Verona e il pallone: un percorso sportivo secolare, dalla Cittadella al Bentegodi

"Trattato del Giuoco della Palla" (Venezia, 1555) di messer Antonio Scaino, religioso di Salò: è la prima regolamentazione ufficiale in Italia delle discipline sferistiche, dedicata al quinto duca di Ferrara, Modena e Reggio, Alfonso II d'Este. Si conserva al Museo Fiorentina, acquisito nel 2010.
 
 

Due luoghi significano amore a Verona: la casa di Giulietta e lo stadio Bentegodi, in entrambi palpitano i cuori. Ma qui ci terremo ben lontani dal parlar di tifo e fazioni, andando invece a raccontare un po’ di storia sportiva della città, a partire dal ritratto di quel Marcantonio Bentegodi, che meritò l’intitolazione dell’impianto – ribattezzato dai veronesi anche “stadio dei quarantamila” o “stadio del miliardo”, rispettivamente il numero degli spettatori e le spese per costruirlo – nel corso del campionato 1963/64, derby Verona-Venezia (0-1, per la cronaca). Fu consigliere comunale, nonché attivo dirigente nella diffusione dello sport fra i giovani, al punto che nel testamento – morì nel 1873 a soli 55 anni – dispose di destinare un quarto delle sue rendite al finanziamento delle discipline moderne.

Ma dove (e come) si giocava prima? Dietro piazza Cittadella, sopra l’odierno parcheggio Arena. Via Pallone non è un nome a caso: nel 1610 in questa zona, allora chiamata “del Crocefisso“ per la parrocchia omonima, il Municipio concesse un terreno per il popolare gioco del pallone a bracciale, narrato da Goethe nel suo “Viaggio in Italia”, dopo aver assistito, il 16 settembre 1786, ad un incontro tra Verona e Vicenza, animato anche da scommesse: «Alla dovuta distanza vi sono due leggeri tavolati in pendenza. Il giocatore che deve colpire la palla sta al lato superiore, portando nella destra un bracciale di legno a punta. Un altro giocatore della sua squadra gli getta il pallone che deve colpire con impeto. Gli avversari tentano di ricacciare il pallone e così di seguito, finché la sfera non cade a terra».

Capiamo meglio: il sito www.pallonecolbracciale.com racconta che «pur avendo origini greco-romane, il gioco del pallone col bracciale è nato nelle corti rinascimentali ed era praticato dapprima all’interno dei palazzi (vedi la sala della pallacorda ai tempi della rivoluzione francese) e poi all’esterno, a partire dalla fine del’700. Da quel periodo in poi divenne sport a diffusione nazionale ed ebbe inizio il proliferare di arene apposite (sferisteri) dove i giocatori diventati professionisti entusiasmavano gli spettatori. Personaggi famosi dell’epoca frequentavano lo sferisterio, dove si scommettevano cifre considerevoli: Giolitti, De Amicis che scrisse un libro sul gioco, Beniamino Gigli, Leopardi che scrisse una ode a Carlo Didimi, famoso giocatore di pallone; il giovane Mastai Ferretti, futuro Papa Pio IX, era solito giocare al bracciale quando veniva a Mondolfo a trovare alcuni suoi parenti. Nelle varie città d’Italia esistevano delle compagnie di giocatori che avevano in calendario partite giornaliere da maggio fino a settembre e che si aggiudicavano i migliori professionisti con ingaggi astronomici. Firenze, Roma, Bologna, Torino, Livorno, ma anche Macerata (con il suo monumentale sferisterio), Faenza, Fano, Cesena, Verona, Asti, Cuneo, Alba avevano il loro sferisterio ed i loro beniamini. L’avvento del calcio e ciclismo portò il gioco del pallone alla scomparsa, avvenuta negli anni ‘50 e alla sopravvivenza sporadica in alcuni paesi delle Marche e Romagna. Nel ‘92, la passione di alcuni nostalgici ha portato alla costituzione di un Comitato Nazionale e all’organizzazione di un regolare campionato italiano riconosciuto dal CONI tramite l’affiliazione alla Federazione Italiana Pallapugno». http://www.fipap.it/

(…) Te l’echeggiante
Arena e il circo, e te fremendo appella
Ai fatti illustri il popolar favore (…)

Giacomo Leopardi, “A un vincitore nel pallone”, 1821

Pallonisti – 1870 ca.

Dopo lo sferisterio, a Verona nel 1910 sorse il primo stadio, nei pressi della Cittadella (rievocato nel 2010 con la “Vecio Bentegodi Cup”), teatro di molte imprese del discobolo Adolfo Consolini (Costermano, 1917 – Milano, 1969), vincitore di un oro olimpico a Londra nel 1948 e di un argento a Helsinki ‘52, tre volte primatista mondiale, per 17 anni detentore del record italiano. Il nostro presente Bentegodi venne inaugurato nel 1963: le dimensioni notevoli per i tempi suscitarono critiche –  troppa sproporzione tra struttura e valenza della squadra, al tempo – e fu evidenziata anche la mancanza di sufficienti vie per raggiungerlo.

In occasione di Italia 1990 fu ampliato, coprendo tutti i settori e creando un anello superiore e tribune; curva sud e parterre furono dotati di nuovi seggiolini e oggi lo stadio veronese è tra gli impianti più funzionali d’Europa e, per capienza (31.045 posti a sedere, omologati secondo norma di legge, dati dell’osservatorio sport nazionale), tra i primi d’Italia dopo San Siro, Olimpico, San Paolo, San Nicola, Via del Mare, Artemio Franchi e Arechi; è sede degli incontri interni delle due squadre professionistiche calcio Chievo Verona e Hellas Verona (esordio della terza, Virtus Verona, nel 2014); ospita, inoltre, le partite di champions femminile del Bardolino Verona, rugby, alcuni incontri di squadre giovanili, manifestazioni di atletica leggera (pista gialloblù ad otto corsie, aperta al pattinaggio) e concerti musicali. La curva sud è storicamente riservata ai tifosi di casa, la curva nord ai tifosi ospiti, le tribune sul lato ovest (lato delle panchine) sono attrezzate per la stampa; il terreno di gioco misura 105×68 metri. Tra luglio e dicembre 2009 il Bentegodi è diventato il primo stadio solare d’Italia, grazie al il più grande impianto fotovoltaico del paese su una struttura sportiva: 13.328 pannelli solari sul tetto coprono ampiamente i costi di manutenzione, producendo circa 1 megawatt di energia pulita all’anno, evitando l’emissione di oltre 550 tonnellate di Co2 in atmosfera. La spesa dell’intervento, di circa 4 milioni di euro, viene ammortizzata grazie al meccanismo della messa in rete dell’energia in un periodo di vent’anni e per tenere costantemente aggiornata la cittadinanza, alcuni display esterni conteggiano in tempo reale l’energia prodotta.

Pochi giorni fa un incontro tra amministrazione comunale e società sportive ha ufficializzato l’avvio dei lavori per sistemare il manto erboso entro il 12 agosto, prima giornata di coppa Italia.

 

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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