«Coinvolgere la famiglia, in particolare i genitori, nel percorso terapeutico dei figli affetti da disturbi alimentari è essenziale, e spesso implica un processo di introspezione e lavoro su sé stessi. Disturbi come l’anoressia, la bulimia nervosa o l’alimentazione incontrollata, che colpiscono soprattutto gli adolescenti, sono spesso manifestazioni di disagi emotivi profondi che interessano l’intero sistema familiare. Ridurre il problema al semplice “non mangia perché vuole essere magra” è una visione superficiale: è fondamentale comprendere il significato più profondo del disturbo alimentare (DCA), le sue radici, le cause, i fattori scatenanti e quelli che ne perpetuano la presenza. Non si tratta di cercare colpe o intenzioni, ma di riconoscere un dolore che necessita di essere affrontato e curato, richiedendo un lavoro attivo anche da parte dei genitori. In molti casi, questi disagi trovano origine in traumi generazionali non elaborati, che vengono trasmessi inconsciamente alle nuove generazioni».
Questo, in sintesi, l’intervento della dott.ssa Maria Zaccagnino, Supervisore e Facilitor EMDR, Direttore Scientifico del Centro di Terapia EMDR per l’Anoressia di Milano durante
il convegno «Il ruolo delle figure genitoriali» organizzato ieri dalla Casa di Cura Villa Santa Chiara nella propria sede a Quinto (Vr).
La dott.ssa Zaccagnino si è focalizzata sul «ruolo cruciale dei genitori dei pazienti con disturbi del comportamento alimentare, prendendosi cura dei loro vissuti». Nella sua relazione precisa: «Includere i genitori nel percorso terapeutico non significa solo supportare il singolo paziente, ma intervenire sull’intero sistema familiare, portando beneficio a tutti i suoi componenti. In molte famiglie esistono situazioni di sofferenza latente, non affrontate né curate, che continuano a influenzare negativamente la dinamica familiare e il percorso di guarigione».
Includere il genitore nel percorso terapeutico significa cercare di dare beneficio a tutto il sistema familiare. Il disturbo alimentare ha di solito alla base un dolore che deve essere curato e che a volte richiede un lavoro anche sui genitori che va poi a influire sul proprio figlio o sulla propria figlia. Ci sono tante situazioni in cui all’interno della famiglia esiste una situazione di sofferenza importante che non è mai stata trattata e curata».
I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono patologie in continuo aumento, accresciute e aggravate tra i giovanissimi anche in seguito alle conseguenze psicologiche del Covid, oltre che da una maggiore attenzione e conoscenza delle patologie.
I tempi di insorgenza sono sempre più anticipati tanto da colpire ragazzini e ragazzine di 10-12 anni con la concreta possibilità, secondo gli esperti, che l’età nel prossimo futuro diminuisca maggiormente. Ne soffrono 3 milioni in Italia (circa il 5% della popolazione) e le statistiche indicano che l’8-10% di ragazze e lo 0,5-1% di ragazzi affrontano disturbi come anoressia o bulimia.
Nel 2022-2023 la Regione Veneto ha registrato1.350 prime visite, 3.000 pazienti seguiti, 1.000 ricoveri e 350 accessi al Pronto Soccorso.
«Siamo giunti al terzo convegno del progetto formativo “Disturbi del comportamento alimentare” – spiega il dott. Marco Bortolomasi, psichiatra e primario della Casa di Cura Villa Santa Chiara. Questo ciclo è stato ideato per offrire una formazione specifica e avanzata alle figure professionali che costituiscono l’équipe multidisciplinare nei percorsi di cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Professionisti altamente qualificati come psichiatri, psicologi, nutrizionisti o dietisti, e, nei casi più gravi, anche educatori, lavorano in sinergia, confronto e dialogo per affrontare queste patologie».
Il ciclo di incontri è stato realizzato grazie ai fondi economici messi a disposizione dal programma biennale “contrasto dei disturbi della nutrizione e alimentazione” della Regione Veneto.
Secondo la dott.ssa Alessandra Minelli, psicologa e psicoterapeuta, professore associato di psicobiologia – Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia: «Il coinvolgimento di diversi attori è cruciale nel trattamento dei pazienti affetti da disturbi alimentari, soprattutto nei casi di maggiore gravità. Non si può prescindere dal contributo di una rete composta da professionisti altamente specializzati e dalle famiglie stesse. La sfida più grande consiste nel creare una sinergia efficace tra i vari membri dell’équipe multiprofessionale, favorendo una comunicazione costante e una visione condivisa del percorso terapeutico. Prevenzione, diagnosi precoce, e un approccio che includa il paziente e il suo contesto familiare sono le chiavi per affrontare in modo efficace questi disturbi».