A Verona serve più sangue per gli ammalati

 
 

Garantire agli ammalati il sangue di cui hanno bisogno per vivere e per guarire, agevolando i donatori nel gesto gratuito, anonimo e altruista di tendere il braccio e sensibilizzando l’opinione pubblica perché il sangue non si può costruire in laboratorio ed è sempre più necessario in una provincia, come Verona, che è un’eccellenza nella sanità. E’ questo il messaggio lanciato oggi dall’Avis provinciale di Verona durante una conferenza stampa nella propria sede in Strada dell’Alpo, 105 a cui hanno partecipato oltre alla presidente Michela Maggiolo anche la dott.ssa Denise Signorelli, direttore sanitario Ulss 9 Scaligera e il dott. Fausto Bressan del Centro trasfusionale di San Bonifacio e Borgo Roma. La grafica pubblicitaria Elena Fattorelli ha presentato la nuova campagna di comunicazione realizzata con l’agenzia di comunicazione Moodie dell’Avis Provinciale che sarà attiva da settembre a gennaio 2020.

L’allarme lanciato dall’Associazione dei donatori è chiaro: “Le donazioni stanno subendo una contrazione e sono in calo di circa il 2% a fronte di un aumento della domanda da parte degli ospedali del 3,1%. Diverse le ragioni di questa situazione: il cambiamento degli stili di vita per cui i donatori donano meno volte durante l’anno, con una media annua di nemmeno due donazioni rispetto al passato che erano almeno due-tre. Un’altra complicazione di questo momento storico è la mancanza di medici nei centri trasfusionali sia a livello locale che regionale e nazionale. Ciò ha causato nella provincia veronese la chiusura temporanea di tre Unità di raccolta sangue. Si tratta di Caprino Veronese, Isola della Scala e Villafranca. La nostra attività è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e i cittadini al dono del sangue, incalzare i donatori perché si rechino ai centri trasfusionali per garantire il numero delle donazioni necessario a supportare la sanità ma ciò deve essere supportato da un sistema che funzioni”, ha precisato Michela Maggiolo.

Denise Signorelli ha ricordato l’importanza del mondo del volontariato che integra l’intero sistema sanitario e ha aggiunto: «La campagna di comunicazione e promozione dell’Avis provinciale penso serva a sollecitare soprattutto i più giovani dato che oggi ci basiamo su donatori più consolidati». Per quanto riguarda il calo delle donazioni, Signorelli ha sottolineato che «Il Veneto è autosufficiente per il sangue né questo sta generando danni economici, certo è che va tenuta viva l’attenzione e non possiamo esimerci dal mettere in campo tutte le azioni possibili. Da fine 2018 a oggi sono stati messi in atto concorsi e richieste di graduatorie per reclutare personale con risultati molto scarsi perché è un problema nazionale che i medici di determinate specializzazioni siano rari. La Regione Veneto ci ha supportato perché non ha mai negato le autorizzazioni e ha messo altresì in campo un’attività di formazione per permettere ai medici che li frequentano di andare nei centri di raccolta. E questi medici fanno la differenza per quello che stiamo programmando. Faccio riferimento ai Centri di raccolta momentaneamente sospesi che saranno riaperti grazie alle ore di libera professione che possiamo assegnare a questi medici che hanno la competenza e la sicurezza per effettuare i prelievi».

Donazioni in calo a Verona, cresce la richiesta di trasfuso

Le unità di sangue donate da gennaio a giugno 2018 sono state 26.901 mentre quest’anno, nello stesso periodo, sono state 26.491 (–410). Le unità di plasma donate, sempre nello stesso periodo, hanno subito un –4,2% (5496 nel 2018 e 5267 nel 2019). Il plasma è la parte liquida del sangue, riconoscibile per il suo colore giallo paglierino, con un ruolo importantissimo per svolgere diverse azioni utili a mantenere l’equilibrio dell’organismo e può essere utilizzato per la produzione di farmaci salvavita e trasfuso a scopo terapeutico in individui affetti da diverse patologie.

Il sangue trasfuso, sempre nei primi sei mesi, invece, ha avuto un sensibile aumento: 28.554 unità nel 2018 e 29.425 nell’anno in corso +3,1%. Solo l’Avis provinciale di Verona, che conta circa 21mila donatori nella provincia veronese, riscontra, nei primi sette mesi, –758 donazioni di plasma e sangue rispetto allo stesso periodo del 2018.

Gli ospedali scaligeri sono un’eccellenza a livello nazionale per la chirurgia e i trapianti di organi che richiedono almeno 200 sacche di sangue al giorno laddove il sistema veronese ne garantisce una media di 180. Il sangue che manca deve provenire da altri centri del Veneto e rappresenta un costo a carico della sanità locale. «Infatti, ai donatori veronesi – ha precisato Fausto Bressan – è richiesto uno sforzo in attività di donazioni in più che in altre province. Peraltro Verona è la provincia in cui si dona sangue di più in Veneto, 57 donazioni per 1000 abitanti, ma ci sono consumi molto elevati e quindi si fatica a soddisfarli. Nel 2018 sono stati raccolti in provincia di Verona 53.000 donazioni di sangue intero e ne abbiamo trasfuso 57.000. Le donazioni mancanti sono pervenute da altre province del Veneto e la Regione Veneto ha stabilito che alcuni dipartimenti, come ad esempio Treviso, devono aiutare Verona. Questo aiuto esterno non ha un costo per la provincia di Verona perché è all’interno del finanziamento regionale dell’attività trasfusionale. Ciò che potrebbe diventare critico è se la provincia di Treviso, per problemi, dovesse calare la raccolta e non aiutare Verona. Ecco che potenziare la raccolta a Verona è fondamentale».

 
 

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