Libri sì, libri no: obiezioni M5S e PD agli intenti dell’Amministrazione, sostegno del PdF

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Eletto sindaco, ora Federico Sboarina inizia a spuntare i suoi punti programmatici; affermando che “Famiglia per noi è quella fra un uomo e una donna: altre non ve ne sono”, nella dichiarazione di intenti pre-voto aveva annunciato:

– ritiro dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) dei libri e delle pubblicazioni, che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso; interruzione di iniziative che promuovono anche indirettamente questo stesso obiettivo;

– impegno a respingere ogni iniziativa (delibere, mozioni, ordini del giorno, raccolta firme, gay pride, ecc.) in contrasto con i valori della vita, della famiglia naturale o del primario diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri principi morali e religiosi.

Reazioni accese, ora, al dunque, pronto Sboarina a togliere dalle biblioteche i libri che si rifanno alla teoria “gender”: il portavoce alla Camera per il M5S, Mattia Fantinati, commenta: “Bandire i libri che trattano di famiglie cosiddette gender da scuole, asili e biblioteche è da mentalità retrograda, medioevale e ricordano gli inizi di una delle più becere dittature in cui si vietano da subito i libri e la libertà di espressione. Le idee vetuste, folli ed anacronistiche del sindaco Sboarina non possono essere accettate e farò quanto mio messo a disposizione a Roma affinché si faccia luce e chiarezza su una vicenda in contrasto oltretutto con i principi fondanti costituzionale nel frattempo auguro a Sboarina un bel viaggio indietro nel tempo fino a raggiungere il suo amato medioevo”.

E Diego Zardini, deputato PD, riecheggia: “Noi siamo per la libertà e dalla parte degli editori e dell’Associazione Italiana Biblioteche che di certo non possono adeguarsi all’oscurantismo medievale del neo eletto sindaco di Verona. Le biblioteche sono innanzitutto luoghi di aggregazione per la cittadinanza e ne devono sostenere formazione e accrescimento culturale continuo nel rispetto delle libertà sostenute dalla Costituzione, senza forme di censure o imposizioni di veti ai bibliotecari in merito alla selezione dei libri. Nella speranza che la nostra città non si aggiunga ad altri, per fortuna pochi, casi registrati negli ultimi anni in Italia, auspichiamo che il sindaco Sboarina tenga presente i principi ribaditi nel manifesto IFLA/UNESCO per le biblioteche pubbliche e in quello per le biblioteche scolastiche secondo i quali materiali in esse conservati devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società senza alcuna forma di censura ideologica, politica o religiosa“.

Cosa devono leggere i bambini – riprende Orietta Salemi, consigliera regionale PD – nelle scuole e a casa? Di certo lo devono decidere da un lato i genitori e dall’altro gli educatori, che vivono a contatto col bambino e con il giovane, ne seguono responsabilmente lo sviluppo psicofisico e pedagogico. La famosa ‘teoria gender’ tanto invocata da una parte della politica non è presente nei piani formativi delle scuole. Bensì, con la legge ‘La Buona Scuola’, è stata introdotta l’educazione alla parità di genere che è un concetto semplice quanto corretto, attento a sviluppare un’educazione rispettosa della persona. E in questi tempi, in cui le prepotenze e violenze tra i più giovani sono all’ordine del giorno, c’è davvero bisogno di educare alla equilibrata affettività e al rispetto della persona. Per questo invito il neo-sindaco di Verona Federico Sboarina ad applicare il buon senso e a rivedere l’intervento che prevede di togliere dalle biblioteche i libri considerati ‘proibiti’. Anche l’esperienza di molti anni nella scuola mi ha fatto maturare la convinzione che i divieti o la messa all’indice di libri non aiutano i cittadini di domani a crescere con consapevolezza e responsabilità. Anzi! Il rischio di ottenere effetti contrari e devianti è più facile laddove non c’è accompagnamento rispettoso della persona nella sua complessità di sviluppo“.

Anche la Regione Veneto in questo – continua Salemi – ha voluto rincorrere un populismo inutile e, per certi versi provocatorio, votando una mozione nel 2015 dal titolo ‘La scuola non introduca ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti quali l’ideologia gender’. Si tratta di prese di posizione, che, estranee a qualsiasi interesse di vero confronto su un tema delicato come lo sviluppo armonico del bambino o dell’adolescenza, pregiudicano qualsiasi seria riflessione di carattere pedagogico ed etico. Al neo-sindaco di Verona e alla giunta regionale chiedo di uscire dalla logica della propaganda e di occuparsi di più di bisogni come la certezza della programmazione formativa o il diritto allo studio, che sono esigenze concrete dei nostri studenti e dei nostri insegnanti, così come di prevedere incentivi per le nostre biblioteche che di certo non hanno bisogno di veder consumare sulla propria pelle inutili battaglie ideologiche”.

A sostenere, invece, il sindaco, è il Popolo della Famiglia: “É doveroso – secondo il presidente, Filippo Grigolini – per un sindaco, tutelare il diritto costituzionale che conferisce ai genitori, mamma e papà, il primato sulla scelta educativa dei figli. Un diritto prioritario rispetto ad una mal intesa “libertà di stampa”. Questi libri scavalcano tale diritto in maniera subdola, utilizzando anche un linguaggio nuovo, mellifluo e ambiguo, al fine di inculcare, nella fase evolutiva, una linea di pensiero antropologicamente corrotta: come l’ha definita Papa Francesco – uno sbaglio della mente umana. La libertà di stampa non ha nulla a che fare con questa faccenda. Si mettano in pace gli editori. Quelle pubblicazioni esistono ed esisteranno sempre e chiunque può scegliere di acquistarle, ma si può ed è doveroso renderle non accessibili a quelle fasce d’età più critiche e malleabili.
Come è possibile mettere nelle mani dei ragazzi pubblicazioni che contengono anche istigazioni a reati, come ad esempio in quei libretti dove si promuove la pratica dell’utero in affitto, punita in Italia (Legge 40/2004 art.12, comma 6) con un’ammenda che parte da 600.000€? Che scuola è quella che promuove reati o assurdità scientifiche come il fatto che un bambino possa avere due mamme o due papà? Così come gli alcolici non devono essere somministrati ai minori per ragioni ovvie legate alla salute e allo sviluppo, o come il fumo dovrebbe essere vietato ai minori, così anche queste forme di “indottrinamento ideologico e culturale” devono essere tenute a debita distanza dai più piccoli.
Ora, però, il punto è un altro: nonostante la maggioranza degli elettori abbia scelto Sboarina
come sindaco a fronte di un programma che su questo tema, onestamente, non aveva molto di ambiguo, saprà resistere alle pressioni dei media, delle lobby gay e del pensiero unico o cederà alle logiche di una forte corrente interna che, in piena linea di continuità con la
precedente amministrazione e ricca di voti, è notoriamente a favore dei cosiddetti “diritti
civili”?

“Il Popolo della Famiglia – conclude Grigolini – incoraggia il sindaco Sboarina a non avere paura e a non cedere alle minacce che arriveranno. Tolga quei libri dalle scuole e faccia in modo che non siano a disposizione dei più piccoli nelle biblioteche comunali. Mantenga la parola data in campagna elettorale, si carichi di questa responsabilità, compia il suo dovere verso i genitori di Verona: avrà solo meriti“.

Cultura e politica: certamente una non esclude l’altra, ma altrettanto sicuramente la prima è campo più neutro rispetto alla seconda. La cultura sempre propone, la politica talvolta si impone, per la diversa natura che le contraddistingue; auspicando che la cultura si ponga a monte della politica, il pensiero inevitabilmente conduce a quella che fu la selezione più nota della storia, l'”Indice dei libri proibiti” creato nel 1559 da papa Paolo IV – già primo presidente della “Sacra Congregazione della romana e universale inquisizione”, fondata nel 1542 da papa Paolo III – e abolito ufficialmente il 14 giugno 1966. Ebbene: nelle liste nere non figura Hitler, però c’è papa Pio II. Non c’è Marx, ma c’è Croce. Non c’è Sade, ma c’è Casanova. Non c’è Lombroso, ma c’è Foscolo. E si continua a iosa…

 

 

 
 
Alessandra Moro
Sono nata a Verona sotto il segno dei Pesci; le mie radici sono in Friuli. Ho un fiero diploma di maturità classica ed una archeologica laurea in Lettere Moderne con indirizzo artistico, conseguita quando “triennale” poteva riferirsi solo al periodo in cui ci si trascinava fuori corso. Sono giornalista pubblicista dell’ODG Veneto e navigo nel mondo della comunicazione da anni, tra carta, radio, tv, web, uffici stampa. Altro? Leggo, scrivo, cucino, curo l’orto, visito mostre, gioc(av)o a volley. No, non riesco a fare tutto, ma tutto mi piacerebbe fare. Corro contro il tempo, ragazza (di una volta) con la valigia.

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