A Verona Catello Maresca riceve il più alto riconoscimento Rotary

 
 

Organizzazione no profit diffusa in tutto il mondo –  35.000 club per un totale di circa 1,2 milioni di soci, volontari, in 168 nazioni – il Rotary International comprende 539 distretti associati, 13 in Italia (per un totale di 900 Rotary club italiani e circa 40.000 soci). Oltre a importanti progetti di utilità sociale e ricaduta collettiva, i services, i club organizzano anche incontri per i soci (ed interessati che possono partecipare accompagnati dai soci stessi), spesso arricchiti da ospiti di spicco, come è accaduto per il Rotary Club sezione Verona nord, che ha recentemente ascoltato le vibranti parole di Catello Maresca, p.m. della direzione distrettuale antimafia di Napoli dal 2007, capace, con tenacia ed abnegazione, di smantellare il cartello dei Casalesi ed assicurare alla giustizia Michele Zagaria, potente boss del clan.

La mafia o le mafie non sono più, come si è sempre sostenuto, l’antistato, ma lo Stato, perché purtroppo riescono spesso ad assicurare “servizi” che lo Stato dovrebbe garantire ai cittadini“: così Maresca, in una conversazione serena e franca, indirizzata a far capire al pubblico come oggi le mafie – siciliana, camorra, ‘ndrangheta – operano in modo diverso rispetto al passato. La violenza per realizzare i propri scopi non è più lo strumento principale ed esclusivo, “non esiste più la mafia dei pascoli, quella che metteva le mani sulle città per controllare l’edilizia, quella che controllava i mercati ortofrutticoli. Le mafie che oggi si alimentano anche della inconsapevole collaborazione della comunità della gente per bene, controllano e gestiscono il mercato delle droghe, la cui commercializzazione e spaccio magari affidano a mafie minori, come quella nigeriana, che ormai ha messo radici profonde nel nostro Paese, tenendo rapporti diretti con i produttori sud e centroamericani, il settore delle scommesse, il traffico dei rifiuti speciali e tossici“.

A munnizza è oro” dicono i malavitosi campani, perché produce immensi guadagni, ma anche seri danni all’ambiente e alla salute, basti pensare  alla “terra dei fuochi”, dove i rifiuti sotterrati nei campi adibiti a colture orticole e l’inquinamento delle falde acquifere hanno mietuto tante vittime inconsapevoli. “Ma a noi che ce fotte se l’acqua è inquinata, tanto noi beviamo acqua minerale”.

Un atteggiamento cinico, emerso da intercettazioni ambientali o da dichiarazioni di collaboratori di giustizia. “Le mafie – ha proseguito Maresca – controllano la prostituzione, le estorsioni e si impongono ai costruttori di grandi opere offrendo la loro “collaborazione” per il movimento terra, mettendo a disposizione i loro mezzi e consigliando loro manodopera “fidata”. Una collaborazione che spesso imprenditori ed appaltatori non riescono a rifiutare. Le mafie quindi, oggi, operando al di fuori delle leggi di mercato, accumulano tanta ricchezza, tanti soldi sporchi che hanno necessità di ripulire in investimenti che devono apparire rispettosi della legalità e delle regole“. Un resoconto drammatico.

Combattere oggi le mafie richiede modalità alternative, tenendo presente che esse non operano più solo nelle regioni dove sono nate, ma i loro interessi, come hanno dimostrato i processi, sono extraterritoriali e spesso trovano collaborazione in ambienti al di sopra di ogni sospetto e tra i colletti bianchi. “E stanno sempre più avanti perché –ha sottolineato ancora  Maresca – hanno l’intelligenza di sfuggire a chi li cerca. E quando la mafia non spara ed evita di far parlare di sè, non vuol dire che è inoperosa, ma si sta “inabissando”, è in somno, lavora con assoluta discrezione, non avendo bisogno di cercare la ribalta, certa che la forza dell’omertà è la sua stessa forza“.

L’Italia, dopo i sanguinosi attentanti ai giudici Falcone e Borsellino e prima di loro a tanti altri magistrati e appartenenti alle forze dell’ordine e dopo l’uccisione del prefetto di Palermo, generale Dalla Chiesa, si è data strumenti giuridici nuovi, ad esempio l’art. 416 bis del codice penale, che sanziona pesantemente i delitti di associazione mafiosa, superando l’art. 416 che puniva solo il reato di associazione a delinquere: sono norme tra le più avanzate in Europa, che mirano a colpire le mafie al cuore dei loro interessi patrimoniali, prevedendo il sequestro e la confisca di beni mobili ed immobili acquisiti illecitamente e spesso furbescamente intestati a personaggi insospettabili, che costituiscono quel muro fino a qualche anno fa impenetrabile, ma oggi crollato.

Maresca, docente di diritto antimafia all’Università di Napoli e autore di una raccolta di norme in merito, ha concluso dichiarando che non è affatto vero che quando si fa condannare qualcuno, ciò segna una vittoria per lo Stato. Affatto. “Segna, invece, una sconfitta, nel senso che lo Stato non è riuscito pienamente nel suo intento di educare i propri cittadini perché non delinquano. Allora il magistrato deve uscire dal chiuso del suo ufficio ed andare tra la gente, soprattutto tra i giovani e tra gli studenti, a portare la sua testimonianza, per diffondere la cultura della legalità e il rispetto delle regole. Lo stesso il magistrato deve fare con quei giovani che delinquono, affinchè capiscano che, scontata la pena, esistono altre vie per vivere da buoni cittadini, quali, ad esempio, essere avviati al conseguimento di una qualifica professionale che consenta loro di trovare un onesto lavoro e chiudere per sempre la loro esperienza con la vita di strada“. A tal fine Maresca ha fondato l’associazioneArti e mestieri” per il cui sostegno sarebbe possibile pensare anche al coinvolgimento del Rotary.

A coronare l’intervento, Maresca  – che dopo dieci anni lascia la DDA di Napoli per entrare nel “Pool Mani Pulite” – ha ricevuto dall’attuale presidente del Rotary Club sezione Verona nord con mandato 2019/’20 Giuseppe Palleschi (unitamente a tutti i past president), la più alta onorificenza rotariana, il Paul Harris Fellow, con la seguente motivazione: “A Catello Maresca quale riconoscimento per l’impegno profuso quotidianamente a servizio della legalità”.

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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