La voce di uno che grida nel deserto.
Riceviamo dal Dr. Augusto Bolognesi, che ieri abbiamo prontamente pubblicato, ciò che descrive molto bene la situazione in cui versa il nostro aeroporto.
Di lettere di protesta e reclami ne riceviamo tante ma ci siamo sempre astenuti nel pubblicarle perché spesso rabbiose, e non volevamo inferire sull’immagine dello scalo, e soprattutto sull’immagine della città essendo l’aeroporto il biglietto da visita.
La nostra inchiesta è sempre stata rivolta agli azionisti che hanno agito illegalmente, ormai accertato da ANAC, Antitrust e Procura, e non certo volta a danneggiare ulteriormente l’immagine della società di gestione.
Una situazione che inchioda i soci pubblici che hanno preferito “l’inciucio” al mercato per la scelta dell’investitore ai cui affidare il futuro sviluppo dell’asset più importante del territorio.
La lettera aperta del Dr. Bolognesi ci è parsa subito coerente ed allo stesso tempo moderata, ha evidenziato soprattutto argomenti che da mesi ribadiamo con insistenza.
Tra le note più dolenti che vengono evidenziate nella lettera, è che il terminal è piccolo, mal ridotto e soprattutto inadeguato per le funzioni che deve svolgere. Il territorio cresce, ma potrebbe crescere molto di più con una infrastruttura aeroportuale più all’altezza. Le strombazzate sul traffico che cresce a cosa servono, se al passeggero diamo un’immagine disorganizzata, e lo stesso deve divincolarsi nell’inferno che trova quando parte o arriva in una struttura aeroportuale ormai in decadimento totale e quasi da terzo mondo?
Il traffico sta crescendo ovunque con tassi di crescita record e non solo a Verona, che record non ha, come invece ci vuole far credere il Presidente Fracchia: gli altri aeroporti “competitor” sul territorio hanno investito bene in quest’ultimi decenni e crescono molto di più ed in modo strutturato. Noi di Verona News abbiamo sempre denunciato la mancanza di un piano di investimento in funzione delle esigenze del territorio, e soprattutto della mancanza di capacità aeroportuale che oggi sta limitando in modo drammatico la crescita; un problema grossissimo per il nostro territorio che gli altri scali limitrofi non hanno, e quindi crescono molto di più rispetto a Verona.
Stiamo per entrare nel quinto anno di gestione SAVE (da paura!) e non è stato ancora investito niente, ma soprattutto non c’è una strategia di sviluppo condivisa. Il Presidente Mister Day ci anticipa che partiranno i cantieri nei primi mesi del 2019, non vi dice, però per quale meta…
Anche questa è una fake news, infatti se tutto andrà bene si potrà avere un cantiere aperto per fine 2019, e ci vorranno 4 anni per avere il noto progetto Romeo completato (2023!). Abbiamo più volte denunciato che il progetto Romeo non potrà mai garantire un incremento della capacità ricettiva, come invece affermano i vertici della Catullo, per il simplice motivo che non vengono ampliati nessuno dei sottosistemi aeroportuali principali come check-in, sala bagagli, terminal arrivi e soprattutto le gate d’imbarco dove c’è il maggior disagio per i passeggeri per mancanza di spazi minimi di circolazione.
Se oggi l’esperienza del passeggero, puntualmente descritta dal Dr. Bolognesi, è drammatica, come si può pensare che possa migliorare nei prossimi anni?
Come si può pensare di far crescere il traffico nei prossimi anni se già oggi il terminal è saturo e invivibile?
Pensare di resistere per altri 5 anni con l’illusione di avere un terminal più ampio e funzionale è falso e lo “status quo” che c’è oggi a Verona porta solo vantaggi a Venezia. Dopo l’esperienza vissuta dal Dr. Bolognesi passeggero, pur vivendo a Verona, non può che pensare di andare altrove per partire la prossima volta.
Siamo veramente sconcertati che non ci sia nessuna reazione dalla politica locale. Tutti sanno quale sarà il destino della Catullo, ma nessuno interviene. Per quello che sta succedendo in aeroporto crediamo che ENAC debba intervenire per, quanto meno, ridurre la capacità dello scalo per rendere più umana e vivibile l’esperienza dei passeggeri.
E Venezia ingrassa.
Si possono anche rimandare gli investimenti, anche se questo penalizza in modo ingiustificato il territorio, ma cose essenziali come il condizionamento del terminal, la pulizia dei bagni e la gestione complessiva dei passeggeri non dovrebbe mai mancare. Solo una questione di programmazione e gestione, quello che SAVE proprio non ha nel suo DNA.
Per tentare di differenziarsi dell’enorme offerta di voli di linea proposta dagli scali che circondano il bacino del Garda al Catullo non rimane che la spiccata stagionalita’ quasi totalmente outgoing. Questo comporta super affollamenti concentrati in pochissimi spazi temporali concentrati prevalentemente in alcune fasce orarie del weekend. Al di fuori di queste e’ il deserto. Dimensionare opportunamente l’organizzazione dello scalo seguendo questi picchi è pressoché impossibile. La “rinuncia” della società di gestione di rendere disponibili voli punto-punto regolari operati sulle principali direttrici europee causa tra le altre anche queste conseguenze. E’ la logica dei picchi che è sbagliata ma al Catullo ormai non rimane altra scelta