Abusi edilizi al Forte San Mattia: a quando il ripristino della legalità?

 
 

A pochi giorni dallo sgombero “lungo e faticoso” delle antenne dalla II Torricella Massimiliana approfondisco ed analizzo il tema dell’”abuso edilizio” e la sua “tolleranza” da parte degli enti locali preposti ad intervenire prendendo come bussola alcune sentenze del TAR e del Consiglio di Stato


Come evidenziato dal TAR della Calabria con la Pronuncia n.678/2022, l’Ente locale che viene a conoscenza di un abuso edilizio realizzato su un’area pubblica deve procedere alla demolizione limitandosi ad accertare l’effettiva proprietà pubblica e che per il manufatto realizzato non sia stato rilasciato alcun titolo edilizio. I giudici della Sezione di Reggio Calabria nel respingere il ricorso hanno ricordato che, a mente della Sentenza 486/2021 TAR Reggio Calabria, ed ai sensi dell’art. 35 del D.P.R. n. 380/200, non si «contempla alcuna ipotesi alternativa alla demolizione, essendo evidentemente preordinata ad evitare l’indebito utilizzo del bene di proprietà pubblica per cui, nei casi di edificazione contra legem, non occorre alcun accertamento ulteriore dovendosi verificare solo che il suolo interessato dall’intervento sia di proprietà pubblica e che nessun titolo è stato rilasciato». La disposizione in parola, in altri termini, «non lascia all’Ente locale alcun margine per valutazioni discrezionali. Una volta accertata la realizzazione di interventi eseguiti in assenza o in totale difformità dal permesso di costruire sui suoli pubblici, impone di ordinarne la demolizione a cura del Comune ed a spese del responsabile dell’abuso».

Un altro spunto interessante viene dato dal TAR del Lazio, con la Sentenza 10111/2022, quando afferma che la tolleranza dell’ente locale tra l’accertamento di un abuso e l’ordinanza di demolizione non genera alcun tipo di aspettativa o di effetti da consentire al proprietario originario del bene di mantenere il bene. Inoltre, il potere di controllo e vigilanza dell’amministrazione pubblica non si affievolisce con il trascorrere del tempo. Sono queste alcune delle motivazioni con cui i giudici amministrativi del Lazio hanno respinto il ricorso contro Roma Capitale in merito all’ordinanza che imponeva la demolizione di due locali adibiti a magazzino e una voliera per galline realizzati tutti senza titolo. I giudici, andando al merito, sottolineano che «non è predicabile una qualsiasi rilevanza del tempo trascorso tra l’ordine di demolizione – rimasto inoppugnato – ed il successivo atto con il quale l’Ufficio si predispone alla riduzione in pristino dell’area interessata dall’intervento abusivo, dopo aver accertato l’inottemperanza». Quanto al tempo trascorso, i giudici del Tar sottolineano che «la tolleranza che l’Ente ha mantenuto nel tempo è una condizione di mero fatto che, ancorché oggettivamente favorevole all’autore dell’abuso, non genera alcun tipo di aspettativa o di effetti tali da consentire al proprietario originario del bene inciso dall’edificazione abusiva di mantenerne il cespite, dal momento che quest’ultimo è transitato nella proprietà del Comune e non è prospettabile alcuna estinzione del diritto di proprietà (e tantomeno della proprietà demaniale) per inerzia».

     Cosa succede nel caso in cui si configuri l’omissione del Comune alla demolizione delle opere abusive, come per esempio le antenne a Forte S. Mattia, nonostante la segnalazione inviata (da chiunque abbia titolo) con richiesta di applicazione di quanto prevede la normativa  in materia edilizia? In tal caso contro il silenzio-inadempimento del Comune è possibile proporre ricorso al TAR, atteso che l’art. 31 del DPR n. 380/2001 obbliga l’Ente locale ad eseguire l’ordinanza di demolizione. Giova ricordare inoltre l’applicazione dell’art. 41 del medesimo decreto il quale prescrive che, in caso di inadempimento, provvede il Prefetto avvalendosi degli uffici del Comune nel cui territorio ricade l’abuso edilizio. Lo ha stabilito il TAR Calabria con la Sentenza n.1905/2022 che ha confermato l’orientamento secondo cui può essere oggetto di sindacato giudiziale, con il c.d. rito del silenzio-inadempimento, sia la mancata adozione di un provvedimento ammnistrativo, sia la mancata esecuzione dell’attività direttamente e materialmente connessa ai provvedimenti amministrativi che portino all’adeguamento dello stato di fatto a quello di diritto.

Infine, nulla impedisce che il Comune emani un’ordinanza di demolizione di un abuso edilizio scoperto non a seguito di un accertamento dell’Ente ma dalle forze dell’ordine. Lo hanno affermato i giudici della Prima Sezione di Latina del Tar Lazio nella Pronuncia 869/2022 Per il Tar Latina «nessuna norma preclude al competente ufficio comunale, ai fini della contestazione dell’abuso, di utilizzare le risultanze degli accertamenti effettuati dalla polizia giudiziaria e trasfusi, come nella fattispecie, in atti pubblici facenti fede fino a querela di falso in ordine alle circostanze ivi indicate».

Dopo la “liberazione” della II Torricella Massimiliana un altro bene in cui ripristinare la legalità è Forte S. Mattia, anche’esso ostaggio di antenne prive di autorizzazione oltre che compendio oggetto di sfregio alle mura.

Forte San Mattia è un forte austriaco di Verona, voluto dal comandante Radetzky, costruito nel 1843 su un progetto del maggiore generale Franz von Scholl, soprintendente ai lavori di fortificazione a Verona. L’opera è quasi integralmente conservata. Posto sull’altura più eminente che dominando la città a settentrione, in prossimità della chiesetta di San Mattia, separa la Valdonega e la Valle di Avesa

È costruito con muratura molto curata in conci di tufo delle cave di Avesa, su pianta piuttosto irregolare e asimmetrica rispetto alla magistrale per adattarlo alle particolarità del terreno su cui sorge. All’inizio era stato destinato a contenere un gran numero di bocche da fuoco, parte in casamatta e parte in barbetta, nonché una numerosa guarnigione di circa 350 uomini (che poteva raggiungere le 500 unità in caso di emergenza). Questa sua particolare conformazione, unita all’accurata realizzazione architettonica lo rendono una delle opere più apprezzabili della piazzaforte veronese.

Caratteristica era la strada militare, completamente incassata e defilata quindi dall’osservazione e dal tiro, che serviva questi forti, e che tuttora esiste seppure rovinata, detta della “lasagna” per la guida centrale in pietra viva su cui camminavano in fila le truppe che si avvicendavano nella guarnigione dei forti.

Durante l’ultimo conflitto, nel 1944-45 fu destinato, assieme al forte S. Leonardo e al forte S. Sofia, a duro carcere da parte delle truppe naziste che occupavano Verona e conserva ancora le tracce di quel triste periodo. Tra i prigionieri rinchiusi, va ricordato don Carlo Signorato, il cappellano delle prigioni nei forti San Leonardo, San Mattia, Sofia, Procolo negli anni 1943-45. Su incarico del vescovo Girolamo Cardinale si prodiga per aiutare i reclusi, dando vita ad un’organizzazione umanitaria assai fruttuosa. Al sabato confessa e alla domenica distribuisce e raccoglie biglietti e lettere durante la messa. È stato calcolato che transitarono da questi Forti circa 10 mila prigionieri (fonte: G. Spaziani-P. Dalli Cani, Prigionia e deportazione nel Veronese 1943-1945, Cierre edizioni, Verona 2012).

Dopo un lungo periodo di abbandono, è stato acquisito dall’amministrazione comunale di Verona nel 1959. Attualmente è in uso ad alcune associazioni e quindi non è visitabile se non accordandosi con quest’ultime.

Oltre che dalle associazioni il Forte è utilizzato dai proprietari di antenne per radiocomunicazioni, purtroppo gli impianti sfuggono al censimento nel database di Arpav a causa della loro connotazione: potenza limitata e perchè appartenenti alle forze armate.

Giova ricordare che il Comune di Verona, in collaborazione con l’Agenzia del Demanio, ha intrapreso un percorso di tutela e valorizzazione per garantire un futuro al Sistema dei Forti Ottocenteschi, dal grande valore architettonico, storico, paesaggistico. Il progetto si chiama “Verona Fortificata”. Per ogni forte, è stata realizzata una Scheda per la valorizzazione del Sistema delle Fortificazioni della Città di Verona, quella relativa a Forte S. Mattia così recita: “Superficie fondiaria: 23.625 mq, Superficie lorda: 2.876 mq, Provvedimenti di tutela: Vincolo diretto art.10 D.Lgs. 42/2004 Provv. Min. 12/09/1966 e 07/10/2014; Vincolo paesaggistico Art. 136 D.Llgs. 42/2004 lett. d); D.M. 30/01/1956 (1° Vincolo Collina), G.U. 10/02/1956 n.34 (art. 27 N.T.O. del P.I.); Usi ammessi: tutte le destinazioni d’uso compatibili con il contesto in cui il Forte si inserisce e con i caratteri storici dei singoli manufatti, nell’obiettivo di recuperare e valorizzare progressivamente il sistema fortificato nel suo complesso.”.

Avevo presentato già il 6 febbraio 2020 all’Ufficio attività Edilizia comunale domanda di accesso generalizzato chiedendo: «di poter ricevere l’elenco delle ditte, Enti pubblici e privati autorizzati dal Comune di Verona all’installazione delle stesse. Ho chiesto inoltre di sapere se le installazioni sono state tutte autorizzate dalla Soprintendenza di Verona e se l’Amministrazione comunale ha autorizzato i lavori edili in sfregio alla fortificazione permettendo il passaggio dei fili in esterno ed in interno». L’Ufficio Attività Edilizia SUAP – SUEP mi aveva risposto che: “(…) per gli impianti installati su Forte San Mattia non risultano presentati/rilasciati titoli abilitativi né procedimenti sanzionatori avviati.”

Nessuna spiegazione, invece circa la mancata indicazione dei nomi degli “installatori” che avrei capito se la motivazione di diniego all’ostensione fosse dovuta ad un procedimento penale “già” in corso. Dopo un anno, il 15 marzo 2021, ero ritornato a chiedere le stesse informazioni agli uffici comunali ed il 15 maggio ho ricevuto la seguente risposta «non è possibile divulgare l’elenco degli Enti e ditte che hanno installato le proprie antenne sul Forte San Mattia in quanto trattasi di informazioni riservate concernenti la sicurezza nazionale; presso questa Amministrazione non risultano depositate autorizzazioni della Soprintendenza; nessuna autorizzazione è stata rilasciata dall’Amministrazione comunale per l’esecuzione di lavori edili in sfregio alla fortificazione permettendo il passaggio dei fili esterni ed interni; l’Amministrazione comunale ha avviato un’attività di censimento dei siti ai fini della regolarizzazione sotto il profilo edilizio e monumentale».

     Sono regolari gli squarci apportati nella facciata per far transitare i cavi elettrici?. Sono regolari le imbullonature nelle pareti di tufo?. Chi è realmente autorizzato all’installazione delle antenne?. Esiste un parere della Soprintendenza per la loro installazione?. Ad oggi sono già intervenuti il Comune ed il Soprintendente considerata l’assenza delle prescritte autorizzazioni ed il danno arrecato alla struttura?

Quella di Forte San Mattia sarà un’altra campagna per la legalità e trasparenza per il Comitato contro le Antenne sulle Torricelle e, auspico, anche per l’attuale amministrazione che vede questa volta, a parti invertire, l’assessore Michele Bertucco, titolare dell’assessorato al Patrimonio, sperando che questa volta il Comune sia parte “attiva” e dirimente.

Alberto Speciale

Il mondo non è minacciato dalle persone che fanno il male, ma da quelle che lo tollerano. – Albert Einstein –

Qui mieri precedenti articoli sull’argomento:

https://www.veronanews.net/torricella-massimiliana-ii-sgomberate-le-antenne-abusive-ora-tocca-al-forte-s-mattia/

https://www.veronanews.net/forte-san-mattia-antenne-continuano-gli-abusi-il-comune-e-il-soprintendente-cosa-fanno/

https://www.veronanews.net/torricelle-forte-san-mattia-impianti-installati-privi-dei-titoli-autorizzativi-nessuna-sanzione-avviata/

https://www.veronanews.net/torricelle-forte-san-mattia-ancora-tralicci-e-antenne-per-comunicazioni-sono-tutti-regolari/

(Immagini, credit Alberto Speciale) 

 
 
Alberto Speciale
Classe 1964. Ariete. Lavoro come responsabile amministrativo e finanziario in una società privata di Verona. Sono persona curiosa, amante della trasparenza con un interesse appassionato, inesauribile, sfacciato, per i fatti degli uomini. Caparbio e tenace. Lettore. Pensatore. Sognatore. Da poco anche narratore di fatti e costumi che accadono o che potrebbero accadere nella nostra città. "Sono responsabile di quel che scrivo non di quel che viene capito"

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