Protestarono contro il business dei centri accoglienza a Roncolevà.
Assolti tutti.
Alcuni esponenti di “Roncolevà alza la testa” e di “Verona ai Veronesi” nel luglio del 2017 si mobilitarono per evitare che una villetta nella frazione di Trevenzuolo diventasse un centro d’accoglienza per immigrati. La paura era che quella ventina di richidienti asilo finisse a bighellonare e vagabondare turbando la tranquillità del piccolo centro, che conta 700 anime.
I venticinque veronesi, che organizzarono cortei e manifestazioni, vennero iscritti nel registro degli indagati e per diciannove di loro l’accusa fu di “incitamento alla discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”.
Senza il rispetto per la privacy e per le leggi italiane – finché non viene pronunciata sentenza definitiva di terzo grado un imputato è considerato innocente – i volti e i nomi degli indagati vennero sbattuti sui giornali. Quattro anni di gogna mediatica e ieri l’assoluzione. Ennesimo episodio in cui i diritti di un cittadino vengono calpestati.
È notizia di questi giorni che anche Gianni Alemanno, imputato nel processo Mafia Capitale, è stato assolto in Cassazione. Ben sette anni di titoli in prima pagina. Una condanna già scritta fuori dai tribunali. Un trattamento che pare perfino discriminatorio – dove sembra che l’ago della bilancia sia dato dall’appartenenza a un partito piuttosto che a un altro – nei confronti dell’ex sindaco di Roma.
La notifica dell’avviso di garanzia, infatti, arrivò anche a Nicola Zingaretti ma, come lo stesso Alemanno ha dichiarato, di ciò si venne a sapere, nonostante il governatore del Lazio fosse un personaggio pubblico, soltanto nel momento in cui venne chiesto il proscioglimento.
Il gruppo consiliare della Lega esprime solidarietà ai venticinque veronesi, ingiustamente attaccati. I processi si fanno nelle aule dei tribunali. E ogni individuo ha diritto a un giusto processo.
La Riforma della Giustizia avviata dalla ministra Marta Cartabia è un primo passo, come ha dichiarato il segretario della Lega Matteo Salvini, ma si deve continuare su questa strada. Ecco perché è fondamentale firmare sì ai sei requisiti referendari, di cui la Lega è promotrice.