La tragedia di Marcinelle, sobborgo operaio di Charleroi in Belgio, è il simbolo alla memoria di tutti gli emigrati italiani che hanno perso la vita sul lavoro.
Un mestiere duro, faticoso e pericoloso che, l’8 agosto 1956 nella miniera di carbone del “Bois du Cazier”, costò la vita a 262 minatori, 136 dei quali italiani, soffocati dall’ossido di carbonio e braccati dalle fiamme di un incendio.
Uno di essi era il veronese Giuseppe Corso che, in occasione del drammatico anniversario, è stato commemorato oggi, Giornata nazionale del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo, con la deposizione di una corona nella via a lui intitolata nel 2001 a San Felice Extra.
Durante la cerimonia, alla quale sono intervenuti gli assessori al Lavoro Michele Bertucco e alle Relazioni con il Territorio Italo Sandrini, i parenti di Corso, rappresentanti delle istituzioni militari e civili cittadine dell’associazione Veronesi nel Mondo, si è ricordato quanto sia necessario tutelare i lavoratori, indipendentemente dalla nazionalità e il luogo di lavoro.
I NUMERI
Nel 2022 in Veneto sono state 74 le vittime sul lavoro, con Verona in testa con 20; gli infortuni sono stati 83.885, 15.919 dei quali nella città scaligera.
In Italia sono morte 1090 persone e 698 mila hanno subito infortuni.
“La tragedia di Marcinelle deve essere un monito – ha sottolineato l’assessore al Lavoro Michele Bertucco -. I dati di oggi sono drammatici, perché ci dicono che il lavoro non è sicuro, con praticamente 3 morti al giorno e quasi settecentomila persone che hanno subito infortuni. A Marcinelle, sessantasette anni fa, morì il veronese Giuseppe Corso, a cui il Comune nel 2001 ha intitolato una strada, diventando un simbolo della sicurezza sul lavoro. Ogni anno non solo lo ricordiamo, ma speriamo di fare in modo che queste tragedie non si ripetano più, e che le persone possano tornare a casa dal lavoro tutti i giorni senza dover registrare un bollettino così drammatico”.