“The king of comedy” era uno dei suoi soprannomi, insieme a “Picchiatello”, traduzione italiana di tre suoi film, Il nipote picchiatello (1955), Bentornato, picchiatello! (1980) e Qua la mano picchiatello! (1983): a 91 anni se ne è andato ieri Jerry Lewis, una delle maschere comiche più note della cinematografia americana.
Nato nel New Jersey il 16 marzo 1926, Jerome Joseph Levitch prese il suo nome d’arte da quello del padre, Danny Lewis, anch’egli attore; dal 1946 formò una affiatata coppia professionale con Dean Martin, spopolando dapprima nei nightclub, poi in una serie di commedie slapstick targate Paramount Pictures, oltre che nel “The Martin and Lewis Show” (1949-1953) alla NBC radio. I due girarono 17 pellicole insieme, da La mia amica Irma (1949) a Mezzogiorno di… fifa (1956) e Hollywood o morte! (1956). A Jerry fu offerto il ruolo di Jerry/Daphne in A qualcuno piace caldo (1959), diretto dall’amico Billy Wilder, ma declinò perché non voleva travestirsi; la parte andò a Jack Lemmon, che ottenne una nomination all’Oscar. Il commento di Lewis fu che Lemmon avrebbe dovuto mandargli ogni anno dei cioccolatini per ringraziarlo di aver rifiutato.
Una carriera fitta fino agli inizi degli anni Settanta, poi Lewis si prese lunghe pause; l’ultimo lavoro fu I corrotti (2016), in cui impersonò il padre di Nicolas Cage. Due stelle sulla Hollywood Walk of Fame per il cinema e la tv e numerosi premi, ma l’attore si è distinto anche per un’incessante attività di raccolta fondi a favore della Muscular Dystrophy Association (MDA), al punto da venir candidato al Nobel, nel 1977 e vincere l’Oscar umanitario nel 2009. ll format Telethon, maratona tv a fini benefici, fu ideato nel 1956 proprio dalla MDA e condotto da Lewis fino al 2010, andando ininterrottamente in onda fino al 2015.
La cantante Patti Palmer fu la sua prima moglie, incontrata a Detroit nel 1944 e dalla quale divorziò dopo sei figli, il primo nato nel 1945, l’ultimo nel 1964; si risposò nel 1983 con SanDee Pitnick, da cui ebbe Danielle, nel 1992.