Riceviamo e pubblichiamo il pezzo intero di Dario Balotta (in parte pubblicato su il Fatto Quotidiano e da noi commentato http://www.veronanews.net/aeroporto-catullo-la-eco-nazionale-2/), a cui va il nostro ringraziamento per la condivisione.
Verona, patrimonio dell’UNESCO e l’Area del Garda vale pure un sistema aeroportuale (che funzioni)…
Siamo sempre alle solite, la politica è fatta così, ti promette il cambiamento, un cambio di marcia, ma poi rimane quasi tutto come prima. Infatti secondo l’annuale rapporto di Legambiente “Ecosistema Urbano 2018”, redatto in collaborazione con Il Sole 24 Verona, la città patrimonio dell’Unesco scivola di nuovo nella classifica generale perdendo ben 22 posizioni passando dal 45° posto del 2017 al 67° posto del 2018.
CLASSIFICA FINALE ECOSISTEMA URBANO 2018
Pos. | Città | Pos. | Città | Pos. | Città | |||
1 | Mantova | 78,14% | 36 | Nuoro | 58,05% | 71 | Lecco | 48,13% |
2 | Parma | 76,83% | 37 | Vercelli | 57,97% | 72 | Foggia | 47,96% |
3 | Bolzano | 74,27% | 38 | Ferrara | 56,34% | 73 | Novara | 47,26% |
4 | Trento | 73,82% | 39 | Siena | 55,95% | 74 | Reggio C. | 46,30% |
5 | Cosenza | 71,42% | 40 | Benevento | 55,91% | 75 | Pescara | 46,12% |
6 | Pordenone | 71,06% | 41 | Forlì | 55,58% | 76 | Avellino | 45,81% |
7 | Belluno | 68,94% | 42 | Catanzaro | 55,38% | 77 | Campobasso | 45,30% |
8 | Treviso | 68,56% | 43 | Cuneo | 55,29% | 78 | Torino | 45,27% |
9 | Macerata | 67,85% | 44 | Ravenna | 55,14% | 79 | Grosseto | 45,13% |
10 | Bologna | 67,01% | 45 | Cagliari | 54,85% | 80 | Bari | 44,84% |
11 | Verbania | 66,97% | 46 | Arezzo | 54,65% | 81 | Caltanissetta | 44,67% |
12 | La Spezia | 65,37% | 47 | Terni | 54,56% | 82 | Taranto | 44,14% |
13 | Oristano | 65,25% | 48 | L’Aquila | 54,08% | 83 | Enna | 44,11% |
14 | Venezia | 65,21% | 49 | Vicenza | 53,89% | 84 | Messina | 43,60% |
15 | Biella | 64,54% | 50 | Pavia | 53,58% | 85 | Pistoia | 43,08% |
16 | Rimini | 64,27% | 51 | Padova | 52,97% | 86 | Ragusa | 42,47% |
17 | Pesaro | 63,81% | 52 | Livorno | 52,65% | 87 | Roma | 42,38% |
18 | Bergamo | 62,19% | 53 | Asti | 51,94% | 88 | Rovigo | 42,36% |
19 | Udine | 62,03% | 54 | Salerno | 51,47% | 89 | Napoli | 42,13% |
20 | Teramo | 61,94% | 55 | Varese | 51,46% | 90 | Imperia | 42,03% |
21 | Savona | 61,64% | 56 | Isernia | 51,42% | 91 | Matera | 41,46% |
22 | Cremona | 61,60% | 57 | Caserta | 51,18% | 92 | Crotone | 40,62% |
23 | Milano | 60,95% | 58 | Piacenza | 51,06% | 93 | Potenza | 40,14% |
24 | Reggio Emilia | 60,70% | 59 | Sassari | 51,00% | 94 | Alessandria | 39,95% |
25 | Sondrio | 59,82% | 60 | Viterbo | 50,99% | 95 | Latina | 38,02% |
26 | Pisa | 59,75% | 61 | Rieti | 50,36% | 96 | Vibo Valentia | 37,51% |
27 | Lucca | 59,50% | 62 | Como | 50,08% | 97 | Trapani | 37,00% |
28 | Perugia | 59,34% | 63 | Lecce | 50,05% | 98 | Monza | 36,77% |
29 | Trieste | 59,26% | 64 | Chieti | 49,88% | 99 | Siracusa | 35,08% |
30 | Gorizia | 58,83% | 65 | Modena | 49,85% | 100 | Palermo | 34,93% |
31 | Brescia | 58,66% | 66 | Prato | 49,47% | 101 | Frosinone | 33,95% |
32 | Aosta | 58,54% | 67 | Verona | 48,74% | 102 | Massa | 33,85% |
33 | Firenze | 58,53% | 68 | Ascoli Piceno | 48,45% | 103 | Agrigento | 33,67% |
34 | Ancona | 58,47% | 69 | Genova | 48,42% | 104 | Catania | 30,88% |
35 | Lodi | 58,08% | 70 | Brindisi | 48,39% |
Fonte: Ecosistema Urbano (Comuni, dati 2017) – Elaborazione: Legambiente Italia
Emerge un forte immobilismo che ha caratterizzato le politiche cittadine degli ultimi decenni e che fino a ieri ha fatto vivere la città di rendita. Verona non pianifica il futuro, consuma suolo e si riempie di centri commerciali, disperde acqua, aumenta il tasso di motorizzazione privato a scapito del trasporto pubblico.
Verona sembra non voler uscire dal suo sonno, la città perde abitanti, espulsi i residenti, gli artigiani ed i negozi dal centro. L’autonomia, intesa come chiave di volta per aumentare la competitività delle imprese non decolla.
Non è la Verona eccellenza in un Veneto, locomotiva del Paese che guarda lontano e chiede di rimuovere gli ostacoli che frenano commercio, turismo, servizi e mondo delle professioni.
Ma la Verona che frena se stessa. La città che chiede più infrastrutture, meno vincoli e una autonomia differenziata. Non ci leghino le mani sulle grandi opere la Tav è la Pedemontana dicono in coro i politici ma intanto si lasciano declassare l’aeroporto Catullo in modo imbarazzante.
Verona è una città complessa, conservativa e consociativa da sempre. Poco più di un anno e mezzo fa è cambiata l’amministrazione cittadina (sempre Lega) con la speranza di cambiamento, ma certe logiche purtroppo sono rimaste le stesse e difficile cambiarle e tutto rimane come prima alla faccia delle tante promesse elettorali del nuovo Sindaco. L’era Tosi aveva prodotto danni ingenti alla Città che era salita agli onori delle cronache per l’arresto del suo vice-sindaco e per gli autobus zeppi di calabresi che accorrevano a Verona per applaudire l’ex sindaco.
Verona, quarta città più visitata d’Italia, una vera attrazione con la sua Arena, teatro dell’opera all’aperto più grande del mondo, il vecchio anfiteatro Romano, la Valpolicella che produce vini d’eccellenza noti anch’essi in tutto il mondo, ma purtroppo si fa spazio sulle cronache nazionali per le perdite ingenti della Fondazione Arena, che il precedente Sindaco voleva addirittura liquidare per incapacità gestionali del Sovrintendente e del management nominati da lui stesso. La Fondazione Arena finisce per essere salvata dall’incapacità della politica locale dal commissario del Ministero. Il buco lasciato, e per il quale c’è un’indagine della Corte dei Conti, è di circa 12 milioni.
Ma il maggiore degli insuccessi è la gestione del Sistema Aeroportuale del Garda che controlla gli aeroporti di Verona Villafranca e Brescia Montichiari, svenduti alla SAVE (scalo di Venezia) attraverso una operazione dove l’ex Sindaco di Verona Villafranca svende il suo 2% della Catullo SpA alla SAVE che era comunque – qui la vera forza consociativa di Verona – già d’accordo con i soci locali per fare un aumento di capitale riservato alla SAVE che sale di colpo al 40%. Cessione eseguita in contrasto con le norme in vigore che prevedono la gara pubblica quando si cedono asset pubblici.
Operazione censurata da un provvedimento dell’ANAC. Un operazione “paludata” che ha preso le mosse da ciò che rimane del tessuto consociativo della città. Politica, impresa e finanza locali hanno favorito – a dispetto delle norme e delle direttive in materia – il passaggio di più del 40% della Catullo alla SAVE di Enrico Marchi senza andare in gara e pure a prezzo di saldo. In questo modo la SAVE si è vista consegnare il controllo completo della società (con due concessioni quarantennali ndr) senza avere la maggioranza grazie a patti parasociali “suicidi “ ed inspiegabilmente concessi dai soci pubblici con anche l’opzione di prelazione sulle altre quote dei soci pubblici, una sorte di vendita differita.
Con il pronunciamento dell’ANAC di Cantone che ha dichiarato “non conforme alle previsioni del codice dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote di proprietà del Comune di Villafranca nel capitale sociale della società Aeroporto Valerio Catullo S.p.a.”, la situazione risulta adesso molto chiara. La decadenza di Verona passa anche dalla cessione del Catullo alla Save che gestisce lo scalo di Venezia che è diventato il quarto scalo italiano grazie anche ai soci Catullo che negli anni non sono stati in grado di sviluppare lo scalo Veronese favorendo cosi il travaso – nel tempo – di gran parte del suo traffico nello scalo della laguna.
Basta consultare i dati storici per veder che nel 2000 lo scalo di Verona era classificato 10° in Italia in termini di volumi di traffico, nel 2017 è sceso al 15° posto in compagnia dell’aeroporto di Treviso e poco sopra allo scalo di Olbia. In questo periodo di tempo il settore aeroportuale in Italia è cresciuto del 90% passando dai 92 milioni di passeggeri l’anno ai 175 milioni del 2017. In questi quasi due decenni lo scalo di Verona è cresciuto di appena il 35% (circa il 2% all’anno a fronte di una media del 5% a livello nazionale), mentre scali come Bergamo – nello stesso periodo – è cresciuto più del 900% passando 16 posto nell’anno 2000 per diventare il 3° scalo Italiano nel 2017, lo scalo di Bologna è invece cresciuto del 233% ed oggi occupa l’ottavo posto nella classifica degli aeroporti italiani più trafficati. Lo scalo di Venezia Tessera nel periodo considerato ha fatto un balzo del 250% consolidando il 4° posto nella classifica degli aeroporti Italiani nel 2017.
Eppure lo scalo di Verona è a servizio di uno dei territori più dinamici e produttivi d’Europa e non è cresciuto, ma purtroppo Verona ed il suo ricco e vasto territorio, cuore del nord-est, paga a caro prezzo il consociativismo che ha lavorato più per gli interessi di parte e non per il bene pubblico.
Lo scorso Ottobre arriva anche la deliberazione della Corte dei Conti dove viene smentita la linea di difesa avversa ai rilievi dell’Anac finora sostenuta dal Comune di Villafranca che nella persona dell’allora Sindaco (era il 2014) , faceva credere di aver sempre agito “coperto” dai pareri positivi della Corte dei Conti.
Tutto falso invece per la Corte dei Conti e questo segna l’inizio della fine per la farsa che il centrodestra veronese tira avanti ormai da troppo tempo, prima sperperando le risorse economiche degli enti locali veronesi investite nel Catullo senza risultati.
Viste le irregolarità della cessione dell’aeroporto scaligero ora la città si attende un pronunciamento in grado di riavvolgere il brutto film dal Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, a cui sta tanto sta a cuore il tema della legalità.
Dario Balotta
Di fronte a tanto, Sboarina in primis, seguito dagli altri consociati, dovrebbero avere almeno il buon senso di andarsene e rientrare nell’ anonimato e i 5S iniziare un’azione di “cambiamento” di cui si riempiono la bocca ma, ahinoi, inconcludenti. Cari tutti, ci stanno prendendo in giro.