Marangona, si abbia il coraggio di non cementificare

 
 

La Marangona, area agricola di un milione e mezzo di metri quadri, torna con forza al centro del dibattito politico veronese. Non è affatto una novità: è da anni che si discute del futuro di quest’area situata a sud-ovest della città. In queste ore, in particolare, i riflettori sono accesi sulla accelerazione prodotta dallo svolgimento della Conferenza dei servizi e dalla firma dell’accordo di programma da parte di Comune, Provincia e Consorzio Zai.

“Siamo arrivati, dunque, al momento decisivo – fanno sapere Luca Perini, Michele Bertucco e Jessica Cugini – , e crediamo sia necessario e opportuno, in
questa fase che precede la seduta del Consiglio comunale, tenere un momento di ampia ed approfondita discussione in città. Il Consiglio e la Giunta sono i luoghi centrali in cui svolgere, senza riserve o posizioni precostituite, questa discussione. Inoltre, le associazioni ambientaliste si sono espresse con ampie e dettagliate criticità rispetto al progetto e le loro istanze devono essere tenute in considerazione nelle scelte.

L’intera vicenda costituisce la cartina di tornasole del futuro che immaginiamo per la nostra città. Verona, secondo i più aggiornati dati Ispra, è la seconda provincia per consumo di suolo in Veneto che, a sua volta, è la seconda Regione in Italia in questa speciale classifica.

Come noto, cemento significa impermeabilizzazione del terreno, e dunque una maggiore vulnerabilità rispetto agli eventi atmosferici sempre più estremi che
caratterizzano il nostro presente e il nostro futuro. Ignorarlo sarebbe colpevole: qualunque progetto e qualunque discussione sulla Città devono partire dal bilancio ambientale delle scelte che si intendono compiere.

Nell’unico dei cinque settori in cui è suddivisa l’area della Marangona nel quale si può da
subito operare, corte Alberti, saranno realizzati magazzini tradizionali. Altro che innovazione!

Nell’accordo di programma proposto dal Consorzio Zai la costruzione di nuovi magazzini sull’area Alberti viene definita di interesse della Zai, partecipata da tre enti pubblici (Comune, Provincia e Camera di Commercio), e del Comune di Verona senza spiegare perché, dal momento che si tratta di normali magazzini di terzi privati. Per le altre aree della Marangona, nella scheda tecnica urbanistica mancano precisazioni: l’effetto complessivo dell’operazione sarà, dunque, quello di accrescere la discrezionalità del Consorzio Zai, guidato da Gasparato, consegnando di fatto nelle sue mani l’area della Marangona e consentendogli
di cementificare a volontà anche senza innovazioni, come ha fatto finora. Il Consorzio ZAI, del resto, oggi assomiglia a una società immobiliare, peraltro dai costi di struttura
elevatissimi (a partire dai compensi ai consiglieri), lontana dai suoi compiti e dallo sviluppo delle attività produttive nell’interesse della città.

A fronte di quella che si prospetta come una maxioperazione di cementificazione si
valutino davvero le alternative, a partire dal recupero delle aree già cementificate da
riqualificare con attività più innovative per lo sviluppo della città, incentivandone la
trasformazione, con un piano di ammodernamento sostenibile ed ecologico come già fatto in altro Paesi europei.
Il compito di questa amministrazione di centrosinistra è quello di realizzare il programma di cambiamento e di alternativa in netta discontinuità rispetto al passato: il futuro della Marangona può e deve essere immaginato a partire dai bisogni di una Città soffocata dall’inquinamento e dal cemento.
Come Sinistra Italiana e In Comune per Verona è da tempo che seguiamo la vicenda: nel Luglio 2023 Sinistra Italiana ha presentato delle osservazioni, individuando di fatto
dei percorsi alternativi. Per questo abbiamo avanzato l’ipotesi che in quell’area, nel
rispetto della sua vocazione e della sua destinazione, si realizzi il primo grande parco
agro-urbano della Città, da mettere in rete con un sistema del verde, di assoluta necessità
a Verona.

Come Sinistra Italiana e lista civica abbiamo chiesto un incontro al Sindaco per
discutere di tutto questo: crediamo che la scelta migliore per la Città sia quella di utilizzare il tempo che ci porterà alla seduta del Consiglio comunale per ripensare a fondo questo progetto e aprire una discussione vera con tutte le realtà coinvolte, in nome di
quell’urbanistica partecipata su cui abbiamo vinto le elezioni”.