conosciamo questo fantomatico piano e crediamo che buona parte dei Veronesi e Bresciani lo vorrebbero conoscere e magari commentare. Quello che invece abbiamo conosciuto bene durante quest’estate sono i disservizi che hanno subito i passeggeri con livelli di servizio cha accomunano l’aeroporto ad una casbah, difficili da spiegare e troppo coloriti da descrivere in breve. L’On.le Dal Moro ha parlato di pessimo biglietto da visita per la città ed il territorio; noi vogliamo essere più drastici: così come stanno le cose lo scalo di Verona versa in uno stato semplicemente imbarazzante! Non vogliamo parlare di Brescia per non inferire in una situazione che meriterebbe l’intervento delle Istituzioni per il denaro pubblico sprecato.
Poi il nostro Fracchia afferma, inoltre, che: “i voli low cost rappresentano il 30% del totale rispetto a quelli di linea”. Ma caro Fracchia, i voli low cost sono anch’essi voli di linea e troviamo che questa confusione possa essere ascrivibile o ad ignoranza sul mondo del trasporto aereo, o a malafede per dipingere uno scenario che tale non è. Sullo scalo di Verona, come in quasi tutti gli aeroporti, operano voli di linea schedulati effettuati anche da vettori low cost e voli charter (o semi charter), che si distinguano dalla linea in quanto servizi aerei il cui rischio di impresa ricade principalmente su uno o più operatori turistici e quindi non sui vettori.
Quello che invece non dice o più verosimilmente non capisce il nostro loquace interprete è che lo scalo di Verona era tra i pochi scali di interesse nazionale ad avere importanti “Legacy Carriers”, compagnie aeree di grandi dimensioni, (tipo quelle che operano da Venezia per intenderci), per distinguerle dalle compagnie aeree no frills o low cost, che operavano da aeroporti Hub, aprendo così una porta sul mondo verso lo scalo di Verona.
Oggi a Verona sono rimasti come vettori Legacy: Alitalia, British Airways, Lufthansa, S7 ed Aeroflot, tutti gli altri vettori di linea sono di fatto low cost o charter o operazioni meramente stagionali. Considerando le rotte che vengono operate da Verona dalle Legacy ed escludendo la quota parte di voli charter, il low cost di linea dovrebbe ammontare a circa il 80-85% e non il 30% come afferma il nostro Fracchia. Quando affermiamo che lo scalo di Verona ha subito un declassamento e perché ormai la componente dominante che più cresce sullo scalo di Verona è quella domestica low cost. Dal 2014 ad oggi il traffico internazionale e diminuito di quasi 6 punti percentuali a spese del traffico domestico e tutto ciò non favorisce di certRITHISo il turismo a Verona, anzi …
Poi il Nostro continua a parlare “della nuova aerostazione Romeo” che altro non è che una sbilanciata ristrutturazione dell’esistente terminal partenze, senza interventi sugli arrivi, dove originariamente era prevista una rimodulazione degli spazi operativi in attesa della messa in cantiere di un vero progetto di rilancio dello scalo di Verona individuato dalla precedente gestione nel progetto Giulietta. La grande mossa di SAVE è stata quella di rendere il progetto Romeo l’investimento principale del rilancio per Verona, e l’avesse fatto… Abbiamo più volto evidenziato da queste pagine che il progetto Romeo poteva essere considerato solamente un progetto di transizione per arrivare a qualcosa in grado di soddisfare la domanda di traffico per il medio/lungo termine. Nel progetto Romeo non vengono ampliati i vari sottosistemi aeroportuali (forse in un’ottica di servire solo traffico incrementale low cost, che non richiede grandi opere), e quindi non si sarà grado di gestire la domanda di traffico previsto. Tale scelta non può che essere considerata l’ennesima conferma del ridimensionamento messo in atto da SAVE e avallato da Fracchia che, imparato lo spartito, canta sul palco de L’Arena. Con il naso che si allunga …
Inoltre, come si può pensare di gestire il traffico dei prossimi anni, verosimilmente in crescita, con le varie cantierizzazioni del progetto Romeo in aree operative, quando già quest’estate il terminal è andato in crisi con tutti gli spazi disponibili aperti?
Siamo alle solite, con annunci sul fatto che tutto stia andando bene e che l’attuale gestione sia brava e competente, ma la realtà delle cose ci indica che in più di 4 anni di gestione SAVE non sono stati fatti nessun tipo di investimenti, l’aeroporto sembra una casbah e le tariffe 2018 sono state ridotte per non avere fatto gli investimenti approvati e remunerati in tariffa e, verosimilmente, lo stessa cosa succederà con per le tariffe 2019.
La situazione ha raggiunto livelli di confusione tra i soci, ad eccezione di Salz Man (la Volpe) che sta fregandosi le mani nell’attesa di consegnare a Dogemangiafuoco la plusvalenza della cessione, ed i livelli di scoramento per i passeggeri sofferenti durante la stagione estiva in corso sono stati evidenziati in numerose segnalazioni, davvero non capiamo come si possa continuare così.
Purtroppo affermare: “va tutto bene madama la marchesa” è utile solo a confondere le acque, quando nelle concessioni pubbliche un controllo puntuale dei concessionari da parte delle Autorità preposte, nelle organizzazioni, nelle competenze, negli investimenti, nei piani degli interventi posti in essere è essenziale per garantire che opere pubbliche siano gestite adeguatamente sotto tutti i profili. La tragedia del ponte di Genova crollato ha sicuramente evidenziato che i controlli non ci sono ed i concessionari fanno come gli pare e piace.
A Fracchia sicuramente continuerà a crescere il naso, e si trasformerà definitivamente in Pinocchio con Dogemonagiafuoco a tirare i fili, mentre a pagare le conseguenze sarà inevitabilmente la citta di Verona e il territorio.
Continuo a non capire i motivi veri di tanto autolesionismo veronese ed ancora meno il silenzio persistente di Re Tentenna. Scheletri negli armadi? Come fa il doge Save a tenere in scacco la politica veronese? Con quali mezzi? Pazzesco. Finché non verrà scoperchiata, questa pentola Save &C. continuerà a fare danni a Verona.